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07/12/2011 13:34 CEST - IL CASO-CAPRI

Dopo la Davis, la Serie A. Quante spine per Binaghi

TENNIS - MARZO 2009E’ guerra tra la FIT e il Capri Sports Academy, il club campione d’Italia. Motivo: la riforma della Serie A. Ma forse c’è anche dell’altro.Nel clima di generale delusione per i risultati poco soddisfacenti dei nostri giocatori in questo scorcio d’anno, tengono banco le polemiche e le dispute sull’assetto organizzativo del nostro tennis. La vicenda raccontata a suo tempo da Roberto Commentucci.

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Da alcune settimane è in atto uno scontro frontale fra la nostra Federazione e il Club Capri Sports Academy, guidato da Roberto Russo, che si è aggiudicato il Campionato di Serie A negli ultimi 3 anni. Russo ha effettuato pesanti investimenti nella sua squadra, ed è riuscito a costruire una autentica corazzata. Dal prossimo anno avrà in rosa, oltre a Filippo Volandri e a Potito Starace, anche Fabio Fognini e Andreas Seppi, oltre al solido francese Marc Giquel e a Simone Bolelli, che non può prendere parte alla competizione per i noti motivi disciplinari, ma che è socio onorario del club. Una squadra imbattibile, anche se probabilmente non tutti questi giocatori potranno essere schierati, a causa degli impegni agonistici internazionali.

L’oggetto del contendere pare essere la modifica apportata dalla Federazione al format del Campionato. Dal prossimo anno, il numero di giocatori tesserabili diminuirà da 10 a 6 (per passare poi a 5 e infine a 4 negli anni successivi) mentre è stato previsto l’obbligo di schierare in squadra almeno un elemento proveniente dal settore giovanile del Club. La riforma ha fatto infuriare il Presidente Russo, che vede l’appeal della manifestazione messa a rischio dalla decisione della Federazione.

Effettivamente, la Serie A sembrava aver riscontrato, nell’ultima edizione, un buon successo organizzativo e mediatico, anche per merito della diretta integrale delle fasi finali di Bra, assicurata dal canale televisivo Supertennis. L’iniziativa ha mostrato un discreto potenziale in termini di promozione del nostro sport, specie in provincia, e inoltre ha consentito a parecchi tennisti italiani di seconda schiera, frequentatori abituali dei tornei minori, di finanziare una parte della loro attività internazionale, grazie agli ingaggi loro garantiti dai club partecipanti. E proprio questi giocatori di seconda schiera paiono essere quelli maggiormente danneggiati dal nuovo assetto regolamentare. Come avevamo sostenuto qualche mese fa in questo articolo, l’aspetto negativo della manifestazione è costituito, sin qui, dallo scarso apporto che essa ha dato, salvo sporadici casi, alla crescita e alla valorizzazione dei nostri giovani. Sono state molto poche le squadre che hanno avuto il coraggio di puntare sulle nostre promesse in erba, mentre ingaggi cospicui sono stati garantiti a tennisti già affermati, e per giunta spesso stranieri. Il tutto mentre i nostri ragazzi con ambizioni fanno una gran fatica a reperire degli sponsor che possano contribuire a finanziare la loro crescita tecnica.

Dal canto suo, il Presidente Binaghi, in una sua recente apparizione su Supertennis, ha dichiarato che, nella strategia federale, il Campionato di serie A deve essere uno strumento per incentivare i nostri club ad investire sul settore giovanile. A questo intento, probabilmente rispondono, nella visione del Presidente, le innovazioni normative da ultimo varate.

