09/03/2013 11:35 CEST - Personaggi

Lajovic: "Mai truccato partite in vita mia!"

TENNIS - A Vina del Mar, il 16enne Christian Garìn ha vinto la sua prima partita ATP contro il serbo Dusan Lajovic. Si sono diffuse voci di un'indagine dell'ATP per un numero anomalo di giocate. A ESPN, il serbo si difende dalle accuse: "Non c'è niente di vero". Alessandro Mastroluca

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Dusan Lajovic
Dusan Lajovic

Dietro le luci della ribalta, le ombre del sospetto. A Vina del Mar, Christian Garín ha vinto la sua prima partita ATP, diventando anche il più giovane cileno a riuscirci, a 16 anni e 8 mesi. Numero 920 del mondo all'inizio del torneo, ha sconfitto al primo turno Dusan Lajovic, numero 166 del ranking, per 63 64 prima di cedere in tre set a Jeremy Chardy. Subito però, si diffonde la notizia di un'indagine dell'ATP sulla sua vittoria perché sono stati registrati andamenti sospetti nelle quote e un numero di giocate insolitamente sulla vittoria di Garìn. Ma c'è davvero del marcio in Cile?

Grazie a questa vittoria Garín, campione del mondo junior nel 2010 (con Bastián Malla e Sebastián Santibáñez) e più giovane cileno a debuttare in Coppa Davis (a 16 anni e 119 giorni), è stato il quinto sedicenne dal 2000 a passare un turno nel circuito maggiore dopo Gasquet, Nadal, Harrison e Tomic. Nato a Iquique il 30 maggio 1996, Christian Ignacio Garín Medone (questo il suo nome completo), ha preso in mano una racchetta per la prima volta a 2 anni. I genitori, Claudia Medone e Sergio Garín, giocavano a tennis tutti i fine settimana e portavano il figlio con loro. Un anno più tardi il padre lo iscrive al club.

Toni Nadal ha parlato molto bene di  Garín: “E' un grande giocatore che ha avuto l'opportunità di allenarsi con Rafa per qualche giorno, in cui ha dimostrato di avere il talento necessario per poter avanzare nel circuito. È giovane, per cui è presto per fare previsioni, ma da quello che si può vedere potrà arrivare lontano”.

I legami con l'entourage di Nadal non si sono fermati qui. Carlos Costa, il manager di Rafa ha voluto il giovane cileno nella scuderia della sua nuova compagnia di management che ha fondato quest'anno insieme al maiorchino dopo il suo addio all'IMG.

Molto diverso è stato l'avvicinamento di Lajovic al primo turno di Vina del Mar. Il serbo è passato attraverso tre turni di qualificazione decisamente pesanti: ha rimontato da 1-6 contro il cileno Juan Carlos Sáez (n.392), ha lottato per più di tre ore contro Javier Martì (n.185), e nel match decisivo ha piegato in 113 minuti il portoghese Gastao Elias. Un po' di stanchezza, contro un avversario motivato, fresco, stimolato dal fatto di giocare in casa può aver fatto la differenza.

Nelle settimane che seguono, però, le accuse contro Lajovic crescono. Viene subito associato a Savic, serbo pure lui, uno dei due giocatori squalificati a vita con accuse di match-fixing (l'altro è Daniel Koellerer): nel suo caso, secondo la Tennis Integrity Unit avrebbe tentato di corrompere Baghdatis offrendogli dei soldi in cambio di una sconfitta.

Lajovic, però, non ci sta, e in un'intervista a ESPNTenis.com si difende da ogni accusa, soprattutto da quella più infamante: essere in qualche modo legato alle mafie dell'est. “Non ha senso, non avrei mai fatto una cosa del genere in vita mia” ha detto. “Ho lavorato talmente tanto, fatto talmente tanti sacrifici in questi anni che per niente al mondo avrei corso un rischio del genere. Sono stato sorpreso di vedere il mio nome sui giornali. Non so dove abbiano preso queste informazioni, ma sono totalmente false”.

Alessandro Mastroluca

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