17/01/2013 11:35 CEST - Rassegna nazionale

Implacabile Sharapova: vince ancora 6-0 6-0 (Crivelli). Con Andreas e Roberta, l’Italia che non molla (Giua). Sharapova, dolce o amara? (Semeraro)

17-1-2013

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Implacabile Sharapova: vince ancora 6-0 6-0 (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Parafrasando quella celebre scena cinematografica, la noteranno di più per i due 6-0 6-0 consecutivi oppure per i 200.000 (e più) followers che in appena 48 ore le si sono dedicati su Twitter? Lei, Maria Sharapova, altera regina e attrice consumata, intanto non si fa mancare nulla: erano 28 anni, dalla Turnbull 1985, che una giocatrice non compilava due turni di uno Slam, mentre il travolgente affetto che le hanno riservato i fan non appena ha varcato la soglia dei social network è solo l'ultima ascensione al cielo dell'icona più glamour dello sport.
Senza pietà Dopo la Puchkova, anche la giapponesina Doi viene travolta senza riguardi in 47 minuti, con il ricordo poco consolante di un unico vincente (a 16) in tutto il match. Masha è così agonisticamente in trance che nel game finale se la prende perfino per una chiamata sbagliata: «Ero concentrata su ciò che dovevo fare, quando vai subito così avanti nel punteggio poi può essere difficile mantenere il momento. E conoscevo poco della mia avversaria, se non che è un po' più bassa di me (battuta neppure troppo simpatica, 1.87 a 1.59, n.d.r.), dunque ho giocato ogni punto come fosse il primo». E guai a suggerirle se non fosse il caso, ogni tanto, di togliere il piede dal gas: «No, quando ti stai procurando le tue chance, quando vedi una porta aperta, ti ci devi infilare».
Che sfida E forse rimanere in campo meno di due ore complessive in due turni non le sarà d'aiuto nel prossimo passo, quando l'asticella si alzerà di molto per la sfida choc contro Venus Williams, che di game ne ha concessi sette e ha fatto innamorare per il vestitino multicolore. «Certo, mi aspetto un match di feroce intensità — commenta la Sharapova — ma non mi dispiace aver giocato così poco, ho cercato di non concedere occasioni. Per continuare ad imparare».
Principiante A lezione, e non per finta, Masha è andata prima di approdare su Twitter tra squilli di tromba e seguaci adoranti: «Sono una principiante, ho ancora tante cose da imparare, ho appena cominciato a seguire cose e persone, ma è incredibile pensare che già così tanta gente si sia interessata a ciò che faccio, ormai la nostra vita è scandita dai notebook e dai telefonini». Ai followers, però, le canta subito chiare: «Non pensino di trovarmi collegata ogni minuto (…)

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Con Andreas e Roberta, l’Italia che non molla (Claudio Giua, repubblica.it)

Un uomo, una donna. Loro c'erano rimasti dopo la falcidie degli italiani al primo turno degli Australian Open. E loro ci portiamo al terzo turno al termine dei match di oggi che la dispettosa dea del tabellone ha deciso fossero contro i soli uzbeki del lotto. Andreas Seppi ha fatto il dover suo contro un avversario giustamente temuto, quel Denis Istomin responsabile della sua uscita al primo turno a Wimbledon 2012. Roberta Vinci ha dominato Akgul Amanmuradova, gigantessa alta 191 centimetri. Istomin, classe 1986, è russo di Orenburg e abita a Mosca, eppure talvolta combatte in giro per il mondo come mercenario al soldo dell'Uzbekistan. Amanmuradova no, è proprio di Tashkent, ha 28 anni ed è l'ultima delle top 200 WTA.
Poiché la dea del tabellone è anche perfida, ha piazzato in campo entrambe le partite dell'inedito Italia-Uzbekistan in apertura di giornata, costringendo a una scelta non facile il pubblico italiano del Melbourne Park e quello che li ha seguiti sul web (niente dirette via Eurosport, purtroppo). All'inizio, io ho optato per la partita di Roberta, i cui precedenti con Akgul erano poco indicativi: sconfitta a Madrid sulla terra rossa nel maggio 2010, successo a Pechino sul cemento cinque mesi più tardi. È stata poco più di una formalità, 6-3 6-2 in un'ora e dieci minuti davanti a un pubblico di pochi affezionati tra cui, però, Corrado Barazzutti e Sara Errani.
Roberta, molto concentrata, non ha concesso spazi all'uzbeka, potente ma lenta e fallosa. Presi i tre game iniziali, ha poi difeso il risultato del primo set quando Akgul (il cognome è troppo lungo e complesso per riscriverlo) s'è scaldata e ha cominciato a macinare gioco. Un solo momento di pausa sul 5-3, quando è stata sotto di un 15. Più equilibrato l'avvio del secondo set, poi la nostra giocatrice più in forma ha accelerato e approfittato degli errori dell'uzbeka. Storia finita.
La tarantina, numero 16 del ranking WTA, nel 2006 e nel 2010 s'era fermata al terzo turno degli Open australi. Stavolta troverà sul proprio cammino la russa Elena Vesnina che oggi ha regolato con autorevolezza (6-4 6-2) la testa di serie numero 21 Varvara Lepchenko, l'americana, guarda il caso, nata anche lei a Tashkent. Osso durissimo, Vesnina: Roberta ci ha perso tre volte su quattro match giocati.
Tutta un'altra storia - ma non ho visto la partita - la maratona a 38 gradi di temperatura tra Seppi e Istomin, durata 4 ore e 7 minuti per 59 game, 7-6 5-7 6-7 7-6 6-2. Quasi l'immagine riflessa del primo turno dei Championships, quando fu Andreas a cedere al quinto set. Equilibrio massimo, dicono il risultato e le statistiche, con un solo break nel secondo set per il russo/uzbeko (ATP 50, ma era 33 sei mesi fa) e due break per l'azzurro nell'ultimo. Per il resto, si è sempre andati al tie break. Sento e leggo che anche nel gioco - servizi senza quasi sbavature, stessa mobilità laterale a fondo campo - è stato un confronto sostanzialmente pari. La differenza l'ha fatta la tenuta nervosa del sudtirolese al quinto set, che è il dato più significativo della sua maturazione agonistica. Grazie alla quale si sta via via confermando il migliore e più affidabile italiano di questi anni, l'unico in grado di entrare - è così - tra i Top 20 nel caso battesse al terzo turno il croato Marin Ilic, ATP 13. Non facile ma tutt'altro che impossibile.
A Melbourne - come in tutti gli slam - a molto tennis giocato corrisponde altrettanto tennis parlato. Se è vero che spesso, come dubitava Michele Apicella alias Nanni Moretti, si viene più notati per l'assenza che per la presenza, una delle più rilanciate notizie del giorno è che il Grande Assente Rafael Nadal dovrebbe essere il protagonista degli Open brasiliani di San Paolo, che si giocano sulla terra. Lo assicurano gli organizzatori dell'ATP 250 di metà febbraio. Se la notizia fosse confermata, cambierebbe il segno della stagione perché il maiorchino avrebbe tutto il tempo per arrivare al massimo della forma ai tornei clou sulla terra, cioè Roma e soprattutto Parigi. Ovviamente, tifiamo perché Rafa rientri. Senza di lui, ci divertiamo meno.

