27/09/2012 13:54 CEST - Voti&Cinguettii&Ruggiti in Libertà

Voti&Cinguettii&Ruggiti in Libertà...dite la vostra!

TENNIS_ La nuova rubrica, scritta senza peli sulla lingua si occupa di Marchionne e Fiat, Della Valle e Tods, Chimenti, record fasulli, Serena Williams, Beppe Grillo, Lucia Annunziata e Huffington Post, Renata Polverini. Per tutti i gusti! Ubaldo Scanagatta

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Sergio Marchionne
Sergio Marchionne

Scatta da oggi una nuova rubrica destinata ad attirarsi inevitabilmente critiche e nemici, perché volutamente scritta senza troppi peli sulla lingua.

Non li ho mai avuti, d’altra parte.

Ed ho pagato anche cara questa mia caratteristica ispirata al principio della massima autonomia ed indipendenza di giudizio. Per mantenerla intatta io solo so a quanti favori, incarichi, sponsorizzazioni, privilegi ho rinunciato. Non mi sento un eroe per questo, sia chiaro. Tutt’al più ne sono orgoglioso.

Questo mio atteggiamento, in una società impostata sui rapporti di forza e di consorteria, quando non addirittura di massoneria (fortissima in Toscana) e mafia (con le varie derivazioni regionalistiche che ben conoscete per la Calabria, la Campania e pian piano un po’ ovunque) è stata - perfino all’interno dell’azienda per la quale ho lavorato per oltre 30 anni - sia una forza sia una debolezza. E’ più facile sopravvivere economicamente se si cede a compromessi, si ottengono sponsorizzazioni, ma è anche molto più facile perdere il rispetto dei tuoi interlocutori.

Una rubrica che parte - come questa oggi - si sa come parte, non si sa come e dove arriva. In genere non si sa nemmeno per quanto tempo va avanti. A volte non dipende nemmeno dal suo successo, ma dal tempo che si trova da dedicarci.

Il presupposto è che vorrei cercare di mantenere un equilibrio fra i cinguettii e i ruggiti, anche se per carattere sono certamente più portato ai secondi che ai primi. Comunque discutibili, anzi da discutere, sia i primi sia i secondi, perché fortemente soggettivi ed opinabili. Quel che posso garantire fin da ora è che - come preannuncia il titolo - saranno comunque assolutamente liberi, non condizionati da quei vantaggi che purtroppo è diventato custome nazionale cercare di acquisire accarezzando quel potente o quell’altro, stendendo tappeti rossi a destra e manca.

Sono consapevole anche del fatto che, desiderando parlare e commentare tennis ma non solo senza ritenermi un “tuttologo” ma semplicemente uno che si interessa a quanto vede, sente, osserva, capita attorno, aumenteranno esponenzialmente i commenti critici e probabilmente anche i detrattori. Probabilmente, visto che mi esprimerò anche su terreni meno miei dei…campi da tennis, anche con ragione.

D’altra parte se ho sempre apprezzato Tommasi quando diceva “solo chi azzarda i pronostici li sbaglia”, io aggiungo solo chi ha ed esprime opinioni le può sbagliare. Ho un sacco di difetti: fra questi quello di avere spesso un’opinione. Non credo davvero d’essere il Verbo, anche se in certi settori ritengo d’essere più preparato di altri. Esattamente come ritengo di essere, nella stragrande maggioranza di altri settori, assai meno preparato di altri, di quasi tutti. Mi espongo, consapevole dei rischi che corro. Conto su risposte, commenti, critiche civili, educate. Non darò spazio invece a quelle che non lo sono, avverto. Se usciranno è perché io stesso o qualcuno dei moderatori si sarà distratto.

E una sola critica, anche se espressa in modo civile, avverto fin d’ora, non accetterò: casserò, farò cassare, chiunque riterrà che un qualunque mio parere sia espresso in malafede. Non l’ho mai sopportato, né lo tollererò. I miei pareri possono essere i più sbagliati del mondo, spesso lo sono, ma quando li esprimo è perché la penso a quel modo. Disponibile anche - l’ho fatto tante volte, anche se per carattere con qualche difficoltà all’inizio…sono toscano e polemico per natura, non dimenticate - a rivederli, a convincermi a cambiare rotta.

