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19/06/2012 10:30 CEST - Personaggi

Svegliarsi
tre anni fa

TENNIS - Nel 2009 Melanie Oudin raggiunge gli ottavi a Wimbledon e i quarti agli Us Open. Poi il divorzio dei genitori, gli anni bui, il cambio di coach e il ritorno, ancora sull'erba inglese. Vittoria a Birmingham e wild card per i Championships. Alessandro Mastroluca

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WTA Birmingham, Melanie Oudin (Jan Kruger / Getty Images)
WTA Birmingham, Melanie Oudin (Jan Kruger / Getty Images)

Una sfida contro i dubbi, contro le frustrazioni, contro le esigenze della maturità. Una battaglia iniziata sull’erba di Wimbledon contro Jelena Jankovic. Una battaglia che comincia a finire tre anni dopo sull’erba di Birmingham proprio contro Jelena Jankovic.

Ha 17 anni Melanie Oudin nel 2009, quando si qualifica per i Championships e diventa la più giovane statunitense a raggiungere la seconda settimana dai tempi di Jennifer Capriati nel 1993. Per la prima volta dal Roland Garros 2006 Jelena Jankovic non raggiunge il quarto turno di uno Slam, ma un colpo di calore alla fine del primo set, che comunque vince 10-8 al tiebreak dopo aver salvato sei set point, ne pregiudica la prestazione.

A Flushing Meadows, Melanie commuove il mondo. Arriva a New York da numero 70 del mondo, scende in campo con la scritta “Believe” sulle scarpette, su consiglio del fidanzato dell’epoca, il 15enne Austin Smith, e si arrampica fino ai quarti di finale. La teenager di Marietta, in Georgia, batte quattro russe di fila, manda a casa Anastasia Pavlyuchenkova, Elena Dementieva (oro olimpico a Pechino), Nadia Petrova e Maria Sharapova, allora ex numero 1 del mondo che rientrava dall'infortunio alla spalla. Una vittoria che la costringe a cambiare albergo, perché ha prenotato il Marriott a Manhattan fino agli ottavi e deve spostarsi all’Intercontinental. Quell’anno, gli Us Open scrivono un altro capitolo indimenticabile della loro storia: il trionfo di mamma Kim Clijsters, ultima giocatrice fuori dalle prime 200 ad aver vinto un torneo del circuito maggiore prima del 6-4 6-2 di Melanie a Jelena Jankovic.

“Ero molto giovane” ha spiegato in una recente intervista al Birmingham Mail. “Avevo fatto sempre un passo alla volta da junior e poi, all’improvviso, giocavo torneo così. Era tutto una follia, non credevo che ci fosse così tanto oltre il tennis: esibizioni, fotografie, gli show in tv”. Per gli sponsor è la testimonial ideale. Firma contratti commerciali con Back Office Associates, Air Tran e Virgin Mobile. “In un certo senso tutto questo mi ha distratta dal tennis, anche se non era mia intenzione. Non avevo scelta, tante di quelle cose che dovevo fare non le avevo mai fatte prima”.

Il difficile divorzio dei suoi genitori, John e Leslie, sposati dal 1989, mette alla prova la forza mentale di Melanie. In una dichiarazione giurata, John sostiene che la moglie Leslie l’abbia tradito con il coach della figlia, Brian de Villiers. Aggiunge anche che Melanie sospettava della liaison perché una notte ha telefonato nella camera del coach ed è stata la mamma a rispondere al telefono.

De Villiers, però, che ha seguito Oudin da quando aveva nove anni, continua ad allenarla fino al settembre 2011, al termine di una stagione devastante in cui ha vinto appena 10 partite ed è uscita 13 volte al primo turno. Melanie, che ad aprile 2010 raggiunge il best ranking (n.31) dopo le semifinali a Parigi indoor, si è ritrovata anche oltre la posizione numero 300 del ranking, schiacciata dal peso della notorietà e delle aspettative.
Ha dimenticato a vincere per molto, troppo tempo. Si trasferisce allora in un appartamento della USTA a Boca Raton per allenarsi con Tom Gullikson, ex coach di Pete Sampras, capitano di Davis Usa e gemello di Tim, scomparso nel 1996 per un cancro. Tim è stato un padre, un fratello, uno psicologo e un coach per Pete Sampras. È lui che l’ha preparato a scalare i vertici del tennis e quando durante i quarti degli Australian Open contro Courier qualcuno grida “Vinci per Tim”, che ha appena avuto il primo attacco, Pete scoppia in lacrime e passa al quinto.

“Ma dopo un rapporto così lungo, in genere il primo posto o il primo coach che provi non vanno bene” ha detto a Tennis.com. Così cambia ancora. Prende una camera in affitto a Westchester e continua a pagare il corrispettivo mensile anche dopo averla lasciata per spostarsi al Billie Jean King National Tennis Center a Flushing Meadows, teatro degli Us Open.

Si torna ad allenare sei, sette ore al giorno, insieme a Christina McHale e Varvara Lepchenko. Uno dei suoi nuovi coach, Jay Gooding (l’altro è Jorge Todero), è crudo. “Mi dispiace dirlo, ma chiunque giochi contro di te, adesso pensa di batterti”. Melanie ricostruisce la fiducia un passo alla volta. A Charleston, dove ha dovuto chiedere una wild card per entrare nelle qualificazioni, entra nel main draw e strappa un set a Anabel Medina Garrigues. Vince il primo match in uno Slam dopo il Roland Garros 2010, batte 63 63 la svedese Johana Larsson al Roland Garros, e si proietta con qualche interrogativo in meno alla stagione sull’erba. E il verde di primavera fa rinascere speranze e ambizioni. “Mi sento molto più matura adesso” ha spiegato. “Mi sono ricordata perché ho iniziato a giocare a tennis e ho imparato a non cercare di andare oltre le mie possibilità”.

Alessandro Mastroluca

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