26/09/2012 17:46 CEST - Rassegna nazionale

Murray e Lendl, quanto conta il coach? (Semeraro)

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Murray e Lendl, quanto conta il coach? (Stefano Semeraro, lastampa.it)

Quanto vale, quanto conta coach nel successo di un giocatore? Il caso di Andy Murray è, come si dice, da “scuola”, e ha riaperto la discussione. A secco di successi veramente pesanti fino alla scorsa stagione, da quando ha ingaggiato Ivan Lendl lo scozzese ha decisamente cambiato marcia. Finale a Wimbledon, oro alle Olimpiadi, trionfo agli Us Open, con addirittura una chance di arrivare al n.1 alla fine dell’anno. Tutto merito di Ivan il Terribile? «Credo che prima o poi uno Slam Andy avrebbe finito comunque per vincerlo – ha azzardato Chris Evert, che oltre ad essere stata una fuoriclasse assoluto è figlia di un grande coach – ma non c’è dubbio che l’aiuto di Lendl abbia velocizzato il processo. Ivan non fa mai trasparire le sue emozioni, non applaude. Mette una grande intensità in quello che fa, ma senza darlo a vedere, la sua personalità è stata una chiave per i successi di Murray. Andy si deprimeva troppo, e questo influenzava il suo tennis. Ivan ha impedito che succedesse, gli ha dato equilibrio mentale».

Per Toni Nadal, l’uomo che da sempre sta al fianco di Rafa Nadal, la questione è leggermente diversa. «Avere Lendl in tribuna ti dà una certa tranquillità. Sicuramente ha dato un contributo, ma Andy è sempre stato un candidato sicuro a vincere uno Slam. La persona che ha influito di più su di lui, però, è sicuramente sua madre, che è una grande allenatrice». Opinioni a confronto, entrambe rispettabili. Negli ultimi anni venti anni la figura del coach professionista nel tennis è salita alla ribalta, moltiplicando le sue funzioni, differenziando i suoi profili e le sue competenze, a volte confondendosi (più o meno pericolosamente) con quella di personaggi che con un allenatore vero e proprio, competente e preparato, hanno poco a che fare.

Un coach di qualità è sicuramente un aiuto per un tennista “in progress” e anche per chi ormai ha raggiunto alti livelli, incappare in figure meno qualificate e senza scrupoli può rappresentare un pericolo. Da due anni è però nata la GPTCA (Global Professional Tennis Coach Association), una associazione che si propone di formare in maniera professionale la figura del coach tennistico e la cui serietà è stata certificata dall’Atp. I suoi fondatori-presidenti sono appunto Toni Nadal, Dirk Hordoff e il nostro Alberto Castellani, e fra i suoi membri compaiono un altro coach italiano di grande successo, Claudio Pistolesi e molti nomi storici: da José Perlas, il coach storico di Carlos Moya (e oggi del nostro Fognini), Gunther Bresnik (ex coach di Boris Becker), Boris Sobkin (Youzhny), Patrick Mouratoglou (Baghdatis, Serena Williams), Alan Ma (uno dei pionieri del coaching in Oriente) e tantissimi altri. Tutti coach di grande preparazione e competenza, provenienti da esperienze diverse, grazie ai quali il concetto di “insegnare ad insegnare”, nel tennis di alto livello assume un significato diverso, più profondo. Per chi aspira a diventare un coach serio, un’occasione importante di confrontarsi e crescere professionalmente che vale la pene segnalare anche in questo spazio. La GPTCA organizza corsi in tutto il mondo, da Monaco a Singapore, da Bangkok a Pechino, e dal 28 al 30 maggio anche in Italia, a Bettona, in provincia di Perugia, chi è interessato può cliccare sul sito dell’associazione www.gptcatennis.org

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