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23/06/2011 13:49 CEST - WIMBLEDON

Bolelli fenomeno per un giorno o...

TENNIS - Sulla ruota del bolognese che ha entusiasmato vanno giocati il numero 14 (come la classifica di Gonzalez e Wawrinka) e il numero 18 (come il campo sul quale li ha battuti). Ora c’è il 13 (la classifica di Gasquet) e il 17 (il numero di testa di serie del francese). In Italia il primo porta fortuna e il secondo no. In America è il 13 a portar male…Gasquet la prova del nove. Da Londra, Ubaldo Scanagatta

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Dall’inviato Ubaldo Scanagatta

WIMBLEDON - Un Bolelli così non lo vedevo da 3 anni. E’ stato bravo anche a non fare la voce grossa Simone, pur avendo dato spettacolo contro Stanislas Wawrinka, n.14 del mondo ed erbivoro più che dignitoso se è vero che era approdato agli ottavi di Wimbledon per due anni di fila (2008 e 2009). Senza far la voce grossa però un Simone ultracompiaciuto non ha potuto non confessare: “Ho davvero goduto tanto!”. Certo che sì. Non solo lui. Hanno goduto alla grande anche tutti gli italiani che gli avevano dato fiducia e trovato posto sul “magico” campo 18, incluso chi scrive. Le partite memorabili degli italiani negli Slam non sono poi così tante. Tant’è che si parla ancora di quella di Omar Camporese a Melbourne contro Boris Becker (persa 14-12 al quinto).

Sia chiaro quindi, per non perdere il senso delle proporzioni. La vittoria in 3 set di Simone corrisponde soltanto ad una grande e bella partita vinta nel più convincente dei modi, ma se la voce grossa non la fa Simone che non può dimenticarsi d’essere un lucky-loser nonché il n.116 del mondo, figurarsi se ho intenzione di alzare la voce io. Sono rimasto troppo scottato già una volta con Bolelli. Mi sbilanciai sul potenziale di Simone _ “Potrà diventare un top-20” _ quando lo vidi battere al termine di un’altra partita davvero splendida Juan Martin Del Potro al Roland Garros un paio di mesi prima che l’argentino di Tandil si incamminasse in una trionfale marcia estiva: quattro tornei vinti di fila, Stoccarda, Kitzbuhel, Los Angeles e Washington. Poi Del Potro è diventato quel che è diventato, un top-cinque, un campione capace di vincere un US open, e purtroppo Bolelli è precipitato da n.36 a …fuor dai top-100.

Oggi, non temo smentite, Simone ha giocato molto meglio che 3 anni fa contro Mano de Piedra Gonzalez, El Bombardero de la Reina. Quel giorno, sempre sul campo 18, era stata una battaglia di servizi e di dritti, ma di gioco non si era visto granchè. Era piaciuta di Simone, tuttavia, l’insolita concretezza sui punti importanti. Aveva vinto il quarto set al tiebreak, come al tiebreak ha vinto oggi il terzo. Ma nella successiva partita il bolognese, sul campo n.1 contro Lleyton Hewitt, era rientrato nei ranghi a capo chino. Non era mai stato in partita. Non poteva chiudere il punto con due-tre dritti-bomba contro il muro innalzato dall’irriducibile australiano e mi aveva deluso soprattutto per la mancanza di reattività. Si era lasciato perdere senza reagire. Quasi irresistibile contro Gonzalez, modesto e limitato contro Hewitt. Impressioni contraddittorie, insomma, da un giorno all’altro.

Quando a Bolelli è stato chiesto oggi quale fosse la differenza fra lui e Wawrinka _ alludendo a qualcosa di diverso dai 102 posti in classifica che li separano _ lui ha risposto: “La costanza. La continuità di risultati. A tennis sanno giocare bene in tanti, il difficile è farlo giorno dopo giorno e per tutto l’anno”. Impossibile non essere d’accordo con Simone. Soltanto pochi giorni fa aveva perso qui dal francese De Schepper, un tipo capace di servire bene e poco più. Probabile dunque, per mantenere un profilo basso e tentare di giustificare certi risultati che possono apparire sorprendenti (come battere il n.14 del mondo Gonzalez e l’altro n.14 Wawrinka), che l’erba costringa Bolelli ad essere più aggressivo del consueto, più determinato. Che lo costringa ad anticipare le soluzioni definitive, a cercare subito il dritto possente e vincente.

Ma contro Wawrinka Simone è sembrato fortissimo anche in quelli che erano sempre stati i suoi punti deboli, la risposta al servizio, gli scambi in difesa e in recupero, il rovescio alle prese contro il super-rovescio di Wawrinka negli scambi in diagonale, le volee …come quelle due che ha saputo giocare per annullare due dei tre setpoints consecutivi salvati sul 5-4, 0-40. Simone era tipo che aveva bisogno di 10 breakpoints per trasfomarne uno _ ora esagero! _ e li subiva invece alle prime opportunità per gli avversari. Non un Cuor di Leone insomma.

Ma contro Wawrinka ha trasformato 4 breakpoint su 8, mentre lo svizzero gli ha strappato la battuta 3 volte su 15 opportunità. Insomma quello di oggi era un Bolelli…inedito. Mai visto direi, se non temessi di esagerare. Con Gasquet riproveremo la delusione tipo Hewitt? O magari, dopo tre sconfitte consecutive con il francese _ una 6-3,6-3 sull’erba, ma un’altra 7-6 al terzo a Dubai dopo che Simone era stato avanti 5-4 con due servizi a disposizione nel tiebreak decisivo (a conferma degli antichi vizi) _ rivedremo invece un Bolelli simil-Wawrinka. Simone è stato lucido anche nello spiegare le differenti caratteristiche dello svizzero e del francese. Tutti e due hanno un rovescio straordinario, Wawrinka serve più forte ma con meno effetti ed angoli di Gasquet che ha un tennis più completo, più vario. Il francese è capace anche di attaccare, a rete gioca meglio di Wawrinka, qua è stato anche in semifinale.

Sarà anche un duello fra coach, Riccardo Piatti ad ispirare Gasquet, Renzo Furlan (di cui Piatti è stato il Pigmalione) a fare lo stesso per Bolelli. Ma in campo entrano i giocatori, scusate se è banale ricordarlo. Vabbè, abbiamo un giorno per pensarci. Sarà la prova del nove. Oggi intanto dobbiamo “misurare” il nuovo Seppi erbivoro contro Baghdatis, avversario tosto ma non imbattibile in questo momento, augurarci che la Pennetta giochi contro la ventiduenne Rodina, n.82, meglio di quanto abbia fatto contro la Begu (“Non avevo mai visto giocare la Begu, né ho mai visto la Rodina…Urpi? Lui mi dice di fare il mio gioco”….e questa è una dichiarazione che mi lascia perplesso…n.di Ubs), e immaginare che la Schiavone non ci faccia brutti scherzi con la Zahlavova-Strykova, perché perdere con un nome brutto così proprio non sarebbe da lei. Sulla Errani che sfida Katerina Bondarenko spendiamo tutta la nostra fiducia.

Ubaldo Scanagatta

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