Nelle ultime settimane, la polemica si è fatta più aspra. Il Presidente Russo ha rilasciato dichiarazioni di fuoco, lamentando il fatto che i Presidenti di Circolo non siano stati minimamente consultati dalla Federazione in merito al cambio delle regole. Nello stesso tempo, il sito Tennisbest, che fa capo a Lorenzo Cazzaniga, ha realizzato un’inchiesta sulla vicenda, proponendo l’istituzione di una vera e propria Lega dei Circoli (omologa alle leghe delle società degli sport a squadre, come calcio, basket, etc.) con l’obiettivo di incrementare il potere contrattuale delle società nei confronti della Federazione e di rilanciare il Campionato. Ovviamente, i giocatori italiani e i loro staff sarebbero favorevoli al potenziamento della manifestazione, che garantisce loro cospicui introiti. La vicenda, insomma, sembra costituire uno dei tanti punti di attrito fra i nostri team privati e la FIT, insieme con la gestione della squadra di Coppa Davis, con la destinazione dei fondi investiti nel settore tecnico e con il progetto di coinvolgimento delle Accademie private nel sistema federale, sul quale non si riesce a trovare un accordo.

In breve, si tratta di questo. Le Accademie private, che fanno capo principalmente ai coach dei nostri tennisti di punta (Sartori a Caldaro, Fanucci a Firenze, Rianna ad Arezzo, Palpacelli e Cinà a Palermo, etc.), potrebbero costituire una “rete” di centri tecnici di eccellenza, sparsi sul territorio, dove concentrare, con il contributo e il supporto economico della Federazione, i migliori agonisti della regione circostante. Ciò consentirebbe di potenziare il settore tecnico e di seguire molti più giovani giocatori, sull’esempio di quanto avviene in Francia, dove oltre al centro tecnico nazionale del Roland Garros esistono anche molti centri tecnici regionali. A quanto se ne sa, non si è ancora trovato un accordo, anche perché la Federazione ritiene che non tutte le strutture dei team privati abbiano la necessaria qualità, e vorrebbe individuare dei criteri di valutazione oggettivi prima di conferire loro lo status di “accademia riconosciuta”. Un terreno difficile, e inevitabilmente foriero di nuovi contrasti.

Da ultimo, i casi Bolelli e Seppi in Davis hanno ulteriormente inasprito il clima.

Per tutti questi motivi, in Fit il ventilato progetto di costituzione di una Lega dei Circoli è stato preso molto male. Si teme che l’iniziativa abbia un connotato “eversivo”, e che miri a creare un centro di potere alternativo a quello della Federazione, coagulando un dissenso che invece, a guardare i numeri dell’ultima elezione del Presidente Binaghi, pare essere insignificante. E si è deciso ancora una volta per la linea dura, con l’invio di una ispezione federale presso il Capri Sports Academy, per valutare la condotta amministrativa del Club. E questo nonostante il Presidente Russo ritenga di fatto tale Lega difficilmente realizzabile, stanti i rapporti molto stretti fra la maggior parte dei circoli e la stessa Federazione.

Guardando all’estero, peraltro, parrebbe che chi si oppone ad un eccessivo potenziamento del campionato di Serie A possa avere le sue ragioni. In Messico, ad esempio, dove da anni il campionato a squadre ha grande successo, sembra che sia diventato molto difficile costruire dei giocatori di livello internazionale perché i giovani guadagnano a sufficienza con questa competizione, si accontentano e preferiscono non rischiare l’ingresso nel tennis professionistico. Difficile dire, in questa contorta vicenda, dove stiano i torti e dove le ragioni, né se esista, come si vocifera, un legame tra questa polemica e il presunto “ammutinamento” di Andreas Seppi in Coppa Davis, con relativo regista occulto. In ogni caso, la Federazione, nell’affrontare il problema, dovrebbe privilegiare l’uso del dialogo e della capacità di ascolto, pur salvaguardando, in ogni caso, le finalità istituzionali, di interesse collettivo, nell’uso dei fondi federali, forse il principale oggetto del contendere. Sia i nostri dirigenti, sia i nostri team privati, dovrebbero mettere da parte i personalismi e sedersi serenamente intorno a un tavolo, affrontando ad una ad una tutte le questioni sul tappeto con apertura mentale e rispetto dei reciproci ruoli. Un salto di qualità nel rapporto fra pubblico e privato appare l’unica strada percorribile per rilanciare il nostro movimento.

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