23/11/2012 20:52 CEST - Personaggi

Giocate a tennis, non fate la guerra

TENNIS - Nadine Fahoum e suo fratello Fahoum Fahoum sono stati i migliori prospetti del tennis israeliano. Sono arabi musulmani. E stanno usando lo sport per migliorare la convivenza tra israeliani e palestinesi. Alessandro Mastroluca

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Nadine Fahoum
Nadine Fahoum

Un ragazzo di 17 anni alza al cielo una torcia. Non è una torcia comune, è una delle 12 che rappresentano le tribù di Israele. Non è un giorno comune: è il 12 maggio 2008, si festeggia il sessantesimo anniversario della nascita dello stato di Israele. Non è un ragazzo comune. Insieme a sua sorella è una delle migliori promesse del tennis nazionale. Ma soprattutto quel ragazzo, Fahoum Fahoum è musulmano. Fa parte della minoranza di cittadini israeliani di origine araba. Con sua sorella Nadine, di due anni più grande, e con tutta la sua famiglia sta provando a usare il tennis per migliorare la coesistenza e la conoscenza reciproca tra israeliani e palestinesi.

Nadine, numero 1 israeliana under 14 e under 16, ha continuato a giocare e studiare negli Usa: prima all'Old Dominion College in Virginia (diventando la matricola dell'anno della Colonial Athletic Association) poi alla Duke. Si laurea in scienze politiche ma decide di tornare in patria e lavorate con gli Israel Tennis Centers (ITC), a partire dalla sua città, a Haifa.

Proprio a Haifa e a Yokneam sono stati temporaneamente trasferiti 125 bambini, con i loro coach, dai centri di Beer Sheva, Ashqelon e Ofakim, chiusi dall'inizio della crisi di Gaza perché minacciati dai missili palestinesi che hanno dato inizio alla crisi di Gaza. Ancora la mattina del 22 novembre, sono risuonate per due volte a Ashqelon, a nord della Striscia di Gaza. Ma la tregua, firmata anche grazie alla mediazione di Usa e Egitto, regge.

Nell'ultima settimana sono stati diversi gli scontri in Cisgiordania tra le forze di sicurezza israeliane e i giovani palestinesi che protestavano contro l'offensiva israeliana. "Chiedo a tutti di rispettare l'accordo e di comportarsi di conseguenza" ha detto il primo ministro di Hamas Ismail Haniyeh.  "Con la vittoria di ieri la minaccia israeliana di invadere Gaza è svanita per sempre", ha proseguito il premier di Hamas, affermando che ora il "nemico ci penserà a lungo prima di coinvolgersi in un'altra guerra nella regione". Una guerra che anche qualche israeliano coraggioso inizia a denunciare, come Guy Davidi, regista che insieme al collega palestinese Emad Burnat ha girato il documentario “5 Broken Cameras” sulla resistenza non violenta degli abitanti di Bil'in, un villaggio della Cisgiordania minacciato dall'occupazione dei soldati israeliani.
 
Più dura la posizione del premier israeliano Benjaimin Netanyahu: "Israele ha deciso di dare un'opportunità al cessate il fuoco", ha commentato il premier israeliano Benjamin Netanyahu, secondo quanto riporta il Jerusalem Post. Ma se la tregua a Gaza sarà violata potrebbe agire con ancora maggiore durezza.

“Dobbiamo imparare fin da piccoli a vivere insieme, quando ancora non si sono formati i pregiudizi” dice Nadine. “Per questo i programmi di coesistenza agli ITC sono così importanti”.

Crescere a Haifa
A Haifa, Nadine pratica qualsiasi sport: basket, scherma, nuoto, judo, perfino gli scacchi. A nove anni prova il tennis. È amore a prima vista. Dopo due mesi, si allenava già quattro ore al giorno. “Ero sempre l'ultima a lasciare il campo. I miei genitori dovevano supplicarmi per farmene andare” ha detto”. Sua madre, Wafa Zoabi Fahoum, è avvocato ed è stata a capo della Beit Hagefen, un'organizzazione no-profit che lavora per migliorare le relazioni tra ebrei e arabi. Con suo marito Anan, prende una coraggiosa decisione: iscrive sua figlia in una scuola ebrea, la prestigiosa Reali Hebrew School. Non ci sono altri studenti arabi oltre Nadine.