Ma guai a dirmi che la penso in un modo per una qualche convenienza. Se avessi ragionato in termini di convenienza, avrei lavorato per gli uffici stampa della Federtennis quando e come volevo, per Tele + e Sky, per giornali, per padroni di varia natura. E avrei su questo sito sponsor che in osseqio alla Fit investono tanto nel tennis, ma temono di farlo su Ubitennis (non so se per intima convinzione o perché apertamente dissuasi, forse l’una e l’altra cosa).

Avrei - se mi fossi comportato diversamente - potuto assicurare un futuro migliore oltre che a me stesso, ai miei incolpevoli collaboratori, che spesso si ritrovano ostracizzati perfino quando chiedono un accredito a un evento organizzato dalla Fit e non possono né lavorare né guadagnare, né addirittura divertirsi a seguire lo sport che amano.

A volte inevitabilmente nei loro confronti, e della mia famiglia, mi sento in discreto imbarazzo. Sapesse quante volte mia moglie, la mia famiglia, mi ha rimproverato di non essere stato più…flessibile, più duttile, più arrendevole, più morbido. Ma sono stato coerente in questo per tutta la mia vita, e non mi parrebbe giusto adesso tradire me stesso e i miei principi. Non riuscirei a farlo. Ciò non significa che, per carità, io non abbia commesso errori, anche gravi, di comportamento, eccedendo in alcuni atteggiamenti…talebani nei confronti di quello che io ho sempre considerato malcostume imperante e purtroppo dilagante. Più mi accorgevo della palese indifferenza di altri che privilegiavano il quieto vivere, e più mi scaldavo, mi scaldo.

Vedi nella politica nazionale le figuracce insostenibili di un Premier malato di Bunga Bunga e circondato vergognosamente dai Lele Mora e soci, le degenerazioni bossiane dei leghisti di seconda generazione, dal Trota agli altri parenti ed amici, dalla sfacelo morale ed economico che emerge a tonnellate di liquame dalle Regioni Sicilia, Lazio, Campania con tutte le altre magagne che verranno fuori, l’attaccamento viscerale alle poltrone dei vecchi notabili del Pd, da D’Alema, Veltroni in giù, il qualunquismo dei Di Pietro, Grillo, il finto perbenismo dei Casini, il disgusto per i tipi alla Lisi - vadano o meno poi a rifugiarsi in convento - o come i Trimalcioni romani alla Fiorito (che trova spazio da Vespa), con le coperture più o meno mascherate delle Polverini (che lo ha trovato da Floris), le sparate mediatiche dei Santoro, le guerre editoriali fra il Gruppo l’Espresso e la RCS, le baruffe imprenditoriali di basso cabotaggio fra Marchionne e Della Valle, ma vedi anche la vergognosa situazione in cui si dibatte lo sport italiano, in cui si pretende di attribuire i valori etico-sportivi a seconda delle medaglie conquistate o non conquistate in un’Olimpiade, quando ciò di cui si dovrebbe tener conto è tutt’altro. Si nomina un ministro dello sport che a tutt’altro che allo sport è interessato e competente, non si esercita alcun serio controllo sulle federazioni (tutte eh, non solo quella del tennis), ovunque controllanti e controllati sono di qua e di là, ovunque si fa e si disfa senza render serio conto economico a nessuno (se lo fanno anche i consiglieri di una Regione Lazio non è mica una giustificazione), così passano sotto silenzio inchieste ben documentate come quella apparsa su Il Mondo, libri come La Casta di Stella e Rizzo battono tutti i record di vendite, ma nulla cambia, ogni tipo di denuncia, comprese quelle di Ubitennis - ci mancherebbe! E chi si è mai illuso? - cade nel vuoto, nel silenzio più assordante.

I media sono in buona parte conniventi, la sopravvivenza delle testate e dei lavoratori d’altra parte è anch’essa un bene cui non si può rinunciare a cuor leggero. Guai a fare un’inchiesta che può mettere in crisi i rapporti di convenienza, di alleanza, con i poteri forti. I giornalisti che oggi arrivano a dirigere i giornali sono più manager che giornalisti, sono quelli che - al di là delle copie tirate e vendute, più o meno - non importa se sanno scrivere o meno, ma sono in grado di sedurre i grandi investitori pubblicitari, le aziende, inventandosi gadgets, “panini”, cinici abbastanza da sacrificare il prodotto giornalistico e la sua credibilità, per accaparrarsi prioritariamente i favori di quello o quell’altro sponsor. Chi porta soldi fa più carriera di chi è un bravo giornalista, niente stupidi romanticismi. E se un giornalista è bravo al desk, al computer nel fare surf sul web e consente all’azienda di risparmiare l’invio di un giornalista sul teatro dell’azione, meglio: chissenefrega della qualità. Bisogna prima di tutto far quadrare i conti (il che non mi scandalizza, sia chiaro, è giusto. Se non che spesso gli sprechi per investimenti sbagliati sono enormi, mentre i risparmi per certe “corrispondenze” sono ridicoli e non di rado pure “politici”).

