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06/04/2011 09:39 CEST - APPROFONDIMENTI

Il ritorno delle numero 1

TENNIS – Stanno tornando, decise a riconquistare il posto nell’élite del tennis mondiale che pareva perduto. Sono le “Numero 1” del recente passato cadute in disgrazia. Chi per problemi fisici, chi per insicurezze psicologiche mai risolte, chi per entrambe le cause. Ce la faranno? Il tennis femminile ha davvero bisogno di loro? Daniele Vitelli

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“Il tennis femminile è in crisi.” Questa affermazione ricorrente sembra ormai un fatto incontrovertibilmente assodato. Ma è davvero così o è solamente un luogo comune?


Nell’analizzare le ultime annate del tennis in gonnella non si può prescindere dall’osservare che è in corso un lento e difficile cambio della guardia. Le protagoniste di tutta la parte centrale degli anni 2000 stanno pian piano uscendo di scena, e chi sembrava poter raccogliere la loro eredità sta palesando l’incapacità di farlo in tempi brevi, creando così un evidente vuoto al vertice. Così, dell’assenza delle Williams, sempre alle prese con infortuni ed incidenti vari, dei ritiri di Mauresmo, Davenport, Henin, ne stanno approfittando in parecchie. Si va da atlete che sono sulla scena da tempo e che non avevano mai trovato il guizzo vincente, come Schiavone, Stosur e Zvonareva, a nuove leve non ancora pronte a “dominare” il tennis, come l’attuale numero 1, Caroline Wozniacki, per finire con tenniste ritiratesi da tempo e tornate poi in campo, come Clijsters e, anche se per poco, la stessa Henin. Ma ci sono altri fattori che hanno portato a queste continue alternanze al vertice ed all’assenza di una vera e appassionante sfida per la leadership, come Evert-Navratilova negli anni 80 o Seles Graf negli anni ’90: l’arretramento dell’armata russa, che sembrava sfornare tenniste in quantità e che sta attraversando una battuta d’arresto e la crisi delle “Numero 1”. Con questa espressione intendo sintetizzare l’attuale momento di quelle tenniste che sono state al vertice e che poi, a causa di problemi di varia natura, sono uscite dal circolo esclusivo dell’élite del tennis mondiale. Sto parlando principalmente di Maria Sharapova, Jelena Jankovic, Ana Ivanovic e Dinara Safina, tutte capaci di agguantare il primo posto. Sono loro le regine decadute. Riusciranno a riprendersi quello che hanno perso o sono destinate a terminare la carriera in un’aurea mediocrità? Ognuna è un caso diverso e interessante, ma tutte sembrano ora sul punto di tentare il ritorno al vertice: ce la faranno?


Prima di passare ad esaminare la situazione di queste quattro protagoniste del circuito femminile, non si può non sottolineare quanto sia cambiato il tennis femminile negli ultimi anni. E’ un bene? Difficile dirlo, ma quello che è sicuro è che la famosa frase: “i tornei Slam femminili iniziano dalle semifinali”, non è più vera. Ora c’è molta incertezza, non si contano le sorprese, anche dai primi turni e sono almeno 10 le tenniste che possono dire la loro in un torneo importante. Certo, alla fine le vere campionesse vengono fuori, come dimostra il fatto che gli ultimi sette tornei dello Slam se li sono divisi Serena Williams e la Clijsters, (con la sola, per noi piacevole eccezione di Francesca Schiavone), ma l’innalzamento complessivo del livello medio permette un maggiore livellamento e quindi molta più lotta sin dai primi turni dei tornei. E a chi pensa che questo livellamento sia stato verso il basso, ricordo che la Clijsters e la Sharapova sono le stesse che, negli anni passati, lottavano, spesso ad armi pari, con le migliori Williams, che vengono generalmente invocate, soprattutto Serena, come le vere regine del tennis.
 

Maria Sharapova
La “tigre siberiana” ha appena mostrato che i denti e gli artigli, con cui era solita azzannare le malcapitate avversarie, sono ancora ben affilati. Data ormai quasi per spacciata e dedita più alla moda e al marketing che al tennis, a causa di una serie di brutte sconfitte tra la fine della stagione scorsa e l’inizio del 2011, Maria si è presentata al via nei due grandi tornei sul cemento americano con il coltello tra i denti. La semifinale raggiunta a Indian Wells e la finale di Miami sono risultati che le permettono di rientrare nella top 10, dalla quale mancava dal 1° febbraio del 2009. In questi ultimi due tornei, la Sharapova è tornata a far vedere quelle qualità che le hanno permesso di vincere così tanto e che da qualche tempo sembravano averla abbandonata: una solidità mentale ed un coraggio impressionanti, tantissima grinta, e colpi da fondo devastanti. Restano i problemi al servizio, palesati con numerosi doppi falli, ed i troppi errori con il diritto a limitarla, e a non averle permesso risultati ancora migliori.
Numero 1 del mondo per 17 settimane tra il 2007 e il 2008 e vincitrice di tre titoli dello Slam, dal 2004 al 2008, Masha ha subito una brusca battuta d’arresto proprio quando i ritiri delle due belghe e i periodi di pausa delle Williams l’avrebbero potuta lanciare definitivamente nell’olimpo. Il grave infortunio alla spalla, che l’ha costretta a sottoporsi ad intervento chirurgico ed a saltare nove mesi di tennis, ne ha condizionato pesantemente il rendimento per tutto il 2009 e buona parte del 2010. Certo, Maria è riuscita comunque a cogliere qualche buon risultato, come i quarti al Roland Garros 2009 e le vittorie in 3 tornei Wta, ma questo è un magro bottino per una abituata ad arrivare spesso in fondo negli Slam. Ora potrebbe essersi definitivamente lasciata questo periodo nero alle spalle e c’è da attenderla per la conferma nei prossimi mesi, soprattutto dalla stagione su erba in poi.