“Non l'ho mai notato” ha raccontato. “Mi sentivo benvenuta quando stavo con gli altri studenti ebrei. Ho sempre sentito entrambe le posizioni, quella ebrea e quella araba, e di volta in volta cercavo di capire cosa fosse giusto e cosa no. Così è più facile avere chiaro il quadro completo della situazione”.

A nove anni, Nadine inizia a giocare all'Haifa Tennis Center: ancora una volta, sono tutti ebrei tranne lei. Ma Nadine è la più brava di tutti. C'è un solo avversario con cui presto rinuncia a giocare. Suo fratello Fahoum. “Finivamo spesso per picchiarci alla fine delle partite: non era divertente, abbiamo smesso” ha raccontato. A 11 anni vince il suo primo campionato nazionale. “Sapevo che dovevo essere la migliore altrimenti nessuno mi avrebbe notato” ha detto. “Non importa chi o cosa sei. Qui devi essere il migliore perché qualcuno si accorga di te. E per un arabo è più difficile, perché siamo una minoranza”.

Uguali ma diversi
Fahoum ha sette anni e Nadine nove quando vengono trattenuti a lungo all'aeroporto. Stanno partendo insieme a una serie di altri giovanissimi tennisti israeliani per giocare dei tornei all'estero. “Erano tutti bambini. Avevano tutti passaporti israeliani. Ma a loro hanno fatto domande diverse”. Wafa ha guadagnato un tale rispetto nella comunità come avvocato esperto di diritti umani che l'allora presidente Shimon Peres la chiama personalmente dopo l'episodio. Poco dopo, Wafa viene chiamata a tenere lezioni agli impiegati della El Al e dell'aeroporto su come trattare con le minoranze.

“Mi è capitata la stessa cosa quando avevo 15 anni” aggiunge Nadine. Stava venendo in Italia con la nazionale olimpica giovanile. “Ci sono volute cinque persone per controllare il mio passaporto. Mi hanno chiesto da dove venivo, chi erano i miei genitori e che scuola avevo frequentato”.

La scena si ripete anche all'estero, all'aeroporto JFK di New York. Gli addetti alla sicurezza notano il nome di Nadine Fahoum e chiedono di poter ispezionare il suo bagaglio. Nadine viaggia con i suoi compagni di squadra: “Siamo tutti uguali” dice l'allenatore, “se controllate il suo bagaglio dovete controllare anche i nostri. Controllateci tutti o lasciateci andare”. La lasciano andare.

Nadine e Fahoum, testimonial per la pace
Nadine e Fahoum capiscono che la loro esperienza può essere utile. Nel 2007 Fahoum fa parte della seconda delegazione del Project Triumph: un gruppo di ebrei e di palestinesi di Haifa vengono portati a Los Angeles per tentare un approccio nuovo alla risoluzione del conflitto. “Mi piace mettere in contatto tra di loro persone che non hanno familiarità con il punto di vista dell'altro” dice Fahoum, che lo scorso dicembre è stato invitato a parlare durante una conferenza sulla comprensione inter-religiosa. “Lo vedo come una grande opportunità di usare le mie qualità per mostrare alle persone i lati positivi e negativi della loro visione”.

“Quello che vedo”, aggiunge Nadine, “è che non esistono ragioni per combattere. Quando non parli con l'altra parte, non sai cosa stanno pensando, e inizi ad aver paura di loro. L'interazione aiuta molto”.

I genitori di Nadine e Fahoum sono coinvolti nella Freddie Krivine Foundation, o-existence and Equal Opportunity for Jewish and Arab Children in Tennis, associazione no-profit che porta avanti brevi programmi coesistenza scolastica tra arabi e ebrei e ha creato impianti per il tennis in dieci comunità per aiutare giovani di provenienza araba con uno staff misto di coach israeliani e palestinesi. Krivine è morto nel 2005, a 84 anni, e ora l’associazione è gestita da sua figlia Jane. 

Nadine, con Fahoum e sua madre, ha portato bambini arabi di Jisr az-Zarqa e bambini ebrei di Cesarea a giocare insieme a tennis. “Si conoscono, si divertono” ha detto Nadine. “Vanno a casa e pensano, 'però, non sono così male'. Così forse in futuro potremmo risolvere i nostri problemi”.

Alessandro Mastroluca

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