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Reading: Caos Davis a Pesaro, la pioggia trasforma il circolo in un cantiere. Disagi per il pubblico
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Caos Davis a Pesaro, la pioggia trasforma il circolo in un cantiere. Disagi per il pubblico

È stato sufficiente un acquazzone estivo a mandare in tilt l'organizzazione del quarto di finale di Coppa Davis tra Italia e Argentina. Tra i disagi per gli spettatori e quelli per la stampa, rimane il dubbio sulla scelta della venue

Last updated: 19/07/2016 9:48
By Redazione Published 16/07/2016
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5 Min Read
Coppa Davis 2016, Pesaro Italia-Argentina (Davide Di Lalla © All Rights Reserved)

Dai nostri inviati a Pesaro, Raoul Ruberti e Valerio Vignoli

In coda, sotto gli ombrelli e i cappucci degli impermeabili se si è stati previdenti, o in maglietta e infradito se ci si è orientati col calendario più che con le previsioni del tempo. In coda, spalmati lungo il bordo di una strada piena di curve e povera di marciapiedi. Questa è stata la non invidiabile situazione di chi ha scelto di spendere il suo inizio di weekend per andare al Tennis Club Baratoff, a vedere il quarto di finale di Coppa Davis tra Italia e Argentina, a Pesaro.

La pioggia estiva ha colto di sorpresa il circolo, gettandolo nel caos più totale: trasformata in un campo minato di grosse pozzanghere, tra piante rovesciate e transenne sparpagliate, l’area è in un baleno diventato quasi del tutto inagibile. Certo l’acquazzone di mezza estate era difficile da prevedere, ma questo non basta a spiegare la quantità di disagi scaturiti. L’area hospitality, dal lato opposto ai cancelli, era ancora in allestimento quando l’orario di ingresso del pubblico era già passato da un pezzo. Per evitare che un gran numero di spettatori si ammassasse sul ciglio della strada – che non sarebbe stata chiusa al traffico, senza prima avere certezza di vedere del tennis – è stato quindi sospeso il servizio di navette. Niente più minibus a fare la spola tra stazione, Adriatic Arena (che aveva ospitato il primo turno di Coppa Davis, stravinto contro una Svizzera decimata) e circolo. Coloro che già avevano raggiunto i cancelli, invece, sono stati fatti entrare per pochi, fangosi metri a ritirare il proprio biglietto e poi sono stati rispediti fuori ad attendere. L’attesa è durata fino alle 2 e mezza di pomeriggio, quando uno spiraglio tra le nuvole più tenace di altri ha promesso l’inizio degli incontri e il pubblico italo-argentino ha avuto l’ok per varcare la soglia del circolo.

Intanto in sala stampa si consumava la lenta morte degli strumenti del giornalismo contemporaneo. Perché se il Wi-Fi andava e veniva, la corrente elettrica a un certo punto è andata e basta, abbandonando le batterie di computer e telefoni al loro destino. Persino il solitario televisore deputato a mostrare le immagini dei match in corso non voleva saperne di accendersi. L’ora di pranzo intanto se n’era andata senza che il mistero sul catering venisse svelato: i cronisti meno affaccendati erano stati spediti verso un bar a qualche minuto di cammino dal Baratoff, con la promessa di ricevere vitto previa esposizione del badge. I gestori del bar hanno però fatto orecchie da mercante, rimbalzandoli indietro verso il circolo. Con Seppi e Delbonis che ormai scendevano in campo, gli stomaci brontolanti sono stati costretti a quietarsi. Si sarebbero consolati con la cena, di certo, perché il campo centrale manca dell’illuminazione adeguata per proseguire a giocare dopo il calar del sole. Questa consiste di soli tre riflettori alle spalle della sedia del giudice e quindi non è “evenly distributed”, come esige il regolamento ITF. In parole povere: in ritardo o meno che sia il programma, quando fa buio ci si dà l’appuntamento alla mattina seguente.

A tennis alla fine si è giocato, gli spettatori si sono emozionati e divertiti, il cibo è comparso e questo pezzo, insieme alle cronache, dimostra che si è anche potuto lavorare. La giornata, iniziata come un disastro, alla fine è riuscita a salvarsi, un po’ da sola e un po’ con l’innegabile impegno di tutto lo staff del torneo. La domanda che gli stessi abitanti del luogo si fecero alcuni mesi fa, però, rimane: con impianti più adeguati e più avvezzi ad eventi di questo genere sparsi per lo Stivale, perché si è deciso di organizzare questo quarto di finale di Coppa Davis in un circolo di dimensioni tutto sommato modeste a Pesaro?


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TAGGED:Coppa Davis 2016Italia-Argentina
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