19/12/2012 17:40 CEST - APPROFONDIMENTO

Il Diritto: tre Maestri ed un Allievo

TENNIS - Con il servizio è il colpo da cui ogni top-player non può prescindere. Tre grandi, diversissimi esempi (Federer, Nadal e Gonzalez) ed uno che grazie al lavoro sul diritto è diventato grande (Andy Murray). Karim Nafea

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Roger Federer (Photo by Al Bello/Getty Images)
Roger Federer (Photo by Al Bello/Getty Images)

Il diritto è il colpo, insieme al servizio, da cui un tennista non può prescindere per avere successo ai giorni nostri. Come per il servizio, la naturalezza e la semplicità sono alla base di un buon diritto. Il timing nel combinare tutte le componenti di spinta è fondamentale e, se non si è dotati di un diritto naturale, difficile da acquisire.

Servizio e Diritto
Iniziò con Kramer e si sviluppò come tattica onnipresente nei “playbook” tennistici: sfruttare la velocità della prima e spingere, entrando in campo, col diritto.
Evolutosi nel più moderno “Servizio e colpo di rimbalzo” è un processo aggressivo che, tuttavia, permette di mantenere il rischio sotto il livello di guardia; soprattutto ha cementato l’importanza del diritto nel bagaglio tecnico di ogni giocatore. Un colpo che garantisce (quando ben fatto) grande varietà, spinta ed ottima velocità di palla anche in situazioni difficili (palle basse e/o lontane dal corpo): un must.

“Il colpo migliore nel nostro sport”
Così lo definì, in un Federer-Blake all’US Open 2006, John McEnroe. Uno dei singoli colpi più devastanti mai visti nel tour; lineare, così semplice da sembrar facile, bello e terribile come la mattina e la notte (cit). Il diritto di Federer ha segnato gli ultimi dieci anni in maniera indelebile.
Vale, per lo svizzero, lo stesso discorso che Sean Foley fece parlando di Tiger Woods;
“Quando un’atleta è così esplosivo e così flessibile riesce a far muovere la testa della racchetta ad una velocità e con un’accelerazione semplicemente diversa”
Timing e punto d’impatto impeccabili, presa eastern leggermente personalizzata (spostata di qualche millimetro verso la semiwestern) che gli permette di imprimere rotazioni e di spingere (quasi) piatto con la stessa efficacia, ottimo equilibrio nell’uso di open e neutral stance (soprattutto dentro al campo e sui colpi che vuole seguire) che permette una varietà di soluzioni limitata solo dall’immaginazione, ottima rotazione del piano delle spalle e grande intrarotazione del braccio.
Signore e Signori, il diritto in tutta la sua magnificenza.

“It Came from Outer Space” 
Questo non è solo il titolo del primo film della Universal ad essere girato in 3D (la traduzione italiana è “Destinazione… Terra!”) ma è anche il modo migliore per descrivere la furiosa sbracciata con cui Nadal violenta la pallina.
Alieno. Un diritto che, come quello di Federer, ha marchiato il tennis contemporaneo incarnando e accentuando, se possibile, le differenze tra i due. Tanto è fluido, naturale e lineare quello dello svizzero tanto è strappato e complesso quello dello spagnolo. Ne parlò con dovizia di particolari Luca Baldi.
Rimarrà impressa non tanto la versione “canonica” del diritto (con il finale intorno alla spalla destra, che usa quando deve spingere con meno rotazione) ma quella personale ed inimitabile, con finale sopra la testa e spinta verso l’alto che gli permette di generare rotazioni pressoché ingestibili. Nadal colpisce sempre con una open stance, più o meno accentuata, con una particolarità: carica e ricade sempre sulla gamba sinistra, come conseguenza del finale “alto” (essendo mancino dovrebbe caricare sulla sinistra e ricadere sulla destra).
La presa è una full-western, molto adatta alle rotazioni, il che lo costringe a compensare, sulle palle basse, aumentando ulteriormente la velocità della testa dell’attrezzo. Non che sia un problema.

“Sta mano pò esse pietra e pò esse piuma”
Fernando Gonzalez è stato numero 5 del mondo ed ha raggiunto la finale dell’Australian Open nel 2007 grazie ai miglioramenti tattici e tecnici (sul rovescio) impartiti da Larry Stefanki. La prima cosa che il coach americano disse, parlando di Gonzo, fu “sarebbe un reato toccare il suo diritto”.
E lo sarebbe stato davvero.
Il diritto di Fernando era dinamite pura, un perfetto connubio di velocità e rotazione. La posizione aperta delle gambe e la presa semi-western sono l’unica cosa “normale” di questo processo. Ciò che si può facilmente notare è l’ampiezza del movimento: in fase d’apertura la racchetta viene portata molto indietro e in alto rispetto all’asse del corpo. Questo permetteva (ci manchi anche tu, Gonzo) al cileno di generare velocità ed accelerazione insensate. Prima dell’impatto la racchetta viene portata sotto il livello della palla in modo da colpire, in modo corretta, dal basso verso l’alto. La rotazione esplosiva del busto e la velocità di braccio, unite ad un impatto perfettamente proiettato in avanti rendevano possibili queste cose.

“Benvenuto, Mr. Lendl”
La dimostrazione dell’importanza del diritto l’abbiamo avuta quest’anno. Il diritto di Murray è stato una delle sorprese dell’anno: finalmente aggressivo, riusciva, dopo aver costretto l’avversario ad accorciare sulla prediletta diagonale rovescia, a capitalizzare. Il lavoro fatto con Lendl ha aiutato lo scozzese a limare quei piccoli dettagli che rendevano il suo diritto poco efficace ad altissimo livello.
Un diritto perfettamente in linea con quella che è la consuetudine: presa semi-western e posizione open più o meno accentuata a seconda del caso. Molto spesso, però, i limiti caratteriali (se non scomparsi, decisamente limitati dalla cura Lendl) lo portavano ad arretrare  sul campo e a limitarsi, dalla parte del diritto, a mettere la palla in campo (Murray nel 2010).
Gli accorgimenti, tattici e di atteggiamento generale, hanno avuto tre, apparentemente insignificanti, conseguenze tecniche:
- Distensione del braccio all’impatto, la tendenza a piegare il braccio al momento dell’impatto, anticipando la rotazione interna del braccio rispetto alla spalla, toglieva spinta e profondità al colpo
- Posizione leggermente meno frontale in fase di spinta che ha permesso una maggiore rotazione del busto
- Avanzamento del punto d’impatto.

Delle tre, l’ultima è quella fondamentale. Benchè la differenza sia stata minima, il punto d’impatto più avanzato ha permesso a tutte le componenti di combinarsi garantendo maggiore penetrazione e pesantezza.

Karim Nafea

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