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02/01/2011 15:34 CEST - INTERVISTA

Annacone:"Sono molto fortunato"

TENNIS - In una lunga intervista con Steve Flink, il coach di Federer parla del rapporto professionale con lo svizzero: i suoi vantaggi rispetto agli altri giocatori, la sua straordinaria obiettività e voglia di migliorarsi. Differenze e similitudini con i suoi due precedenti allievi, Sampras e Henman, ed un filo comune che li lega: la sua fortuna di aver avuto per le mani tre capolavori. Trad. di Sara Cecamore

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Nell’inverno del 1995 Paul Annacone è stato per puro caso inserito nel mondo del coaching, quello importante. Tim Gullikson, coach affermato e allenatore di Sampras dal 1992 – si ammalò. Andò in ospedale nel bel mezzo degli Australian Open e i medici lo rispedirono a casa negli Stati Uniti per iniziare il trattamento contro il tumore al cervello. Gullikson non tornò mai più ai suoi compiti da allenatore e dopo un’eroica battaglia contro il cancro, morì nel maggio del 1996. Ma Annacone, estremamente capace e ammiratore di Sampras e Gullikson, iniziò a muovere i suoi passi nel ruolo di allenatore di uno dei più grandi giocatori della storia del tennis.


Annacone entrò in questo mondo durante gli Australian Open 16 anni fa e fece un lavoro straordinario allenando un campione che apprezzò il suo modo di fare riservato e la saggezza delle sue parole. Annacone è stato un agonista che si è saputo distinguere, un giocatore da chip and charge. Il suo gioco era andare a rete a tutti i costi e lo faceva estremamente bene. Nel 1984, fu nominato “Giocatore dell’anno” dalla Intercollegiate Tennis Association dopo aver vinto 51 di 54 partite durante tutta la stagione per l’università del Tennessee. Diventò professionista quell’anno, raggiunse i quarti a Wimbledon 1984 e vinse un titolo di doppio agli AO del 1985 insieme a Christo van Rensburg. Nel marzo 1986 ottenne la miglior classifica da singolarista (n.12) e l’anno successivo la raggiunse invece nel doppio (n.3).


Dopo tutto, ha avuto una carriera rispettabilissima raggiungendo anche la finale di doppio agli US Open del 1990 col compatriota David Wheaton, rappresentando gli Stati Uniti in Coppa Davis e ritirandosi all’età di 30anni nel 1993. Ma per quanto fosse un bravo giocatore, è riuscito a raggiungere un altro livello da allenatore imponendosi come uno dei coach più stimati del circuito. Annacone lavorò con Sampras da Melbourne 1995 fino alla fine del 2001, lasciò per la prima metà del 2002 ma tornò per guidare l’americano alla conquista del suo 14esimo e ultimo slam nel settembre di una stagione memorabile. È stato nell’angolo di Sampras per tutte e 14 le vittorie negli Slam dell’americano. Dal 2003 al 2007 iniziò poi a lavorare con Tim Henman.


Nel frattempo, Annacone diventò il Managing Director di un programma di High Performance della USTA dal 2001 al 2003 e più avanti fu Head Coach per la British LTA e allenatore della squadra di Coppa Davis britannica dal 2008 al 2010. E così,quando Roger Federer era in cerca di un nuovo coach nell’estate del 2010, quando erano rimasti solo una manciata di candidati sul radar del Maestro svizzero, si rivolse proprio ad Annacone. Paul concordò un periodo di prova con Federer ed il suo coach Luethi in Agosto, ma prima dell’inizio degli Us Open entrambe le parti avevano capito che la nuova alleanza avrebbe funzionato bene.Annacone entrò nel team Federer a Toronto dove lo svizzero perse in finale contro Murray. La settimana successiva Federer vinse Cincinnati, il primo trionfo dalla vittoria agli AO in gennaio.


Nonostante la sconfitta agli US Open contro Djokovic, Federer è riuscito a buttarsi alle spalle l’accaduto vincendo tre dei 5 tornei giocati in autunno, comprese le prestigiose ATP Finals di Londra contro Rafael Nadal. Molti esperti hanno creduto che l’ottima forma di Federer fosse in parte da attribuire all’influenza di Annacone su una maggiore aggressività dello svizzero in campo. Annacone sarebbe l’ultima persona a prendersi i meriti di tali miglioramenti ma l’evidenza è sotto gli occhi di tutti.


