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11/03/2011 15:47 CEST - MASTERS 1000 INDIAN WELLS

"Potevo superare Rafa e Roger"

TENNIS – Juan Martin Del Potro racconta il lungo periodo lontano dai campi. Dopo qualche considerazione amara (“Avevo 100 persone intorno, si sono ridotte a 10”), ammette che aveva grandi progetti per il 2010. "Per lo US Open voglio tornare quello di prima". Stanotte ha superato facilmente Stepanek. Subito fuori Starace, Seppi, Cipolla e Vinci. Riccardo Bisti

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Il Masters 1000 di Indian Wells propone tematiche nuove, originali. Non solo la furibonda lotta tra i primi quattro, ma almeno altri tre argomenti di sicuro interesse: la possibilità per Novak Djokovic di scalzare Roger Federer dal numero 2 ATP (lo svizzero è stato numero 3 per sei settimane dopo l’ultimo Wimbledon, salvo poi tornare n.2: non cadeva così in…basso dal 2003), l’attesa per il nuovo fenomeno Milos Raonic e, dulcis in fundo, quella per Juan Martin Del Potro. Un anno e mezzo fa era la nuova star, il quinto beatle, l’unico veramente capace di mettere sotto i mostri sacri. Lo aveva dimostrato sia allo Us Open che alle ATP World Tour Finals, quando venne fermato solo da un’inavvicinabile Davydenko. Ma poi sono arrivati l'infortunio, l’operazione, la paura di non tornare competitivo, un anno di inattività. Adesso “Palito” (ma se volete potete chiamarlo anche “Enano” o “Delpo”) è tornato. E’ presto per dire “più forte di prima”, ma la strada intrapresa è quella giusta. Prima di volare a Palm Springs, destinazione Indian Wells, si è allenato a Buenos Aires dove ha parlato con “La Naciòn”, il secondo giornale più importante d’Argentina dopo il “Clarin”. E’ venuta fuori un’intervista interessante, a cuore aperto, in cui ha svelato i retroscena di 12 mesi fuori dal circuito. 12 mesi in cui era diventato un oggetto misterioso, un signor nessuno. “Quando nel 2010 sono tornato dall’Australian Open mi sentivo un po’ saturo. Venivo da un anno molto impegnativo, pieno di partite, per questo pensavo che un po’ di riposo mi avrebbe fatto bene. Ma poi le cose si sono complicate, non si capiva cosa avessi esattamente e ho passato brutti momenti perché non si trovava una soluzione. Dopo l’operazione ho capito che non potrei mai stare senza il tennis. I primi mesi del 2010 li ha vissuti sfogliando una margherita: operazione si, operazione no? Un medico dava un parere, quello successivo sentenziava l’opposto….”Eppure i momenti migliori li ho passati proprio prima dell’operazione. Sono stato con i miei amici, ho vissuto un po’ di libertà in allegria”.

Tanta gente, pochi veri amici
Nel 2009 gli era cambiata la vita. Che fosse “uno da corsa”, per dirla con Rino Tommasi, si era già capito. Poi ha vinto lo Us Open, battendo Federer in cinque set. Roba da urlo, tanto che in Argentina l’hanno subito eletto a eroe nazionale. Ma poi l’oblio. “Sono passato da essere il futuro numero 1 a essere nessuno. Succede tutto così rapidamente…”. Sospira, ma adesso c’è finalmente sollievo nelle sue parole. “Quando ero negli Stati Uniti, accompagnato da Franco Davin e da Martiniano Orazi (il preparatore atletico,ndr), e ho appreso di dovermi operare, è stato durissimo. Era una decisione molto delicata e l’ho dovuta prendere io, da solo, lontano da tutti”. Un’esperienza che lo ha fatto maturare di colpo: non dimentichiamo che Juan Martin ha appena 22 anni. “Ma non puoi ragionare come un 22enne se vai a giocare la finale dello Us Open contro Federer. O fai qualcosa di diverso oppure, semplicemente, perdi”. E se perdi sono tutti pronti a dimenticarsi di te. In Argentina dicono che “Gli amici del campione non riposano mai”. Un detto popolare per esprimere un concetto semplice: vinci e ti saltano tutti addosso. Perdi e non sei più nessuno. “Infatti quando ho vinto Delray Beach ero contento soprattutto per Franco, Martiniano e la mia famiglia. Prima hai 100 persone che ti girano intorno, poi all’improvviso diventano 10. Però devo ringraziare i miei sostenitori. Quando mi trovavo negli Stati Uniti non arrivavano le immagini, e so che in molti si sono attrezzati con internet per avere informazioni e seguirmi ugualmente. Sono cose che ti fanno stare bene”.

“Superare i mostri sacri? Si, si speravo”
Del Potro è nell’invidiabile condizione di potersene fregare del ranking (“Anche se, eccezion fatta per pochi giocatori, è sempre attendibile”). Oggi è numero 90, ma tra classifica protetta e wild card può giocare dove gli pare. Basta vincere uno Slam e si aprono le acque, come nel Mar Rosso. Però “Palito” non ha perso di vista le ambizioni, che poi sono le stesse del pre-infortunio. Gliel’hanno chiesto senza giri di parole: “Juan Martin, pensavi di poter superare Federer e Nadal?”. “Si, avevo delle chance. Dico così perché ho terminato alla grande il 2009, stavo giocando bene e nei primi mesi dell’anno non avevo molti punti da difendere. Adesso però penso ad altre cose, e mi fido ciecamente di quello che mi dice Franco Davin. Oggi il mio desiderio è stare bene fisicamente, svegliarmi al mattino e allenarmi senza dolore. E pazienza se devo tenere il peso sotto controllo e non posso mangiare troppo asado…”. Non è in vena di fare promesse, il Golden Boy del tennis argentino. Però un desiderio agonistico lo confessa. “Non lo nascondo: vorrei arrivare allo Us Open ed assomigliare al giocatore che ero prima dell’infortunio. A quel punto della stagione mi piacerebbe essere in buona forma e tornare a giocare alla pari con i top 10. So che con il tempo ce la farò”. Nel frattempo, nella notte italiana, ha superato facilmente Radek Stepanek con un netto 6-4 6-0. Adesso se la vedrà con Ivan Ljubicic, campione uscente ma non in perfette condizioni fisiche (problemi a una caviglia per lui). Forse non è ancora pronto per vincere il torneo, ma la strada intrapresa sembra quella giusta. Giovedì è stata una pessima giornata per i colori italiani: fuori al primo turno Potito Starace, Andreas Seppi, Flavio Cipolla e Roberta Vinci. Una vera caporetto: non resta che sperare in Pennetta e Schiavone e, perchè no, in un'impresa di Fabio Fognini contro Nikolay Davydenko.

Riccardo Bisti

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