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03/04/2011 14:47 CEST - Miami Masters

Mardy Fish, the quiet American

TENNIS - Grazie alla semifinale di Miami, la quarta stagionale, da lunedì Mardy Fish raggiungerà il suo best ranking, al numero 11. Scavalca anche l'amico di sempre Andy Roddick, che nel 1999 gli ha aperto le porte di casa all'epoca della Prep International School, e sarà il miglior giocatore d'America. La sua è una carriera in due tempi: a fare da spartiacque il matrimonio con Stacey Gardner. Alessandro Mastroluca

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Resurrezione e dedizione sono le prime parole che mi vengono in mente quando penso alla carriera di Mardy Fish”. Quella di Jimmy Courier è la migliore sintesi possibile della parabola tennistica del “quiet American” di Edina, Minnesota, che ha vinto su tutte le superfici (duro indoor e outdoor, terra, erba) ma non è mai arrivato oltre i quarti in uno Slam, e da lunedì diventerà il n.1 d’America e il n.11 del mondo, il suo best ranking.

Finalmente tutto il duro lavoro di questi anni sta pagando” ha commentato. “Sarebbe bello un giorno poter raccontare ai miei figli che sono stato a un certo punto il miglior tennista d’America”.

La semifinale di Miami persa contro Djokovic (che ha la terza miglior serie di sempre ad inizio stagione dopo le 39 vittorie di fila di McEnroe nel 1984 e le 25 di Lendl nel 1986 ed ha un record di 74 vittorie nelle ultime 75 partite dopo aver vinto il primo set) lo porterà a scavalcare anche l’amico di sempre, Andy Roddick. Nel 1999, quando insieme frequentavano la Boca Prep International School a Boca Raton, A-Rod gli ha letteralmente aperto le porte di casa: Fish ha vissuto un anno con la famiglia di Roddick, e con il kid di Omaha giocavano a tennis e a basket. Ora posso anche essere davanti a lui, ha commentato Fish, ma non raggiungerò mai quello che lui ha ottenuto in carriera.

Intanto, l’obiettivo stagionale è fissato: riuscire a entrare nell’élite, nella top-10, toccare la vetta anche solo una volta, solo una settimana.

“The next big thing”
Mardy ha sempre avuto un grande talento in tutti gli sport” ha detto il suo ex coach Stanford Boster a Robert Davis per il numero di gennaio di Deuce Magazine. “E’ anche un ottimo golfista, e qualche volta per scherzo dice che ha scelto lo sport sbagliato”.

È anche molto amico di Sergio Garcia, giocatore professionista di golf e con discrete doti tennistiche, che a Miami ha scambiato con Sam Querrey: “se sommiamo golf e tennis” ha detto Fish a Tennis.com, “vinco io”.

Mardy è sempre stato un atleta incredibile” ha spiegato il padre, Tom, direttore del tennis al centro Windsor di Vero Beach. “Sapevo che era speciale, ma non sapevo quale sport avrebbe scelto: era bravo a baseball, a golf, a basket, a tennis. Solo a 15 anni ha fatto davvero la sua scelta”.

Papà Tom è una figura fondamentale per Mardy. “E' molto attivo nella mia carriera, ha scelto di restare in secondo piano ma mi aiuta molto, è sempre molto positivo. Ha avuto con me un approccio del tipo impara-da-solo: ‘io proverò ad aiutarti in ogni modo, ma non ti impedirò di fare i tuoi errori e di imparare a tirarti fuori’”.

E di errori Fish ne ha messi insieme più di qualcuno, in una carriera fatta di discese ardite e determinate risalite. “A 21 anni, al mio primo anno pieno nel Tour, sono entrato nei primi 20. Forse è arrivato troppo presto. Forse non ero abbastanza concentrato come avrei dovuto”.

Fish fatica ad essere un tennista professionista: riesce bene nella prima parte dell’equazione (il tennis), con la seconda (le necessità del professionismo e della preparazione) litiga di più. Le notti passate tra pizza e patatine non aiutano di certo. “Mi ero abituato”, o forse rassegnato chi lo sa, “a scendere in campo, tirare e andare finché non mi stancavo: e in quel periodo la stanchezza arrivava davvero in fretta”.

Mai come in quegli anni l’immagine di Mardy in campo è vicina a quella del “Mardy Bum”, il “Musone Fannullone” che dà il titolo a un successo degli Arctic Monkeys, contenuto in un album che ben si attaglia ai suoi anni versione “Supersize me”: “Whatever People Say I Am, That's What I'm Not” (Tutto quello che la gente dice di me, ecco quello che non sono).

