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16/03/2012 15:14 CEST - Indian Wells

Pausa Nole. Exploit Nico

TENNIS - Almagro umilia Tomas Berdych (64 60). Djokovic domina nel primo e terzo set con Andujar ma si rilassa nel secondo: 60 67 62. In campo WTA L'Azarenka asfalta la Radwanska 60 62. Da Indian Wells, Vanni Gibertini

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Djokovic b Andujar 60 67 62

Nole parte nel primo set come deve fare il numero uno del mondo. Regola numero uno imporre il proprio gioco, regola numero due non lasciare nulla d'intentato.

Così Djokovic tiene il game d'apertura, poi sul servizio di Andujar rimonta da 40-0 ed alla prima occasione centra subito il break. Per lo spagnolo è una brutta botta perché nei primi scambi non aveva sfigurato, anche come velocità di palla. Ma il break dà un altra direzione al primo set, Djokovic mette la quinta e la sua palla sembra due o tre volte più veloce di quella del suo avversario. Insomma parte quella che sembra la solita “mattanza” del serbo che lascia in tutto il set 11 punti al suo avversario e chiude 6-0 senza alcun tipo di preoccupazione.

Ti aspetteresti un match che duri si è no un'ora ed invece clamorosamente la partita diventa combattuta.

Nole forse crede di avere il match in pugno o forse non è ancora al top della condizione fisica, comunque d'improvviso il serbo inizia commettere qualche gratuito di troppo (soprattutto con il rovescio), Andujar che è in fiducia ed è al suo miglior ATP1000 della carriera inizia a prendere coraggio.

Ora lo spagnolo negli scambi da fondo rende pan per focaccia al nr.1 del ranking e serve molto meglio, lasciando le briciole a Djokovic quando batte.

Nole invece comincia a soffrire quando è al servizio. Salva una palla break nel primo game del secondo parziale, ne salva tre nel quinto gioco quando si giocano 12 punti (aiutandosi con due servizi vincenti). Andujar però ora è in partita, continua a ribattere colpo su colpo e propone anche delle interessanti variazioni ai suoi schemi. Djokovic pare capirci poco e nel settimo gioco deve fronteggiare altre due pericolosissime palle break consecutive sul 15-40 (bravissimo Andujar che prima gioca una palla corta e poi passa l'avversario a rete). Il serbo riesce ad annullarle entrambe con due diritti splendidi che vanno a morire sulla linea. Ma Nole ora inizia a sbagliare di diritto, gratuito e terza palla break per il suo avversario. Stavolta però è Andujar a sbagliare con il diritto, Djokovic tira un sospiro di sollievo e con il servizio sale 4-3.

I due ora concedono poco al servizio, il nr. 1 del mondo arriva tre volte a due punti dal match ma Andujar a coraggio da vendere e si issa senza problemi al tie break.

Djokovic lo inizia nel peggiore dei modi, un paio di gratuiti e lo spagnolo si invola sul 2-1 con minibreak a favore e poi addirittura 6-3 grazie ad altri due clamorosi errori di rovescio di Nole. Ci sono così tre set point per Andujar che ne può giocare subito due sul suo servizio. Ma lo spagnolo accusa un po' di tensione, Djokovic torna a giocare per un attimo profondo e concentrato e risale sul 5-6. Ancora una volta l'inerzia del match sembrerebbe tornare dalla parte del numero 1, ma Nole non trova per l'ennesima volta la prima ed il suo avversario non si fa pregare, subito aggressivo in risposta e chiusura con un gran diritto incrociato. Clamoroso ad Indian Wells, Djokovic ed Andujar vanno al terzo.

Come spesso capita, quando il giocatore sfavorito gioca un set al massimo paga dazio all'inizio del successivo. E' quello che succede a Andujar, che si rilassa, commette un paio di errori e cede il break in apertura di terzo set. La partita praticamente finisce qui. Djokovic non gioca benissimo, sbaglia qualche rovescio di troppo, ma difende i suoi turni di battuta, pur essendo costretti ai vantaggi nel quarto gioco. Nel settimo game trova il secondo break e chiude grazie a tre servizi vincenti. Nei quarti troverà Almagro. (Stefano Tarantino)

Almagro b Berdych 64 60

La rivincita della partita dei veleni di Melbourne, quando Almagro e Berdych non si erano stretti la mano a fine match a causa di una pallata tirata dallo spagnolo al bersaglio grosso senza scusarsi durante una fase concitata di gioco, si è dimostrata molto inferiore alle attese, da tutti i punti di vista. Almagro ha pressoché dominato il match fin dall’inizio, risultando quasi intoccabile sulla sua battuta e tenendo per lunghi tratti il ceco oltre la linea di fondo imbrigliandolo con traiettorie centrali per non aprire angoli.

Già al terzo game Berdych si salva da 0-40, più per demeriti dell’avversario che per meriti suoi, ma il break arriva poco dopo, sul 3-3 quando dopo aver messo a segno un servizio vincente ed un ace per cancellare la quarta palla break del match, infila tre errori non forzati che di fatto segnano la fine del set. Il ceco prova a giocare più dentro il campo, ma oggi non ha la regolarità per impensierire lo spagnolo, che punge più che mai con la battuta (8 ace per lui). Il match prende definitivamente la direzione di Almagro nel primo game del secondo parziale quando, dopo essersi salvato da 15-40, Berdych ha sulla racchetta la palla dell’1-0, ma affonda in rete una comoda volée alta di diritto. Da quel momento arriva un parziale di 15 punti a 3 per l’iberico che chiudono il match, nonostante una piccola titubanza nell’ultimo game, quando Almagro concede le uniche due palle break del match.
Anche il momento della stretta di mano finale, che due mesi fa aveva causato così tante polemiche, qui si rivela un non evento, con Berdych che si congratula piuttosto cordialmente con l’avversario ed i due che si intrattengono per qualche secondo a scambiarsi convenevoli.