Gli altri giornalisti, i non direttori sono mini-ingranaggi di una macchina, quella del potere, che può stritolarli facilmente, rimuoverli, se prendono troppo rischi, se dimostrano troppa personalità. Così tutto si appiattisce, le forti personalità vengono soffocate, anche in tempi di blog e di internet, i giornalisti più pronti a trasformarsi in maggiordomi mantengono il posto di lavoro meglio e più a lungo di altri e…poiché così fan tutti, non arrossiscono neppur più davanti allo specchio, quando invece dovrebbero farlo. Meglio sposare le tesi, i diktat dei padroni.

Poi però si seccano, diventano suscettibili, quando si sente dire - da più parti - che i giornalisti sono una …brutta categoria. Un giudizio, invece, che mio malgrado mi sento dolorosamente di condividere appieno. Per la stragrande maggioranza, sia chiaro. Non per tutti. Ci sono anche alcuni luminosi esempi di giornalisti tutti d’un pezzo. Pochi ma ci sono. Quelli che conosco per me sono dei miti. Oggi più che mai. Ne ho conosciuto altri che hanno fatto di tutto per ostacolare quelli più seri, quelli che bussavano alle porte di tutti i direttori pur di ottenere privilegi e incarichi personali. Che schifo.

Il risultato finale è purtroppo che tutti, in genere e con pochissime eccezioni, sembriamo sempre più rassegnati a subire. Per quanto mi riguarda, finchè avrò la forza per tempestare la tastiera con i miei vecchi polpastrelli, andrò diritto per la mia strada, con cinguettii e ruggiti, fiero della mia libertà. Vorrei solo aver visto meno tennis e letto più libri per poterla esprimere con maggior cultura e cognizione di causa. Forse è tardi per rimediare, dopo 129 Slam, 40 Internazionali d’Italia e tanto altro tempo trascorso (buttato? Il dubbio mi assale spesso e vigliaccamente non rispondo) a seguire i tic-toc di palline prima bianche, ora gialle, domani chissà.

Voti&Cinguettiii&Ruggiti in Libertà (con la Elle maiuscola).

Franco Chimenti: 2

Non vale solo per il tennis. Qualsiasi elezione con un solo candidato è una sconfitta per quello sport. Franco Chimenti è stato rieletto per la quarta volta Presidente della Federazione Italiana Golf. Quattro volte? Ma basta! Il presidente della federtennis americana va a casa dopo 2 anni, dopo due anni “coperti” prima come vice per fare esperienza. In Italia c’è il vizio di incatenarsi alle poltrone. E nello sport è quasi più brutto che nella politica. Basta!

Nell’Assemblea Nazionale per il rinnovo della cariche elettive del golf, Chimenti, candidato unico, ha ottenuto il 92,90% dei voti (2.476 voti su 2.665). Alta la partecipazione all’Assemblea con 325 aventi diritto al voto, pari al 94% del circoli, per 2.750 voti. Se non lo votavano rischiavano la “scomunica” come i circoli di tennis che non votano Binaghi?

Lucia Annunziata: 2

L’asservimento al potere consiste anche nel mostrarsi (e forse sentirsi) privilegiati quando la propria testata ottiene un’intervista esclusiva (quindi un’attenzione) da un “potente”…che per solito pretenderà poi qualcosa in cambio (implicitamente o esplicitamente). Ciò stride soprattutto quando quel potente lo si è contestato e criticato per tutta la vita. Lucia Annunziata non è mai stata una fan di Berlusconi, ne è stata una delle più acerrime contestatrici, eppure oggi, quando lancia l’edizione italiana dell’Huffy Post, si legge su Repubblica: “La versione italiana del sito-blog più famoso degli Stati Uniti debutta oggi con un’intervista a Silvio Berlusconi, la prima che l’ex premier ha concesso in esclusiva a un giornale on line”. A voi pare un bell’inizio? A me no. Tappeti rossi ai potenti, di qualunque matrice siano, e lecchini d’oro, sono vizi dei media contemporanei - nei settori della politica come dello sport - che mi fanno ribrezzo.