Perché del Mardy fuori dal campo nessuno ha mai parlato male. Ricorda Blake, suo grande amico e testimone di nozze: “Mardy è un ragazzo che fa sempre ridere. Quando eravamo ragazzi e giocavamo insieme in doppio, ricordo che le altre coppie pensavano che non prendessimo il torneo sul serio. Noi giocavamo bene, ci impegnavamo, ma ci divertivamo così tanto che in campo ridevamo tutto il tempo”.

Eppure il braccio lo tiene a galla: riesce a restare nei primi venti, gioca cinque finali nel 2004 vincendone due, due nel 2006, nel 2008 riesce anche a battere Federer in semifinale a Cincinnati prima di perdere in finale da Djokovic.

Il 2004 è anche l’anno della sua più grande delusione, la finale olimpica di Atene persa da Massu sprecando un vantaggio di due set a uno. Sul podio, mentre vede una bandiera rossa, bianca e blu non a stelle e strisce, salire più alta delle altre nel cielo, quando sente un inno che non è lo Star Spangled Banner risuonare nello stadio, non trattiene le lacrime per lo scherzo crudele che gli dei del tennis hanno deciso di giocargli.

Ma l’anno chiave è il 2008. Mardy perde al Roland Garros da Hewitt (con 58 errori gratuiti), da Gasquet al primo turno a Wimbledon, da Nadal al terzo a Flushing Meadows. Il destino, per, non ha in mente per lui un ruolo da comprimario. E come spesso capita, la rinascita parte da una donna, la bellissima Stacey Gardner, modella nell’edizione americana di “Affari Tuoi”. Dopo un anno di fidanzamento, i due sposano il 28 settembre del 2008 nel giardino del Four Seasons a Beverly Hills.

Il mio secondo tempo
Sposarmi mi ha aiutato moltissimo. Sono diventato una persona nuova” ha commentato intervistato per Tennis.com. “Adesso ho una famiglia, qualcosa per cui giocare. Mia moglie ha avuto un grandissimo ruolo nel mio successo attuale”.

Con Stacey al fianco, Mardy matura una nuova sensibilità. E l’infortunio al ginocchio del 2009 diventa il punto di rottura che marca il suo nuovo inizio. La dieta, i 30 chili persi, il ritorno e il gioco ritrovato.

Il 2010 è la stagione migliore della sua carriera: due finali, al Queens (eliminando Murray in un controverso quarto sospeso per oscurità sul 3-3 al terzo con lo scozzese in rimonta da 0-3) e al Masters Series di Cincinnati, due titoli, a Newport e Atlanta, ma soprattutto il ruolo di salvatore della patria nella Battaglia di Bogotà.

E’ l’ultima partita con Patrick McEnroe come capitano di Davis, la prima da 10 anni senza Roddick, Blake e i gemelli Bryan. Nell’arena per corride La Santamaria di Bogotà, gli Usa rischiano la retrocessione in “serie B”, la prima dal 1981.

Nonostante la terra umida, l’altitudine (si gioca a oltre 2,500 metri slm), la ridotta pressione delle palle, Fish alterna potenza e tagli. Batte Falla (ormai famoso per aver “quasi vinto” con Federer a Wimbledon) in cinque set al venerdì, conquista il punto del doppio con Querrey, ma il capolavoro lo firma domenica, contro Santiago Giraldo. Più di qualcuno trema quando, all’inizio del quarto set, cade e getta a terra la racchetta: sanguina dalle nocche delle mani. Non è niente, Mardy torna in campo.

Le paure diventano sudori freddi quando Giraldo, nel quinto set, brekka nell’undicesimo game e va a servire per il match. Sul 30 pari, però, serve nell’unico modo che avrebbe dovuto evitare, invitando Mardy al suo colpo migliore: la risposta di rovescio. Il vincente è una mazzata, gli Usa si salvano e Fish diventa il primo americano dopo Pete Sampras (finale di Mosca 1995) a dare agli Usa tre punti in un singolo tie di Davis.

Quest’anno, partito con un’infezione virale alla tiroide, che l’ha condizionato nella sconfitta al secondo turno agli Australian Open, prosegue con tre semifinali in quattro tornei (Memphis, Delray Beach e Miami). In mezzo, dopo Delray Beach, la sconfitta contro Raonic al debutto a Indian Wells: è la prima volta in tredici mesi che perde due partite di fila.

Se c’è una cosa di cui vado fiero adesso è la mia attitudine mentale” spiega. Forse l’epoca delle discese ardite e delle risalite è finita. La dedizione ha portato alla resurrezione.

Alessandro Mastroluca

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