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18/02/2011 10:00 CEST - ATP TOUR

L’uomo che fa parlare i tennisti

TENNIS - L'Italia eccelle nel tennis femminile. negli allenatori, nei produttori di abbigliamento tennistico, nei manager ma anche nei dirigenti. Oltre a Ricci Bitti (presidente Itf) Di Palermo (membro del Board Atp), Selmi (Atp Tour Manager) c'è anche Nicola Arzani, responsabile Media e Marketing del circuito maschile. Vi raccontiamo cosa fa nella vita. Enrico Riva

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Ciò che sappiamo del tennis per lo più ci arriva direttamente dalle labbra dei protagonisti. In ogni torneo, dopo ogni partita, giocatori e giocatrici incontrano la stampa. Dapprima si chiacchera in inglese per una decina di minuti e poi ciascuno dedica altrettanto tempo agli inviati del proprio paese. Lo devono fare per contratto, che vincano o che perdano e se rifiutano vengono multati proporzionalmente alla loro classifica. Sono pochi i tennisti che parlano volentieri coi giornalisti, un po’ perché le conferenze stampa tendono a seguire più o meno sempre lo stesso filone (Come è andata la partita? Come ti senti fisicamente? Quali sono i tuoi programmi, eccetera), un po’ perchè dopo una partita tirata ci sarebbero mille cose più importanti da fare che chiaccherare con i reporter. Eppure le interviste sono il sale di questo sport, sono la pubblicità quotidiana al tennis, il contatto diretto tra chi lo vive da dentro e chi lo legge da fuori. La pianificazione, l’organizzazione e la gestione delle chiaccherate è gestita direttamente dalle associazioni dei giocatori: l’Atp per gli uomini e la Wta per le donne.

Il circuito maschile ha a disposizione una struttura di nove persone al cui vertice c’è un italiano, Nicola Arzani, vicepresidente Media e Marketing dell’Atp. Ha iniziato per caso, come spesso capita in professioni che non si preparano con una carriera universitaria. Studiava giurisprudenza ed il tennis era una passione come per tanti, fatta di avide letture di Matchball e di lunghe trasferte per seguire in tornei. Poi la svolta, con la federazione francese che gli offre di dirigere i rapporti con i media per il Roland Garros. Un lavoro subito apprezzato, per la capacità di creare il giusto equilibrio tra le esigenze dei cronisti e le disponibilità degli atleti, che gli ha aperto le porte dell’Atp. Lunghi colloqui a Francoforte, sede delle finali di fine anno in quel periodo, e l’ingresso nel dipartimento Media come “comunication manager”: “Le cose sono cambiate drammaticamente da quando ho iniziato, le nuove tecnologie hanno rivoluzionato il modo di comunicare e le esigenze di comunicazione che abbiamo come Atp non sono più solo quelle legate alla promozione dei giocatori ma soprattutto quelle dei nostri eventi”.

E’ qui che Arzani e il suo team devono concentrare la maggior parte dei loro sforzi; far capire ai giocatori che il tempo loro richiesto per promuovere il tennis è un investimento che si tradurrà in benefici soprattutto per loro: “Il nostro ruolo è quello di chiedere sempre qualche cosa. I giocatori faticano a capire che lo facciamo per il loro bene e la vivono come una perdita di tempo libero. Ogni volta che un atleta mi vede pensa che io sia lì per cercare di convincerlo a dedicare qualche ora ad un particolare evento mentre la maggior parte delle volte non è così.”. E’ un ruolo molto delicato quello di chi vive 365 giorni l’anno, nell’arco di 63 tornei, a contatto coi giocatori: “Non c’è particolare confidenza con loro perché non possiamo correre il rischio, anche accidentale, di promuovere maggiormente uno a scapito di un altro.”

Il tennis, come quasi tutti gli sport, sopravvive e cresce se riesce ad attirare sponsor che trovano vantaggioso investire grosse somme di denaro per promuovere il proprio brand. Compito della squadra di Arzani è anche quello di lavorare a stretto contatto con loro nell’organizzazione di eventi paralleli che trovino spazio nei media di tutto il mondo. L’Atp ha inaugurato il 2011 con un’installazione sulle coste di Dubai dove Rafael Nadal e Roger Federer si sono esibiti in uno dei primi tentativi di tennis sul mare. L’intera operazione è stata meticolosamente pianificata e realizzata da Arzani e dal suo staff: “Grazie alla nostra esperienza decennale siamo ormai in grado di fornire supporto marketing ai singoli tornei, aiutandoli a promuovere il loro brand e a capitalizzare l’evento tennistico”.

Essere italiano in un contesto internazionale orientato verso il mondo anglosassone ha significato per Arzani qualche prova in più e tempi più lunghi per percorrere i gradini dal ruolo con cui è entrato fino a quello attuale. Come per tutti quelli che sono vicinissimi al mondo del tennis, guardarlo diventa la cosa più difficile: “Se sono ad un torneo il tennis alla fine lo guardo pochissimo. Qui in Australia sarò uscito tre o quattro volte in dieci giorni. Ma appena ho del tempo libero divento spettatore, perchè alla fine questo è uno sport che amo”.

In conferenza stampa Arzani ci va solo per accompagnare i grandi giocatori. La sera che Nadal è stato sconfitto da Ferrer i giornalisti hanno preso d’assalto la “Main interview room” e Nicola è stato costretto a moderare. Un compito che svolge sempre con sguardo serio e concentrato, attento a distribuire il più equamente possibile il tempo delle domande ma nello stesso tempo inflessibile nei confronti di chi si allontana dal protocollo. A strappargli un sorriso ci è riuscito Goran “crazy” Ivanisevic, vittima di un incontrollabile attacco di ilarità qualche anno fa che ha coinvolto tutti i presenti, Arzani compreso: “E’ stata una situzione irreale, lui ha iniziato a ridere, non ricordo neanché più il perché e dopo pochi secondi siamo stati tutti contagiati. Ad un certo punto ho avuto i crampi allo stomaco dal tanto ridere”.

Enrico Riva

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