Due giorni prima di Natale Annacone era ancora alle prese con l’influenza quando gli parlai al telefono. Era ritornato negli USA da non molto dopo aver trascorso 2 settimane con Federer a Dubai. Il 47enne è sembrato ottimista mentre rifletteva sull’anno passato e guardava a quello nuovo. Durante quasi tutta l’intervista ha dimostrato grande intelligenza; la sua capacità di articolare un discorso sono insolite nella professione di allenatore. All’inizio ho voluto sapere del periodo di prova con Federer.


“è andato bene” ha detto Annacone. “Roger e io avevamo parlato molto anche prima del periodo di prova. Ci consoscevamo da molto tempo, ma solo in occasioni amichevoli non in un contesto lavorativo. Quando ne abbiamo parlato non c’è stato nessun problema. Io stavo ancora lavorando per la LTA e non ero sicuro al 100% di volerlo fare. é andata bene e ora siamo dove siamo. Sta andando bene perché comunichiamo alla grande. Bisognava integrarsi nel “team concept”. Lui ha un entourage fantastico e Severin ha aiutato tantissimo Roger negli ultimi anni come caoch di Coppa Davis, come allenatore e come amico. Dopo aver trascorso un po’ di tempo in Svizzera le cose si sono rilassate”.


Come fare a mettersi d’accordo, lei e Luethi potreste avere opinioni differenti…
. “La cosa più importante” dice “è assicurarsi che stai trasmettendo lo stesso messaggio. È per questo che io e Severin dobbiamo parlare tra di noi. Se avessimo problemi e filosofie diverse allora sarebbe problematico – non che uno avrebbe ragione e l’altro no, ma in uno sport individuale non va bene mandare al giocare messaggi diversi. Ma io e Severin non abbiamo mai avuto questo problema e andiamo d’accordo l’uno con l’altro e prima di presentare qualcosa a Roger ne discutiamo tra di noi. Il modo poi in cui comunichi un messaggio è importantissimo. Per aver successo come coach devi capire completamente la persona con cui stai lavorando. Il contenuto ad esempio è simile a quello che usavo con Pete ma il modo di comunicarlo è diverso, perché le persone e le personalità sono diverse e sarebbe scorretto se pensassi “Ah,bene..se con Pete ho fatto così posso farlo anche stavolta”. Devi pensare alla maniera migliore di dire una cosa ad un giocatore.”.


Sampras e Federer sono in certi aspetti simili – entrambi sono estremamente autonomi – ma in altre cose potrebbero avere approcci differenti.
“a Roger piace ascoltare più informazioni e gli piacciono le discussioni che vanno anche un po’ per le lunghe. Pete invece era più conciso e voleva sapere cosa doveva fare e perché. Tim Henman – ancora più di Roger – amava parlare di strategie, avversari, supefici, e tutte le diverse componenti. Si tratta di scoprire cosa va meglio per il singolo individuo e questo è il lavoro del coach. “


Qual’è stato il suo ruolo nel gioco più aggressivo di Roger, specialmente durante le WTF di Londra?

“ Roger ha tantissime armi. Il mio compito è quello di capire quali può usare al meglio. Il gioco di oggi è diverso da quello di 10 anni fa, lo stile ,i campi più lenti, le palline più pesanti e le corde delle racchette. Ci sono tante cose che si possono cambiare. Giocare aggressivo ai tempi di Pete era diverso che durante il periodo di Henman. Il vantaggio di Roger rispetto agli altri è che sa fare tante cose ad alto livello, questa è una realtà. E non lo dico in senso denigratorio verso un Rafa o un Murray, è semplicemente come stanno le cose. Da quando ho iniziato a lavorare con lui sono rimasto entusiasta di quello che ho visto. Non ha vinto tutti i match e ha incassato dure sconfitte ma nel quadro generale è lo stile di gioco, il programma e la voglia quello che stimola Roger. Si impegna in quello che fa e capisce che se gioca così è bravissimo e quindi dobbiamo continuare a lavorarci. La mentalità aggressiva è impressionante e quando gioca in quel modo riesce a sfoderare cose davvero spettacolari.“