Jelena Jankovic
Dopo due stagioni interlocutorie, nelle quali ha sì mantenuto il suo stato di Top10, ma non è mai riuscita a ritornare ai fasti del 2008, negli ultimi tornei ha dato netti segnali di risveglio la “numero1” senza Slam, Jelena Jankovic. Sono, sicuramente, piccoli segnali, ma il miglioramento nel livello del suo gioco è apparso evidente, soprattutto rispetto alla parte finale dello scorso anno. Dalla brutta sconfitta subita al secondo turno agli Australian Open, la serba ha inanellato una serie di buoni risultati, come le semifinali di Doha e Dubai, la finale di Monterrey e, settimana scorsa, i quarti di Miami. Niente di straordinario, ma ciò che conforta è una solidità ritrovata e una velocità di palla finalmente all’altezza delle migliori. Probalmente è ancora lontana da quella condizione fisica e tecnica, che, nell’autunno del 2008 l’avevano portata prima in finale agli US Open, sua prima ed unica finale Slam, e poi in cima alla classifica mondiale. Le insicurezze mentali e i limiti tattici restano ancora abbastanza evidenti, ma una Jankovic ritrovata sulla terra battuta potrebbe essere un’avversaria ostica per tutte.


Ana Ivanovic
Le vicissitudine della bella e talentosa serba dimostrano quanto l’aspetto mentale conti nel tennis. E’ bastato che qualcosa le scattasse nella testa perché tutte le sue certezze andassero in frantumi. Sintomo più evidente: il lancio di palla ballerino del servizio. Per lei le ultime due stagioni sono state un vero calvario, con paurosi alti e bassi e crolli vertiginosi in classifica. Eppure tra il 2007 ed il 2008 la serba aveva strabiliato il mondo raggiungendo due finali slam (Roland Garros 2007 e Aus Open 2008 ) e poi vincendo il titolo a Parigi nel 2008. Questo grandissimo risultato è coinciso anche con il raggiungimento della prima posizione mondiale. Probabilmente un peso troppo grande per lei, che, complice anche qualche piccolo infortunio, ha iniziato a subire incredibili sconfitte. Dopo un 2009 con il solo acuto della finale di Indian Wells, la Ivanovic ha attraversato una prima parte di 2010 da incubo, subendo una serie di sconfitte al primo e secondo turno, interrotte solo da quanche sporadico exploit. Ma non era solo la carenza di risultati a preoccupare ma anche un livello di gioco preoccupante: doppi falli a profusione, tanti errori con il suo colpo migliore, il diritto, ed un rovescio sempre più povero.
Solo la parte finale dello scorso anno, con le vittorie a Linz e Bali, ed i discreti risultati di inizio stagione, come i quarti di Indian Wells, le hanno permesso di collocarsi nuovamente tra le top 20, posizione più consona al suo talento. I miglioramenti nel livello dal suo tennis si sono visti nettamente nei due ultimi tornei giocati: in California ha battuto la connazionale-rivale Jankovic giocando benissimo, mentre a Miami è stata protagonista di una grande sfida con la numero 2 del mondo Clijsters, che solo le sue solite paure le hanno impedito di portare a casa. Si sono, finalmente, rivisti un servizio nuovamente competitivo ed il suo diritto al fulmicotone. Ed ora per lei arriva il torneo dello Slam preferito. Chissà che non sia l’ora del riscatto.


Dinara Safina
Ora come ora non si può non tifare per lei. Anche se non si ama il suo tennis. Il brutto infortunio che l’ha fermata quando era in cima al mondo e che poteva comprometterle la carriera, l’ha minata nel fisico e nella non proprio solidissima psiche. Sorella dell’altrettanto numero 1 del mondo Marat Safin, e accomunata alla Jankovic per essere stata numero 1 senza vittorie nei major, è esplosa nei piani alti della classifica nel 2008, con la finale raggiunta e persa con la Ivanovic al Roland Garros, le semifinali degli US Open e 4 titoli Wta. Dopo questi risultati si è ripetuta l’anno seguente, raggiungendo prima la finale agli Australian Open e poi, in aprile, la prima posizione mondiale. La seconda finale consecutiva a Parigi e la prima semifinale il carriera a Wimbledon l’hanno poi consolidata come prima tennista del mondo, per quasi tutta la stagione 2009. Ma il suo tennis molto dispendioso stava per presentarle il conto. L’infortunio non ne ha solo indebilito il fisico, ma le ha tolto tutte le sicurezze. In evidente crisi di gioco, Dinara ha toccato il punto più basso quest’anno, con le pesantissime sconfitte subite, da Marion Bartoli prima, e da Kim Clijsters, poi, durante la stagione su cemento australiano. Ma la russa ha sempre dimostrato di avere una grinta straordinaria e di lavorare tantissimo per raggiungere i suoi obiettivi. Uscita dalle 100, nei tornei di marzo è finalmente tornata a mostrare una condizione accettabile e le vittorie su Hantuchova e Stosur a Indian Wells e la buona partita contro la Zvonareva a Miami, sono segnali incoraggianti per un suo ritorno ad alti livelli. La strada è ancora lunga, ma come è già capitato nel passato, la Safina è sempre capace di stupire. Nel bene e nel male.
 

Daniele Vitelli

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