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22/06/2011 22:08 CEST - WIMBLEDON

Karlovic tra Twitter e balbuzie

TENNIS – Il tennista più alto del circuito si fa apprezzare per i suoi brevi messaggi su Twitter. “E’ un bel modo per farmi conoscere. E mi piace scrivere quello che mi passa per la testa”. A 32 anni è ancora in pista nonostante sia reduce da una delicata operazione. Wimbledon è il “suo” Slam, quello che si gioca nella patria di Re Giorgio VI, balbuziente come lui. Riccardo Bisti

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Potremmo definirlo “l’uomo dei contrasti”. Ivo Karlovic è il tennista più alto del circuito. Con i suoi 2 metri e 8 centimetri non sfigurerebbe in una squadra NBA. Eppure si sta facendo apprezzate su Twitter, dove i messaggi devono essere corti, cortissimi. Guai a superare le 140 battute. Meno di un sms. Karlovic è diventato famoso nel 2003, quando ha cacciato via da Wimbledon Lleyton Hewitt. Era la prima volta dai tempi di Manolo Santana che il campione in carica dei “Championships” veniva eliminato al primo turno. Quel match “aprì” definitivamente ai giganti anche nel tennis, sport dove gli appoggi bassi sono ancora molto importanti. Si scoprì anche che Ivo è balbuziente, un difetto che lo rende più teso davanti a un plotoncino di giornalisti che ai 15.000 spettatori del Centre Court. “Non è stato facile, perché all’improvviso tutti volevano sapere chi fossi – ricorda oggi – quella conferenza stampa non finiva mai. Per me è stato un problema parlare davanti a così tanta gente. Ma sono contento di esserci riuscito, perché è quello che devi fare se vuoi diventare un buon giocatore”. Otto anni dopo, Karlovic è ancora lì. Ha avuto la sua carriera, issandosi al numero 14 ATP nel 2008 e vincendo 4 titoli ATP. L’anno scorso si è bloccato per sottoporsi a un intervento al tendine d’achille, ma adesso è di nuovo in pista nonostante non sia più giovanissimo (ha compiuto 32 anni lo scorso 28 febbraio). Per giocare a Wimbledon senza passare da Roehampton, sede del torneo di qualificazione, ha fatto ricorso alla classifica protetta.

Pensieri taglienti
Sull’erba è uno dei giocatori più ostici. Non è un caso che due dei 4 titoli siano arrivati proprio sul verde (Nottingham nel 2007 e nel 2008). I prati esaltano il suo servizio-bomba che, tirato dal terzo piano, permette di generare angoli impensabili e una potenza devastante. E’ suo il record del servizio più potente della storia: 251 km/h (l’ha tirato in Coppa Davis, durante un doppio contro la Germania). Il bello di Karlovic è che, nonostante evidenti limiti dovuti alla sua struttura, ha saputo migliorarsi. Quando riesce a colpirlo in buone condizioni di equilibrio, il dritto fa male. Il rovescio in back è una rasoiata grezza ma efficace. Il buon Ivo non ha saputo crescere solo sul campo da tennis, ma anche nel cyberspazio. Il suo account Twitter sta per compiere un anno ed è diventato uno degli approdi più ricercati dagli appassionati. Oggi si esprime meglio con i giornalisti, ma la balbuzie è rimasta. Così il web è lo strumento dove sa colpire con sorprendente efficacia. Pur restando nel limite delle 140 battute e rispettando tutti i dettami imposti dal “Piccolo Libro di Twitter”, la cui edizione italiana è stata curata da Antonio Incorvaia. Ecco alcuni dei suoi ultimi “tweet”.

