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21/03/2012 17:40 CEST - Storie di tennis

Il futuro dell'allenamento

TENNIS - Le visioni di Gordon Uehling, l'uomo che ha fatto provare a Djokovic l'uovo ipobarico. E che sta sviluppando un programma per allenare la mente. Steve Tignor, Tennis Magazine. Trad. di Alessandro Mastroluca

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"Abbiamo davvero tutto qui, non crederete ai vostri occhi!". Queste parole di entusiasmo infantile sono state postate su un sito personale surante gli Us Open 2010. Chi le ha scritte, un giovane fanatico al suo primo viaggio a Flushing Meadows? Un promettente junior appena accompagnato alla Bollettieri Academy? No, l'ha detto qualcuno che potreste pensare abbia visto tutto riguardo al tennis: l'attuale numero 1 del mondo, Novak Djokovic.

Il "qui" di cui Djokovic parla con tanto entusiasmo è la tenuta nel nord del New Jersey di Gordon A. Uehling III, un ex tennista di 39 anni che ha passato l'ultimo decennio a mettere insieme un complesso in più sedi per il tennis e la cura del corpo dall'altra parte del fiume rispetto a Flushing Meadows. Uehling, che ha fondato il centro Court Sense nel 2002, ha incontrato Djokovic attraverso l'amico di un amico quando il serbo aveva 16 anni.

L'americano ha immediatamente riconosciuto il potenziale del giocatore e i due sono diventati amici. Dal 2008, Djokovic e il suo team si rintanano da Uehling durante gli US Open e l'americano è diventato un membro part time dello staff di Djokovic. Il successo dell'accordo è fuori discussione. In quegli anni, Djokovic passa da semifinalista a finalista a vincitore. Dietro il banco del club c'è una foto autografata di Djokovic. Il serbo chiama Uehling "Super G" e scrive che hanno lo stesso obiettivo: "Essere i migliori del mondo".

Uehling, che non ha mai avvicinato lo status di top player -il suo best ranking, raggiunto nel 2001, è 924 posizioni più basso di quello di Djokovic- si vede come un coach e un preparatore "visionario". Ha un occhio al futuro e al futuristico e il suo centro nel New Jersey ha tutto quello che un tennista, professionista o no, possa desiderare. C'è un campo in terra verde, uno in Deco Turf, uno in DecoTurfII, uno indoor e uno in terra rossa importata dal Roland Garros. La sua accademia ha investito in video Dartfish (http://www.dartfish.com), nei più moderni attrezzi per il fitness e anche in una tecnologia che legge gli impulsi celebrali e prova ad allenarli per aiutare a concentrarsi meglio.

Ma un altro dispositivo avrebbe reso Uehling famoso: la camera ipobarica CVAC da 80 mila dollari che Djokovic ha provato. Il Wall Street Journal descriveva l'ora tristemente famoso "uovo" che simula le condizioni in altura e aumenta la concentrazione di globuli rossi nel sangue come "l'arma segreta" del serbo nella scalata al numero 1. Djokovic nega, dicendo che ha usato la macchina controversa solo un paio di volte prima del torneo nel 2010.

Uehling, comunque, continua a credere nel valore degli esperimenti. "Perché non provare qualcosa di nuovo se potrebbe farti migliorare?" mi chiede mentre passeggiamo attraverso il suo animato Tenafly club. E' un giorno di neve e fango durante l'inverno suburbano del New Jersey, certo non lo spot ideale per il futuro di qualsiasi cosa debba prendere forma. Ma dentro, il club è caldo: mamme e figli si preparano a giocare. "Mi sarebbe piaciuto avere le opzioni e la tecnologia che abbiamo oggi quando giocavo".

Mentre i campi al Tenafly si affollano, Uehling spinge le sue visioni più in là. Ha lanciato un'intrigante nuova branca del CourtSense chiamata Magnus. E' rivolta prevalentemente agli adulti e la mission è adeguatamente modesta: semplicemente "espandere il potenziale umano" come recita il motto della compagnia.

Il focus di Magnus è la "salute funzionale", un campo in crescita che contrasta il prolungato "fallimento" del modello del sistema sanitario. L'idea della medicina funzionale è di trattare i pazienti quando stanno bene, di cercare e prevenire i problemi e migliorare il benessere, piuttosto che aspettare che qualcosa si guasti e poi cercare di aggiustarla. Uehling ha un medico orientato alla medicina funzionale nello staff di Magnus, insieme a preparatori fisici.

