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17/02/2011 00:51 CEST - TENNIS E GUADAGNI

Doppio ricco...mi ci ficco

TENNIS - Mai così bene la vita per i doppisti dopo la riforma di 5 anni fa. La specialità non piace ai direttori dei tornei, eppure nel 2010 i gemelli Bryan hanno incassato oltre un milione di dollari a testa. E Daniel Nestor è il 40esimo giocatore più ricco di sempre. Ha guardagnato più di Connors e Wilander...Charlie Bricker (Trad. di Alex Irene)

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Sono passati 5 anni da quando la sollevazione dei direttori dei tornei minacciò di confinare il doppio ai soli tornei dello Slam e alla Coppa Davis; messi alle spalle quei malumori del 2006, tuttavia, non solo il doppio è sopravvissuto ma addirittura sta attraversando un momento di inusitata prosperità finanziaria.
Domenica scorsa, ad esempio, due brasiliani che faticherebbero a sbarcare il lunario con i guadagni del singolare hanno vinto il titolo di doppio nel torneo casalingo di Costa do Sauipe portando a casa 13.000 $ a testa.

Paragonata alle cifre da capogiro dei premi del singolare questa somma non pare granché, ma se non fosse per il doppio Marcelo Melo e Bruno Soares - così come un gran numero di professionisti dal talento non eccelso - non si guadagnerebbero da vivere giocando a tennis.

Forse Melo e Soares - che messi insieme non contano a livello ATP più di due incontri di singolare in tutta la loro esperienza - non diventeranno ricchi, ma certamente guadagnano abbastanza da poter sostenere la propria carriera; d'altra parte, un discreto numero di doppisti sta facendo soldi a palate grazie alla quota del 20% del montepremi che è mediamente assorbita dal doppio negli eventi ATP e nei tornei del Grande Slam.

In buona sostanza, l'anno passato sono stati distribuiti circa 155 milioni di $ di montepremi nel circuito ATP e negli Slam; il 20% di questa somma ammonta alla bellezza di 31 milioni di $.

I numero 1 del mondo, i gemelli Bryan, hanno intascato oltre 1 milione di $ a testa nel 2010 piazzandosi al 18° posto nella classifica dei montepremi vinti guidata da Nadal; e un'altra coppia di specialisti, quella formata da Daniel Nestor e Nenad Zimonjic, ha fatto segnare oltre 900.000 $ di premi a testa. Solo 22 singolaristi al mondo hanno guadagnato nel 2010 più di Zimonjic di soli montepremi.

Nessuno sano di mente oserebbe affermare che Bob o Mike Bryan rientrano tra i migliori 18 tennisti del mondo; la realtà è che il doppio è una specialità di nicchia che richiede attitudini particolari, che fa parte del gioco e finché resterà parte integrante degli Slam e della Davis è estremamente improbabile che scompaia, a dispetto della conclamata scarsa attrattività.

Non c'è dubbio che alcuni direttori di torneo vedano il doppio semplicemente come una palla al piede: devono pagare l'ospitalità, il vitto, il trasporto; devono mettere a disposizione i campi per l'allenamento; devono garantire il supporto medico e devono devolvere un quinto del montepremi a beneficio del doppio.
Cosa ricevono in cambio? Difficile a dirsi. Sono pochi gli appassionati disposti a pagare per veder giocare il doppio, in special modo negli eventi minori; loro sono là per vedere i giocatori tra i primi 20 del mondo o almeno i beniamini di casa.

Chi ha frequentato tornei ATP 250 tipo Houston e Delray Beach sa che i doppi, fintanto che non si arriva alla finale, non attirano folla. A meno che non giochi una coppia che si sia guadagnata una carta notorietà (vedi i Bryan o gli indiani Paes-Bhupathi), gli appassionati si affacciano sui campi per leggere sul tabellone nomi mai sentiti prima.
Quanti, perfino tra gli appassionati più maniacali, saprebbero riconoscere le coppie Olivier Marach/Lukasz Kubot o Mariusz Fyrstenberg/Marcin Matkowski? Eppure stiamo parlando di coppie comprese tra le prime 10 del mondo.
E' arduo sostenere che questi sconosciuti, talvolta costretti a cambiare partner di settimana in settimana, contribuiscano sostanzialmente al ritorno economico di un torneo. Eppure, la faccenda non è così semplice.