- “Si può considerare “no comment” un commento?”
- “Credo che le società di gas dovrebbero dare auto gratuite o scontate ai propri utenti proprio come le società di telefonia mobile fanno con i cellulari”
- “Quando dicono “after dark” intendono dire la prima cosa al mattino?”
- “9.495 followers: se tutte queste persone mi seguissero in un luogo diverso da Twitter sentirei il bisogno di mollare tutto e raggomitolarmi su me stesso”

Cestista mancato
Oggi i suoi…seguaci sono diventati circa 11.000. Niente a che vedere con i 2 milioni che spulciano nel mondo di Serena Williams, ma è comunque un segno di approvazione. “Bè, vista la mia attuale classifica è un buon risultato. Credo che sia un buon modo affinchè la gente mi conosca, perché io non appaio molto in televisione. E poi credo che non sia interessante scrivere solo cosa ho fatto il giorno precedente oppure scrivere che ho avuto un buon allenamento. Mi piace scrivere quello che mi passa per la testa”. Le reazioni della gente lo hanno sorpreso. Il suo modo di gestire l’account piace a quasi tutto. “A un paio di persone non piace, ma che ci posso fare?”. Quando era un ragazzo e cresceva centimetro dopo centimetro, gli dicevano spesso che c’erano diverse cose da fare oltre al tennis. E pensare che i suoi genitori non sono così alti. Papà Vlado è alto 1.90, mamma Gordana 1.73. Dall’alto dei suoi 208 centimetri avrebbe potuto indirizzarsi verso il basket, uno sport a cui la Croazia ha dato grandi campioni. Tra loro Drazen Petrovic, morto in un incidente stradale e grande amico di Goran Ivanisevic il quale gli dedicò il successo a Wimbledon. “Ma si, ho provato con il basket – racconta – però non mi piacque perché avevo 13 anni e mi misero con un gruppo di ragazzi molto più grandi, di 18-19 anni”.

Servizi notturni
Il primo contatto con il tennis è arrivato a 6 anni perché papà Vlado pensava che fosse uno sport a basso rischio di infortuni. La sua è una discreta famiglia: il padre è un meteorologo, la madre un agronomo. Gente istruita, ma nel tennis ci vuole di più. Ci vuole la “plata”, come dicono in Sudamerica. I soldi scarseggiavano, poi è arrivata la guerra che ha frantumato la Jugoslavia a suon di bombe. Non trovava allenatori, non trovava sostegno. Niente di niente. “La guerra mi ha impedito di allenarmi. Allora aspettavo che venisse sera e i campi fossero vuori. Prendevo un paio di palle che erano lì e iniziavo a servire, da solo, per ore. Tutti i giorni. Era già buio e io non facevo altro che servire. Non c’era nessuno con cui allenarsi, nessuno che mi consigliasse. Il mio servizio è così efficace solo perché sono alto”. Fino a 20 anni, Karlovic ha fatto tutto per conto suo, senza un preciso indirizzo tecnico. L’allenatore che ha infiluito di più è Tarik Benhabiles, il francese che ha seguito Roddick nei primi anni da professionista. “Ivo è umile, è uno che ha lottato e lo ammiro per il modo in cui ha lavorato – dice Benhabiles, che oggi ha un’Accademia in Florida – tra i giocatori che ho allenato credo che sia quello che ha lavorato di più in relazione all’età, perché aveva già 25 anni quando è arrivato”. Ma non ha lavorato solo per migliorare la volèe o dare un briciolo di solidità al dritto. Doveva migliorare le sue capacità comunicative. Per questo è rimasto colpito dal film Oscar “The King’s Speech,” (“Il discorso del Re”) in cui si raccontavano gli sforzi di Re Giorgio VI, balbuziente come lui, per svolgere al meglio la sua attività pubblica. E non ne ha colto gli aspetti più leggeri. “Perché per gli altri può essere buffo. Ma per me non è affatto divertente”. Wimbledon è il suo torneo. E’ l’unico Slam in cui è giunto nei quarti di finale. Ed ha già superato il primo turno. Oggi, pioggia permettendo, troverà Kubot. Poi Monfils in vista di un possibile ottavo contro Roddick. Hai visto mai che non esce qualche bella storia da raccontare su Twitter. E poi siamo nella patria di Giorgio VI.

Riccardo Bisti

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