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24/06/2011 13:11 CEST - WIMBLEDON

Lisicki Boom Boom sulla Cina

TENNIS - "Boom Boom Bine" spara servizi a 190 all'ora e manda a casa l'eroina cinese. Seppi ed Errani potevano far meglio. Salvano l’onore le solite due, Schiavone e Pennetta. Serena “al confino” fa le bizze, Hewitt sconfitto ma mai domo, “Golia” Isner atterrato da Almagro smentisce Bollettieri. Bolelli e Vinci sogni difficili da realizzare. Da Londra, Ubaldo Scanagatta

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Dall’inviato Ubaldo Scanagatta

WIMBLEDON - Se bastassero 116 milioni di tifosi a vincere un match la Na Li, campionessa al Roland Garros e finalista in Australia, non perderebbe mai. Soprattutto con due matchpoint consecutivi sulla racchetta. Ma Sabine Lisicki lì, sul 3-5 15-40 nel terzo set, ha servito due dei suoi abituali cannonballs, lei che dopo le Williams vanta la battuta (200 km orari) più possente e rapida del circuito WTA. E la Na Li si è dovuta arrendere a Boom Boom Bine (la Boris Becker n.2), cioè “A una che serve dalla prima palla all’ultima a 117 miglia orarie (intorno ai 190 km), una cosa impossibile per una donna” citando le sue parole. Frase priva di malizia, simile a quella (“Serve come un uomo!”) che pronunciò con ingenua innocenza Lindsay Davenport nei confronti di Amelie Mauresmo quell’anno in cui Amelie _ fidanzata alla luce del sole con la bartender di Cannes Silvye Bordon _ raggiunse la finale dell’Australian Open 1999 (dopo che una giovanissima Martina Hingis era stata invece assai più malignetta nei suoi confronti: “Le piace una donna quindi è un mezzo uomo”).

La Lisicki, che avrebbe infilato gli ultimi quattro games di fila, ha così procurato una gran delusione a 1 miliardo e 400 milioni di cinesi. Dopo il trionfo parigino a spese della Schiavone non era neppure tornata in Cina per preparare al meglio questo torneo in cui era già arrivata ai quarti e per il quale nutriva legittimamente buone speranze. Superdeterminata la tedesca d’origini polacche _ se lei e la Wozniacki avessero conservato il passaporto polacco dei genitori assieme alle Radwanska avrebbero dato vita ad uno squadrone da far tremare il mondo _ ha sempre detto di aspirare a diventare la n.1 del mondo e niente di meno. Nel 2009 aveva battuto qui sia la Kuznetsova, altra campionessa del Roland Garros come la Na Li, sia la Mauresmo prima di cedere alla Safina. Io l’avevo vista perdere dalla Brianti all’Open d’Australia e m’era parsa poco attenta alle strategie.

Se la notizia del giorno, sotto il profilo tecnico, è l’eliminazione della Na Li, testa di serie n.3 _ e nelle 10 edizioni precedenti a questa di Wimbledon, era successo solo 4 volte che una delle prime 3 teste di serie non riuscisse a raggiungere il terzo turno del torneo: nel 2001 Martina Hingis, nel 2004 Venus Williams e nel 2008 Maria Sharapova, mi informa Stefano Rosato con le sue preziose statistiche _ quella gossip su cui si scateneranno i tablodi inglese sarà il disgusto di Serena Williams per essere stata “confinata” sul campo n.2, così com’era accaduto anche a Venus. Dopo le lacrime del primo turno, le bizze da star del secondo. Quel “confino” deve essere stato un piccolo choc se Serena ha cominciato giocando di peste e perdendo il primo set contro la modesta Simona Halep. Per poi lasciarle però soltanto 3 games nei successivi due set.

“Nadal e Djokovic non sono mai stati programmati su quel campo, eppure Venus ed io abbiamo vinto più Wimbledon di molti giocatori…comunque quando io chiedo il programma del giorno prima non chiedo su quale campo gioco, ma a che ora. E poi questo nuovo campo n.2 è comunque meglio di quello di una volta (il famoso Cimitero dei Campioni, “Champions Graveyard”; nota di UBS)…” Mi è piaciuto molto Dimitrov contro Tsonga, 4 set che potevano diventare 5 se il francese non avesse finalmente trasformato il quinto matchpoint e bellissimo l’abbraccio finale di Jo Wilfried che salta la rete e quasi si sdraia sull’avversario rimasto steso a terra dopo l’ultima volee sbagliata. Non sarà un campionissimo Tsonga, però è un grande showman, si tuffa come nemmeno Klaus Di Biasi ed è un ragazzo di una simpatia unica.

