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26/05/2011 21:47 CEST - ROLAND GARROS

Elogio della...pallina da tennis

TENNIS - In questi giorni parigini in cui il principale argomento di conversazione sembrano le palline, ci vogliamo lanciare in un'appassionata difesa di questo gioioso apparentemente inanimato...Mentre Federer e McEnroe le accarezzano; Llodra le spara al di là delle recinzioni e tra gli spalti...e noi vi raccontiamo i mille pensieri che ci trasmette la pallina da tennis. Enos Mantoani

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Per fare una partita di tennis ci vogliono pochi attrezzi: terra, rete, racchette, palline, uomo/donna...La cosa che non può assolutamente mancare, però, rimane la pallina; che è il vero ago della bilancia di tutto il gioco, l'ingranaggio più scontato, perciò il più importante...In questi ultimi giorni al Roland Garros sembra che tutto il mondo tennistico ruoti attorno alle palline (vedasi questo bell'articolo)

Federer anche ieri sosteneva che sarebbe meglio non cambiarle per tutta la stagione del rosso: anche Murray, Lorenzi e altri sostengono lo stesso, immagino con estrema gioia delle case produttrici...Lo sostiene anche il mio maestro che almeno da vent'anni non cambia le palline del suo cesto e mia madre quando doveva comprarne delle nuove...Ma : Considera la pallina (parafraso il Wallace in questo sito così venerato e nato a Itaca, vero eroe omerico)...Considerate, dunque, quanto poco considerate sono le palline...

Le palline vengono picchiate, insultate, a volte carezzate in certe volèe d'antan che fanno sprigionare afrori amorosi e desideri da Gianni Clerici. Considerate, dunque, le palline: alla rete possiamo supplire con un muretto, alle racchette possiamo rinunciare usando le mani o, non sia mai, i piedi, ma non possono mancare le palline e allora mi consolo parafrasando un titolo di un libro di Ligabue (il cantante, non il pittore) : La pallina se ne frega... C'è pallina senza tennis, non c'è tennis senza pallina...

Le palline sono il colore più gioioso del tennis: non il rosso marrone-fango-della-terra, non il verde speranza-delusa-che-infatti-si-tramuta-anch'esso-in-terra, non il blu posticcio e malinconico o gli ibridi tipo terra-blu, terra-verde, erba-gialla, erba-blu, et coetera ad libitum...

Le palline sono la unica colonna sonora del nostro sport che si tramuta in musica se il giocatore colpisce al centro della racchetta... Potente e ipnotico richiamo tribale dai riflessi pavloviani...

Le palline sono tanti piccoli mondi, tante piccole sfere celesti che insieme creano l'armonia dei pianeti tennistici...

Le palline sono vibrazioni ancestrali che passano dalla racchetta all'avambraccio dritte al cuore...

Le palline sono croce e delizia dei raccattapalle...

Le palline sono il bruscolino nell'occhio di falco: l'attimo fuggente che lascia, bontà loro, un'orma sulla terra...

Le palline erano bianche e innocenti, ora sono gialle e lucenti...

Le palline si fanno accarezzare come gentili Angora...

Le palline rimbalzano di gioia...

Le palline sono rotonde perché la sfera è perfezione...

La pallina è il puntino sulla “i” di tennis...

Eppure... Eppure le palline quando girano, soprattutto se girano male, sono ricoperte di insulti, vituperate, morse, schiacciate, scagliate oltre le recinzioni...

Nel mio unico giorno passato agli Internazionali di Roma, martedì 10 maggio, nell'unica vera partita che mi son goduto, mentre il bel Feliciano insultava assai poco elegantemente una ragazza dello staff rea di correre, peraltro piuttosto soavemente, fianco al campo n.3; Llodra se la prendeva con una pallina e la scagliava al di là dei bei alberi romani...

E, toh, reo confesso, lo ritroviamo ieri a fare lo stesso, stavolta mirando a una guardia che sugli spalti si stava inopinatamente muovendo, per poi lanciarsi in un lungo diverbio con il giudice Mohamed El Jennati in cui gli rammentava delicatamente che no, non siamo in un suk, mercato arabo che evidentemente Llodra reputa più vicino alla cultura dell'arbitro che alla sua, parigino che in quel giorno romano compiva 31 anni ed evidentemente è tanto raffinato quanto maleducato...

Con sciovinismo squisitamente transalpino (Nicolas Chauvin non per nulla era un soldato di Napoleone) nulla è seguito a questo incidente... (vedasi per questa notizia)

Che fine ingloriosa fanno queste palline...

Certo non la fine delle racchette: spaccate, spezzate in un impeto d'ira (si veda la povera racchetta di Gulbis di ieri), a volte appese come cimeli, in musei gloriosi e coccolate ben più di figli e nipoti...

Alle volte è meglio un giorno da racchetta che cento giorni da pallina, certo...Le palline vanno in pensione nei circoli di tennis più nascosti, tra le fauci di un poco nobile bastardino, o tutt'al più sotto gli armadi di casa mia...Dov'è dunque l'inferno e dov'è il paradiso delle palline? L'inferno delle palline è molto probabilmente fare da copri-gancio delle roulotte. Il paradiso, ne sono sicuro, è tra le mani della mia nipotina mentre me la lancia con un sorriso...

Enos Mantoani

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