E’ la prima volta che il murciano raggiunge i quarti di finale ad Indian Wells, un torneo nel quale solo una volta in precedenza (nel 2010) era riuscito ad arrivare al quarto turno, poi costretto al ritiro contro Andy Murray.

Isner b. Ebden 64, 75


Questa partita è una di quelle che dovrebbe essere nascosta a quelli che sembrano intenzionati a rallentare tutte le superfici del mondo. Il fatto che fosse programmata sul campo 2, e verso l’ora di pranzo fa sì che probabilmente i membri di questa setta fossero rintanati in una suite sul centrale ad abbuffarsi si gamberoni piuttosto che a rosolarsi al sole su un campo laterale, per cui dovremmo essere salvi. Se ci possiamo definire salvi allo stato attuale.

Vedere il servizio di Isner su questi campi ruvidi è un’esperienza profonda: la nuvoletta di feltro giallo strappato all’incolpevole pallina che si intravede quando la palla rimbalza per terra è uno di quei fotogrammi che si conservano nella mente e fanno parte di quelle uno-due cose che tendono a sopravvivere all’effetto del tempo. Il segno che rimane per terra sul Flexipave, e che i giocatori sembrano a volte consultare prima di chiedere il challenge, è infatti lasciato dal feltro strappato della pallina, ed è per questo motivo che ogni sera alla fine degli incontri i campi vengono lavati per rimuovere tutti i “segni” della giornata.

Il match vede una cornice di pubblico decisamente più folta dell’incontro di apertura tra Almagro e Berdych: merito di un americano in campo , del suo avversario che ha fatto il college negli USA e, inutile negarselo, del match femminile in contemporanea sul centrale. Il primo set è da match d’erba di altri tempi: una palla break al settimo game, a favore di Isner, sulla quale Ebden non riesce ad addomesticare al volo un robusto passante del gigante americano. Tanto basta per perdere il parziale. La musica non cambia anche nel secondo set: scambi molto essenziali, dominati dalla potenza della battuta, con Isner che nonostante una percentuale di prime sotto il 50% riesce a trovare tanti punti diretti anche con la seconda. Il suo angolo d’impatto è talmente acuto che anche i servizi in diagonale arrivano sui teloni di fondo quasi mentre stanno ancora salendo, mentre nei match femminili a volte hanno già rimbalzato a terra due volte.
L’unica chance dell’australiano Ebden per allungare la partita al terzo set arriva sul 4-3 in suo favore, quando un paio di diritti da metà campo di Isner finiscono oltre la linea di fondo e ci sono le uniche palle break concesse dallo statunitense: Isner le cancella con un diritto vincente e con un ace a 138 miglia orarie. Lo stesso non accade sul 5-5, quando è Ebden a trovarsi 15-40: la prima la cancella con un servizio vincente, ma sulla seconda scentra un rovescio che dà via libera alla conquista dei quarti di finale per Isner, dove potrebbe aver luogo un derby americano se il giovane Harrison saprà sovvertire il pronostico che lo vede sfavorito contro l’esperto francese Gilles Simon.
 

Azarenka b. Radwanska 60 62

Quarta sfida annuale tra le ormai ex-amiche Azarenka e Radwanska. La bielorussa arriva a questi quarti di finale ancora imbattuta in stagione, dopo aver vinto tutti e 20 gli incontri disputati quest’anno. Anche per la polacca l’inizio di stagione è stato buonissimo, con 20 vittorie e solo 3 sconfitte, tutte subite contro l’attuale numero 1 del mondo. Il match si gioca tra la potenza ed esuberanza fisica dell’una e le variazioni e recuperi dell’altra.
 

Inizio choc per Agnieszka che subisce la furia della sua avversaria. Il parziale iniziale di 10 punti a 1 è da incubo. Troppo centrata, sicura e potente la Azarenka per permettere alla Radwanska di lavorare lo scambio come è solita fare. I problemi per la polacca derivano anche dal fatto che il suo palleggio oggi è troppo corto e leggero per impensierire minimamente la numero 1 del mondo, in questa occasione particolarmente inspirata, addirittura cattiva. Chissà che le ultime dichiarazioni della polacca non abbiano provocato questa rabbiosa reazione da parte della Azarenka. Il primo set si trasforma rapidamente in una mattanza: inesorabile e precisa l’una, stranamente fallosa l’altra. La prima ruota della bicicletta è servita.
 

Il secondo set si riapre sulla stessa falsariga, con la polacca incapace di far cambiare direzione al match, nonostante qualche errore in più da parte di Vika arrivi. Dopo 9 giochi consecutivi la sorte di Agnese è ormai segnata, ma la Azarenka di oggi vuole il sangue, vuole la punizione più dura per l‘amica di un tempo. Quando ormai la seconda ruota sembra ad un passo, sul 5 a 0, arriva il primo break a favore della Radwanska. Ma è solo un piccolo sollievo, che evita il “double bagel”. La sconfitta resta davvero troppo pesante per la Radwanska, che festeggia così nel peggiore dei modi il best ranking che raggiungerà la prossima settimana. Prestazione perfetta, invece, per la campionessa degli Australian Open, alla 21 vittoria consecutiva (come la Serena del 2003), mai vista così cattiva e aggressiva. L’incitamento con pugnetto sul punto del 5 a 0 stanno lì a dimostrare che in questa sfida c’era qualcosa in più rispetto ad una normale partita di tennis. La fredda stretta di mano finale sembra confermare questa tesi. (Daniele Vitelli)
 

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