Della Valle e Marchionne: 4

Quando due “personaggi” di indubbia statura manageriale si accapigliano a suon di battute nazionalpopolari, come due ragazzotti di strada o cabaret, resto perplesso. Quando due litigano di solito i torti vanno suddivisi. Nel caso di Della Valle e Marchionne…hanno ragione tutti e due. Ma il voto di entrambi è fortemente insufficiente.

Anche perché, al di là delle frasi usate, purtroppo entrambi sembrano avere ragione, il che è pure peggio. Ha ragione Della Valle quando dice, a fronte della FIAT che dopo aver usufruito per anno della benevolenza-condiscendenza dei vari governi italiani, e di molti salotti, tende a svicolare sugli impegni presi o da prendere: “Marchionne ci prende in giro”. Ha ragione Marchionne quando dice: “Con quello che Della Valle spende in un anno per la ricerca noi ci facciamo solo un pezzo di parafango”. Ha ragione Della Valle quando dice: “Se non si è capace di innovare, di fare prodotti nuovi, è impossibile venderli”. Ha ragione Marchionne a dire: “Un conto è fare borse, un altro è progettare auto”.

Ma abbiamo ragione noi a dire che due personalità di questo tipo non dovrebbero scendere a questi livelli. Anche se così facendo fanno la fortuna dei giornali. E, forse, di loro stessi se resta vero il detto: “che si parli di me, anche male, purchè se ne parli”.

A quelli che…enfatizzano record dubbi: 5

Come ho scritto tante volte, attirandomi critiche ed ironie tanto dai tifosi di Federer che da quelli di Nadal, i numeri vanno sempre letti con intelligenza, misurati e interpretati. L’ultimo esempio?

Partiamo da un vecchio esempio per chiarire come la penso. Inorridii nel constatare che Francesca Schiavone - è un esempio da me fatto più volte - era sbarcata sulle prime pagine dei quotidiani sportivi perchè aveva vinto lo straordinario torneo di Bad Gastein battendo nientemeno che la Weisburger, mentre invece erano finiti in una serie di brevi-flash superstriminzite i risultati della stessa Schiavone che aveva dominato a Mosca 2005 una dopo l’altra Kuznetsova, Dementieva e Mauresmo a Mosca, lasciando loro pochissimi games e manco lo straccio di un set.

Lo consideravo un insulto all’intelligenza dei lettori, un tradimento dei valori tecnici che in uno sport dovrebbero sempre essere prioritari, quando non esaltati. Si fosse scritto, in una pagina interna: “Finalmente la Schiavone ce l’ha fatta a vincere un torneo” e più in basso “Dopo sette finali perse, sfata un tabù”, allora avrei capito. Si sarebbe privilegiata la storia, ma con equilibrio. Lì sembrò invece che avesse Wimbledon, o Parigi (com le sarebbe successo più tardi meritando giustamente titoloni, prime pagine, milioni e - meno giustamente - anche 400.000 euro extra elargiti demagogicamente dal presidente federale.

E ora l’esempio di titoli e record che mi convincono di meno e al quale affibbio un cinque di…benevola comprensione. “E’un’Italia da primato” E sotto: “Nell’anno d’oro azzurro, la doppia finale va male etcetera etcetera”. Nell’articolo e nei numeri si legge delle finali record, 15, giocate dagli italiani nel 2012, con una vittoria e cinque finali perdute fra gli uomini, sei vittorie e tre finali perse fra le donne. Lì per lì esulto anch’io, e mi congratulo con tennisti/e italiani/e capaci di tanto.

Poi però mi permetto anche una riflessione e un interrogativo ulteriori: di quali tornei stiamo parlando? Di Slam, di Masters 1000, di tornei da 500.000 euro?

E’ giusto, è corretto nei confronti di un lettore, presentare le cose a quel modo? O lo prendiamo per il naso? O facciamo, come farebbe peraltro una qualsiasi federazione sportiva, della sana (? O insana?) propaganda?