E che ne pensa della sua tecnica sulle voleè?
“è buona. Ci abbiamo lavorato un po’ a Dubai gli ultimi 12 giorni. Ma il gioco è diverso ora e fare voleè oggi è diverso che 5 anni fa. Non ci sono molte persone capaci di stare a rete e coprire bene . Il gioco è cambiato ed ormai contro i migliori giocatori e difensori devi essere più bravo ed essere pronto a dover giocare anche una seconda voleè o una terza o uno smash. Ma Roger ha le capacità. Fortunatamente per me il ragazzo è talmente bravo che sa fare tutto.”
[…]
È proprio in quei 12 giorni in Dubai che i due hanno potuto parlare dell’anno passato e di quello che li aspetta il prossimo.
“Il 2010 è stato grande, ne abbiamo fatto un review e parlato apertamente dei mesi passati della stagione e di quanto è stato bravo Roger a tornare in carreggiata conquistando così tanti buoni risultati. Come Roger, sono uno che guarda al quadro generale e anche se i risultati sono importanti, bisogna sempre avere in mente lo schema generale delle cose. Con Roger, dopo aver trascorso del tempo con lui ed averlo conosciuto, non ero preoccupato dei risultati ma di cosa sarebbe successo. Mi sono sentito un po’ come con Pete prima che vincesse il suo ultimo Us Open nel 2002. Non ero preoccupato del fatto che Pete avrebbe o meno vinto un altro Slam ma mi preoccupavo di come raggiungere l’obiettivo. “


Pensa che la determinazione di Federer nel raggiungere obiettivi importanti anche dopo averne raggiunti già tantissimi dipenda in parte anche dalla presenza di Nadal?
“ Ho visto tanti atleti che alla fine della loro carriera hanno difficoltà a distinguere tra quello che “era” e quello che “è” e che vedono i più giovani quasi con risentimento. Quando questo succede, la determinazione e la motivazione derivano dalla frustrazione e la cosa può essere pericolosa. Quando ho iniziato a lavorare con Roger la prima cosa che gli ho chiesto era perché volesse farlo e continuasse a farlo. Non volevo essere coinvolto in un qualcosa dove il giocatore non voleva giocare o stesse cercando di convincere se stesso solo per risentimento o paura. Abbiamo passato due giorni a Zurigo durante il periodo di prova e mi sembrava di avere davanti un 22enne. Facevamo 3 ore e mezza di allenamento sul campo e lui era lì che sorrideva, rideva e faceva sprints e sapevo che ama davvero giocare. Roger non vede i nuovi giocatori come una minaccia. È talmente sicuro in quello che fa che la vive come un divertimento ed un challenge. Pete era molto simile ed è per questo che alla fine della sua carriera per lui non era un problema aver perso il n.1 della classifica. Pete non amava giocare così tanto come Roger, ma giocava pochi tornei per essere pronto per gli Slam e grazie alla sua sicurezza e mentalità non si preoccupava del n.1 ma solo di avere una possibilità negli Slam. Con Roger è uguale. Roger vorrebbe ancora essere n.1, ma non penso sia questo quello che lo motiva. Non pensa tutti i giorni a come poter raggiungere Rafa. Ha una prospettiva più allargata, sa che Rafa ha avuto un anno grandioso vincendo 3 Slam e che potrebbe volerci del tempo per riprendersi il posto. Se non dovesse succedere non credo ne sarebbe scosso. Ora l’obiettivo è essere pronti per l’Australia. ”


Quale sarà il 2011 di Federer?
“Il problema di essere un Roger Federer, Pete Sampras o un Rafa Nadal è che le sconfitte diventano relative alla tua grandezza agli occhi della gente. . quindi per me è difficile stare qui e dire che se vincerà uno Slam sarà un anno così così, se ne vince due un buon anno e così via. Come dicevo sempre a Pete: l’obiettivo è rimanere concentrati durante tutto il tempo perché solo così si metterà in condizione di vincere uno Slam. Si tratta di prospettiva e obiettività e Roger è molto bravo in questo. Io lo aiuto. “


Soddisfatto della sua carriera?
“Amo quello che faccio e lavorare con Roger è un piacere. È il mio terzo capolavoro. Dimenticatevi del livello di gioco di Pete, Tim e Roger. Ho avuto tre capolavori con questi tre ragazzi con i quali ho saputo comunicare molto bene. Sono davvero un uomo molto fortunato”.

L'articolo originale

 

Sara Cecamore

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