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17/03/2011 13:09 CEST - L'EMERGENTE

Ryan Harrison: il nuovo Roddick?

TENNIS - Ha 18 anni ed è considerato la nuova promessa del tennis a stelle e strisce. Ce la farà o è l’ennesima stella destinata ad eclissarsi? È Ryan Harrison, da molti considerato il nuovo Andy Roddick. Un paio di ricorsi storici fanno sperare: un exploit allo Us Open e la vittoria a...Honolulu. Diego Bonomo

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La faccia è quella da teenager americano formato standard, il fisico però è ben solido: 1,83 cm per 73 kg, nonostante la giovane età. Classe 1992, Harrison mette la prima racchetta in mano all’età di due anni. Il padre, Pat Harrison, è infatti un ex tennista che dopo una breve carriera tra futures e Challenger si è messo ad allenare. È lui che ancora oggi allena il figlio Ryan. Dalla Louisiana, dove è nato, Ryan si è spostato nel 2008 in Florida, alla Nick Bollettieri Academy, dove vive e si allena. Il suo debutto tra i professionisti lo fa però un anno prima, nel 2007. Tra il 2007 ed il 2008 passa soprattutto il tempo a giocare futures e challenger. Riceve un paio di wild card per partecipare alle qualificazioni nei grandi tornei statunitensi, ma viene eliminato a primo turno. Il miglior risultato lo ottiene però allo Us Men’s Clay Court Championship di Houston, dove, dopo aver superato due turni di qualificazione, batte al primo turno Pablo Cuevas e poi perde da James Blake. In questo modo diventa il terzo giocatore più giovane, dopo Gasquet e Nadal ,ad aver vinto un match Atp, 15 anni, 11 mesi e 342 giorni. A livello juniores Harrison si fa rispettare. Raggiunge le semifinali dell’Australian Open nel 2008 ed il numero 7 nella classifica di categoria. Nel 2009 Ryan fa un balzo notevole in classifica grazie alla conquista di due Futures ed ad una finale, ed alle semifinali al challenger di Sacramento. Conclude così l’anno numero 360 del mondo. Nel 2010 Harrison comincia a giocare su palcoscenici di livello. Partecipa, grazie ad una wild card, all’Australian Open dove viene eliminato subito da Tipsarevic in tre set. Poi si qualifica per i tabelloni principali di Memphis e Delray Beach.

Il primo successo di rilievo in un torneo a Atp lo ottiene ad Indian Wells dove batte il connazionale Taylor Dent al primo turno e poi perde da Ljubicic. La vendetta però viene servita qualche mese dopo. Si qualifica per il main draw degli Us Open ed al primo turno supera proprio Ljubicic in 4 set. Poi perde al secondo turno da Stakhovsky, 7/6 al quinto set. Fino ad adesso è il suo acuto maggiore in carriera e parte da qui il parallelo con Andy Roddick. Con la vittoria su Ljubo, Harrison diventa lo statunitense più giovane dal 2001 ad oggi a battere un top 20 in un torneo dello Slam. Nel 2001 era stato proprio il diciannovenne Roddick a superare Alex Corretja agli Us Open. Ma non è l’unica l’analogia che gli statunitensi trovano (forse sarebbe meglio chiamarla “auspicio”). Mentre Djokovic conquista l’Australian Open 2011, contemporaneamente ad Honolulu, Hawaii, Harrison vince il challenger battendo il connazionale Kuznetsov. Dieci anni prima era stato Roddick a vincere lo stesso torneo superando il connazionale James Blake. Corsi e ricorsi della storia. Gli americani si augurano sia davvero il nuovo portabandiera del tennis statunitense ed ad Indian Wells sta dimostrando di poterlo essere. Batte in successione Chardy, Garcia-Lopez e Raonic e si prepara ad entrare per la prima volta tra i top 100.

Come tutti i tennisti nordamericani, Harrison dice di preferire le superfici veloci, soprattutto l’erba, anche perché si è costruito ed allenato sempre sul rapido. Dal punto di vista tecnico, Harrison è destrorso ed ha buoni fondamentali: un dritto solido ed un potente rovescio a due mani. Gode di un servizio molto efficace ed ha anche una buona mano sotto rete. Resta da vederlo all’opera con continuità nei tornei di un certo livello. I presupposti per scalare la classifica ci sono tutti. Di che pasta è fatto lo scopriremo entro la fine dell’anno.

Diego Bonomo

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