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Sharapova, dolce o amara? (Stefano Semeraro, La Stampa)

Maria Sharapova ha fama di agonista feroce e di donna freddina – in fondo viene dalla Siberia… – ma quando serve sa anche essere molto dolce. Forse troppo.
Ha iniziato agli Australian Open con due 6-0 6-0, ma  Il suo successo più intrigante Masha non l’ha ottenuto sul campo, calata in uno dei vestitini che la Nike prepara dietro sua consulenza, ma come businesswoman proprietaria del marchio di caramelline gommose Sugarpova, dolcettini tentatori che vengono smerciati (per ora solo negli Usa ) in confezioni che contengono 4 pacchetti ciascuno con 5 pezzi, per un contenuto di 480 calorie e 80 grammi di zucchero. L’equivalente, è stato calcolato, di 21 cucchiaini da caffè o di due lattine di Coca-Cola. Un business studiato a tavolino insieme con il suo agente Max Eisenbud, e nato dalla considerazione che nel settore dei “candies” gommosi c’era una nicchia di mercato vuota, quella di più alto costo: ogni confezione di Sugarpova costa 5,99 dollari, ovvero 4,5 euro, circa sei volte il prezzo dei dolcetti prodotti dalla Haribo. Così nel 2012 la Sharapova ha curato maniacalmente prima la preparazione poi il lancio delle sue caramelline coloratissime e dolcissime, dedicando al progetto, sempre secondo quanto sostiene Eisenbud, «il 60 per cento del suo tempo». Gusto, dimensioni, colori: Masha ha voluto decidere tutto, tanto che il giorno dopo la sua storica vittoria al Roland Garros era già in fabbrica a controllare gli ultimi dettagli. E anche ieri il suo debutto su Twitter è stato dedicato alle Sugarpova.

La commercializzazione è partita durante gli ultimi Us Open, e dopo tre mesi le morbide Sugarpova sono già state vendute in 250 mila confezioni. Maria, che a Melbourne in questi giorni ha lanciato il prodotto anche in Australia, nell’operazione ha investito (fonte Bloomberg) circa 500 mila dollari, e prevede di arrivare a quota 1 milione di “pezzi” venduti nel corso di un anno, quando la distribuzione partirà anche in Gran Bretagna, Giappone, Canada, Russia, India e Cina. Mica male, considerato che Maria incassa 1,1 dollari su ogni confezione piazzata sul mercato. «Non abbiamo un grande budget per pubblicità e marketing – ha detto la ex-numero 1 del mondo – e quindi siamo stati sorpresi per primi dal successo che ha avuto la faccenda».
Sulla quale però qualcuno ha avuto da ridire. Per la precisione alcune associazioni di consumatori che hanno giudicato «inappropriato» il fatto che dietro un prodotto così calorico, e quindi sicuramente poco salutista, ci siano la mente e il volto di una sportiva famosa in tutto il mondo. «Maria è una atleta capace di influenzare molte persone – ha dichiarato ad esempio Corrina Langelaan, dirigente della The Parent’s Jury, una società australiana che si batte per la promozione responsabile degli alimenti – ed è ammirata soprattutto da genitori e bambini. Ha un ruolo nel promuovere stile di vita sani, con la crescita del problema dell’obesità infantile il fatto che diffonda quel tipo di spuntini è marketing irresponsabile». Opinione condivisa dallo psicologo infantile Justin Coulson – che almeno dalle nostre parti, va detto, non è proprio famosissimo.
La miglior pubblicità per le Sugarpova sono sicuramente la linea invidiabile e il sorriso bianchissimo della stessa Maria, che sostiene di essere stata golosissima di caramelle da bambina «ma di aver imparato a controllarsi». Masha ha anche promesso di premiare con un pacchetto di Sugarpova le migliori domande che riceverà dai giornalisti durante gli Australian Open, ma temiamo che da quel lato siano in agguato soprattutto amare sorprese.
 

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