Si deve parlare di anno d’oro del tennis italiano, o piuttosto di anno d’oro (indiscutibilmente) di Sara Errani (10)? Direi anche un anno d’argento o simil-oro per Roby Vinci (9), ok? Il tutto mentre per ragioni, anagrafiche e fisiche diverse, Schiavone (5) e Pennetta (6) sono purtroppo scese in basso…

Di 9 finali donne cinque sono della Errani, ma una solo è di Slam e di grande torneo, al Roland Garros: valgono, per intendersi a mio avviso, molto di più la semi all’US Open e i quarti in Australia che non vincere Acapulco, Barcellona, Budapest e Palermo. Chiaro? Così come mi esalta molto di più il “quarto” raggiunto dalla Vinci all’Us Open che la sua vittoria nel torneo di Dallas o quella della Schiavone a Strasburgo. Ci siamo capiti? Poi, mi fa piacere che Flavia abbia fatto due finali fra Auckland e Acapulco, pur perdendole, ma non raggiungo l’orgasmo per quello e ritengo quasi disinformativo, distorcente, parlare di annata record, di anno d’oro indiscriminatamente. A chi vogliamo buttare fumo negli occhi?

Passiamo al capitolo maschi: 5

Dopo 9 mesi tutt’altro che esaltanti per il nostro tennis maschile riusciamo a stento a piazzare un nostro giocatore, Seppi (8), fra i primi 25 del mondo, e un altro, Fognini (7), a stento anch’esso fra i primi 50. Sugli altri sul momento tralascio di esprimermi, principalmente perché loro fanno quel che possono, da Volandri (8) che anzi alla sua età ha avuto un bel coraggio ed un gran orgoglio a rimettersi a pedalare, a Starace (5+), a Lorenzi (6-), a Bolelli (4,5) a Cipolla (6,5), a Giannessi (5). Mica è colpa loro se non possono dare di più. A Quinzi, semmai, do invece un bell’8+. Vincere il Bonfiglio, essere sempre fra i migliori junior con due quasi tre anni d’anticipo è promettente.

Ma il ranking maschile la dice lunga sulla situazione del nostro tennis, altro che annata d’oro. Se noi avessimo giocatori classificati fra i primi 20 del mondo - cosa che non accade più da metà anni ’90 e Furlan, tra l’altro per brevissimo periodo - loro limiterebbero al massimo l’attività nei 250.000 euro per dedicarsi invece ai tornei più importanti. Ergo probabilmente raggiungerebbero molte meno finali. In quel caso dovremmo dire che si è trattato di un anno deludente? Che l’anno d’oro resterà negli annali il 2012? Lasciatelo dire a Binaghi, che si gioca le sue carte di credibilità spacciando dati poco credibili, ma sui quali in tanti (il 95% delle società che non possono votare altri?) cascano come polli. Ma almeno i giornalisti più preparati non cadano in questi equivoci, non si rendano complici di trappole tese agli incompetenti. Mille volte meglio avere 3 o 4 giocatori fra i primi 20 come hanno avuto recentemente francesi e spagnoli (anche se non ci fossero stati i n.1 o n.4/5 Nadal e Ferrer) anche se per ipotesi non vincessero mezzo torneo ma si qualificassero spesso nelle semifinali o anche nei quarti dei grandi tornei, piuttosto che avere chi arriva in finale a San Paolo o a Bucarest. Io la penso così, chi dissente si esprima.

Renata Polverini 4

Ci ha messo una settimana per dare delle dimissioni che in un Paese serio, quindi non l’Italia, un altro avrebbe dato dopo un giorno. Non sapeva nulla, non vedeva nulla, è cascata dal pero. Il suo voto non è 3 o 2 perché quello lo meritano i consiglieri regionali in blocco.

Serena Williams 6

“Le altre sono a Tokyo e io invece faccio shopping”. Serena può permettersi di fare quello che vuole. Le sirene di Armani alle sue orecchie devono essere risultate irresistibili. E poi c’è il nuovo fidanzato, Patrick Mouratoglou, che abita in Europa, che ha una scuola a Parigi, che preferisce incontrarla dalle nostre parti piuttosto che in Estremo Oriente. Serena è la più forte tennista del mondo. Ha passato i 31 anni, ha guadagnato tutto quel che ha voluto, ha dato tanto al tennis, prenda dalla vita quel che più le aggrada. Anche se sono gioielli, vestiti, feste ed amore. Se li merita. Ed è pure molto simpatica.

Ubaldo Scanagatta

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