"Credo che il doppio sia un asset di rilievo" sostiene Justin Gilmestob, l'ex giocatore di singolare e doppio che oggi siede nel consiglio di amministrazione dell'ATP e che ha una visione più ampia del gioco."Non c'è dubbio che a molti il doppio piaccia, specie se a giocarlo sono singolaristi già affermati; inoltre, è necessario mettere in programma dei match prima e dopo gli incontri di singolare e il doppio aiuta a completare i programmi di gioco. C'è un grande valore aggiunto nel doppio".

La crisi del doppio di cui si accennava in apertura accadde quando era direttore generale dell'ATP Etienne de Villiers; questi potrebbe aver escogitato la soluzione in grado di arginare la rivolta di chi gestiva i portafogli dei tornei.
Il trucco era di attirare più singolaristi nel tabellone di doppio e di abbreviare le partite sia perché non si prolungassero nella finestra programmata per i match di singolare, sia per poterne disputare di più sui campi principali più frequentati dal pubblico. Così l'ATP optò per la formula che elimina i vantaggi e che, sul punteggio di un set pari, prevede il super tie-break a 10 punti (con almeno due punti di scarto).
Questo consentì di stimare ragionevolmente la durata dei match di doppio in un'ora e un quarto circa; inoltre, nei tornei minori il tabellone di doppio fu ridotto a 16 coppie limitando così le esigenze in termini di campi, arbitri, raccattapalle e giudici di linea.
La certezza di non essere coinvolti in partite interminabili è stata sufficiente per convincere qualche grande nome, almeno negli eventi principali, a iscriversi al torneo di doppio; l'anno scorso, ad esempio, nel torneo ATP 1000 di Indian Wells Nadal non solo ha raggiunto le semifinali del singolare, ma ha vinto il doppio in coppia col compatriota Marc Lopez.
Nadal, Federer, Djokovic, Murray non disputeranno più che una manciata di eventi nel doppio; ma il solo fatto che siano coinvolti potrà incentivare altri top 20.

"Siamo stati sul punto di essere cancellati, ma adesso il doppio attraversa un periodo di stabilità" afferma Eric Butorac, che a 29 anni non ha mai disputato un incontro di singolare ma che ha guadagnato oltre 600.000 $ nel doppio. Butorac ha giocato a San Josè la scorsa settimana, vincendo un match in coppia con Jean-Julian Rojer prima di essere eliminato nei quarti. Butorac è uno dei due rappresentati dei doppisti nel consiglio ATP.

Il miglioramento delle prospettive economiche è abbastanza per soddisfare i giocatori di doppio? "Abbiamo bisogno di più promozione, ma dobbiamo anche auto-promuoverci" sostiene Butorac, parlando tra l'altro di social network e di una tennis clinic organizzata da lui e Rojer a San Josè.
Ha giocato di fronte a folle di migliaia di spettatori, così come ha giocato per pochi intimi; "Non è un problema; cerco sempre di offrire il miglior spettacolo possibile".

E' una fortuna per il doppio che Gilmestob - 34 anni - sia in una posizione di rilievo nell'ATP; non solo crede nel doppio, specialità in cui vanta 13 titoli, ma lo sponsorizza nella veste di analista e commentatore per Tennis Channel. “L’ATP – spiega – ha appena sottoscritto un contratto per trasmettere in TV le finali di doppio dei tornei ATP 1000”; questa è la maggiore visibilità mediatica di cui il doppio ha bisogno.
Gilmestob difende la qualità del gioco espresso da tennisti che non spiccano nel singolare: “Il doppio richiede attitudini e caratteristiche differenti; è giusto riconoscere ai doppisti quanto dovuto, dopotutto anch’essi giocano tennis”.

Con 31 milioni di $ di montepremi a disposizione, c’è ancora qualche dubbio che ai giocatori di doppio non sia riconosciuto il dovuto?

Charlie Bricker (Traduzione di Alex Irene)

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