"In questo Paese non c'è abbastanza allenamento individuale, sia per gli atleti professionisti sia per gli amatori" spiega il direttore generale di Magnus, Eric Maiss, un personal trainer abilitato e specialista nel mioglioramento della performance. "Vogliamo aiutare le persone a scoprire se stesse, a capire mente e corpo. Sappiamo che i giocatori di tennis hanno bisogni e problemi specifici, come il disequilibrio tra un lato del corpo e l'altro che richiede un regime di allenamento specifico".

A uno dei primi clienti di Magnus, il coach del CourtSense Carlos Cano, il medico funzionale di Uehling ha diagnosticato un diabete allo stadio iniziale. La routine prescritta dal medico e dai preparatori l'ha aiutato immensamente, dice Cano.

Magnus può aiutarti a scoprire il corpo ma, come spiega Maiss, può farti anche penetrare nella mente. Questa è la parte del programma che sembra più direttamente preso dalla fantascienza, più ancora dell'uovo CVAC. E' un programma chiamato Neurotopia e sostiene che può consentire di allenare il cervello come ogni altro muscolo. La tecnologia è nuova e in via di sviluppo ma il concept è affascinante, soprattutto per i tennisti. "Immagina" dice un po' malinconicamente Uehling, "se tu avessi problemi a chiudere le partite e potessi lavorare su questa debolezza nello stesso modo con cui cerchi di migliorare il rovescio. Mai più 'spero di non avere il braccino'".

La tecnologia di Neurotopia funziona così: vengono applicati sulla tua testa dei sensori che leggono gli impulsi cerebrali mentre vieni sottoposto a un test semplice in cui ti viene chiesto di riconoscere dei segnali e di premere dei pulsanti quando li vedi. Dai risultati, viene creato un "profilo" della tua mente e della tua personalità. Vieni valutato in una serie di categorie psicologiche tra cui recupero dallo stress, concentrazione e tempo di reazione.

Mi sono sottoposto al test di Neurotopia e ho ricevuto il profilo del mio cervello. Dimostra che riesco a rimanere concentrato per lunghi periodi ma ho qualche problema a recuperare dallo stress - entrambe le diagnosi suonano corrette. Poi mi hanno attaccato di nuovo i sensori alla testa e mi hanno fatto sedere davanti a un grande schermo dove è apparso un videogame con un'auto al centro. James Seay, direttore della divisione 'performance degli atleti' di Neurotopia, mi ha detto semplicemente di concentrarmi. L'auto si è mossa. Ha continuato a muoversi. Ha preso velocità, passato ponti e si è scontrata con quella davanti. Non stavo facendo niente, non stavo pensando a niente in particolare e ho iniziato a chiedermi se davvero stavo muovendo l'auto. Ma quando qualcuno nella stanza con me ha parlato e gli ho risposto, l'auto sullo schermo si è fermata con uno stridio.

L'idea è che la macchina di Neurotopia aiuterà, inconsciamente, a concentrarsi di più quando c'è bisogno, ad esempio durante una partita di tennis, e a rilassarsi in altre circostanze, ad esempio quando si vuole dormire. All'inizio il videogame era al livello più facile. Poi diventa sempre più difficile muovere l'auto sullo schermo e migliora la capacità di restare totalmente concentrato e di entrare nel giusto stato mentale per il compito da svolgere.

"Ogni cervello pensa di essere perfetto così com'è" dice Seay. "Ma allenando certi impulsi a lavorare di più in certe situazioni, possiamo cambiare quella che la mente considera una reazione normale". Difficile da credere. E' vero che il brain training è agli stadi iniziali di sviluppo, e che nessuno sa esattamente dove porterà o cosa rivelerà. Ma almeno uno tra i tennisti professionisti ci crede: Mike Bryan ha fatto 20 sessioni di Neurotopia vicino casa sua, in California, l'anno scorso e ha detto che gli sono servite. "Ho sentito una differenza" dice Bryan. "Ora riesco a mantenere la concentrazione più a lungo, e sento di poterla migliorare quando mi serve. Volevo che il mio corpo fosse rilassato ma la mia mente funzionasse ed è così che mi sento. Abbiamo avuto la nostra migliore estate l'anno scorso" ha detto parlando dei due Slam vinti con il gemello Bob nel 2011.

"Volevo essere come Federer, capisci" continua Mike ridendo, "ma per quello mi serve ancora un po' di aiuto". Dalle camere ipobariche alle auto di un videogioco per l'allenamento del cervello, chissà cosa ci riserverà il futuro del tennis. E chissà quando comincerà.

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