Ha illuso l’irriducibile Hewitt con Soderling: due set a zero e pallabreak nel terzo, quasi un mini-mathpoint. Cinque set, comunque, che hanno reso avvincente lo spettacolo del centre-court, mai privilegiato come quest’anno dall’esistenza del tetto. Non mi ha meravigliato che Almagro sia riuscito a battere Isner: lo avevo detto a Giorgio Di Palermo, board-member dell’Atp che ci onora spesso delle sue facezie, che lo spagnolo era il mio favorito e lui aveva replicato: “E con quel rovescio che si ritrova come fa a strappare il servizio a Isner?”. Anche Nick Bollettieri, di cui avete forse ascoltato l’audio dell’intervista che gli ho fatto parlando di Serena Williams, dei 4 big del tennis maschile e di Quinzi, la pensava come Di Palermo e vedeva addirittura Isner come uno dei possibili favoriti del torneo. Per fortuna, dico io, si è sbagliato.

Mentre non sbagliava Marcos Baghdatis, nel rispondere a Lorenzo Amuso che gli chiedeva che cosa fosse cambiato dacchè lui cinque e sei anni fa arrivava in finale all’open d’Australia, in semifinale e nei quarti qua: “E’ cambiato che i top-ten sono mediamente cresciuti di 10 centimetri!”. Se a questo si aggiunge che a lui, simpatico codino cipriota, sono cresciuti dei piccoli rotolini di grasso sui fianchi, si dice il resto. L’handicap non gli ha impedito però di battere Andreas Seppi, in un match disputato in tre manches…e chiuso in tre set: 6-4,7-6,7-5. Non ha avuto fortuna Andreas su quell’ultimo break dovuto alla pioggia: gli ha interrotto il match quando lui aveva la palla-break sul 5 pari 30-40 nel terzo, dopo aver vanificato il vantaggio di un break quando ha servito sul 5-4. Baghdatis ha perso un po’ di tempo, sono caduti i goccioloni e il match è stato sospeso lì. Al ritorno in campo Andreas ha preso un rischio sul breakpoint ma un dritto gli è finito fuori di un soffio. Poi però i dritti ciccati negli ultimi due games e mezzo sono stati ben otto. Lui, e anche il suo coach Sartori, non hanno ammesso il “braccino” che a me invece è apparso evidente. Baghdatis ha tirato, ha fatto anche un paio di rovesci lungolinea vincenti, il nostro no. Solita storia.

La delusione, relativa, per la sconfitta di Seppi, è stata più forte per quella di Saretta Errani. Una volta recuperato il secondo set 7-5, dopo il 6-4,3-0 per Katerina Bondarenko, pensavo che al terzo set l’avrebbe spuntata. Ma avevo dimenticato l’endemica debolezza del suo secondo servizio: la Bondarenko l’aggrediva, soprattutto con il rovescio e la nostra era costretta sempre a remare. Sbagliava anche diverso dritti sulle palle liftate alte dell’ucraina, insomma non era giornata e nel terzo set avrebbe potuto perdere anche 6-1, invece di 6-2.

Dulcis in fundo, a compensare una giornata così così, le due vittorie delle solite nostre “salvatrici”, Schiavone e Pennetta. Non avevano avversarie trascendentali e non hanno giocato in modo straordinario, ma quel che hanno fatto _ dopo qualche titubanza iniziale per entrambe _è bastato. 7-5,6-3 Francesca, 6-4,6-2 Flavia, alla fin fine ordinaria amministrazione. Sarà molto più dura al terzo turno per Francesca contro la Paszek (2 confronti diretti per ciascuna ma una vittoria di Franci sull’austriaca qui sull’erba di Church Road è stata soffertissima, 10-8 al terzo, anche se la Schiavo quella volta vinceva 4-1) e ancor più per Flavia contro la Bartoli se quest’ultima supererà come probabile la Dominguez Lino nel match rinviato.

Se per la giornata di giovedì si poteva sognare un 4-0 per l’Italia contro il Resto del mondo _ le partite della Errani e di Seppi si potevano vincere _ per quelle in programma venerdì sottoscriverei una vittoria italiana di misura per 2-1: Bolelli contro Gasquet (4-1 la quota dei bookmakers inglesi) e Vinci contro la Kvitova testa di serie n.8 e semifinalista un anno fa non sono infatti favoriti (la vittoria di Roberta è pagata 3 volte e mezzo la puntata da William Hill) _ mentre la Schiavone viene “pagata” a meno di un mezzo, 4/9, ma come appena ricordato una sua vittoria non è per nulla scontata anche perché non mi pare che stia giocando benissimo. Nemmeno la Paszek, per fortuna però! Quel che penso sul match Gasquet-Bolelli l’ho scritto ieri. Non sono ottimista, ma nemmeno troppo pessimista. Gasquet è più completo di Wawrinka, ma il Bolelli di mercoledì potrebbe battere anche lui.

Ubaldo Scanagatta

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