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Khachanov è pronto per sfidare il n.1 Murray?

Il NextGen su cui nessuno aveva scommesso, raggiunge per la prima volta in carriera gli ottavi in uno Slam ed entra in top 40. Ma ora c'è Andy Murray

Last updated: 07/06/2017 9:52
By Francesca Marino Published 05/06/2017
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5 Min Read

Karen Khachanov, un nome che già da diverso tempo comincia a farsi largo tra i top 50, oggi più che mai riecheggia sui campi parigini. Grazie alla vittoria contro John Isner, il ventunenne di Mosca, senza fare troppo rumore, raggiunge per la prima volta in carriera gli ottavi in un torneo dello Slam e ad attenderlo c’è niente poco di meno che il numero uno del mondo e finalista dell’edizione passata del torneo, Andy Murray, per un match inedito. Non sarà un banco di prova affatto facile per Khachanov, ma, si sa, i tornei del Grande Slam riservano sempre qualche sorpresa e magari potrà essere questo il caso. È stato proprio il Roland Garros a consacrare il primato del giovane russo, che, dopo aver sconfitto Jarry al primo turno, ha lasciato a secco di set il numero 14 del mondo Tomas Berdych e ha concesso un solo parziale di gioco ad Isner. Con questa vittoria Karen porta a casa un altro successo personale: approda alla 39esima posizione, best ranking in carriera e si piazza al terzo posto nella Race to Milan. Non sono numeri di poco conto, specialmente per un #NextGen con ampi margini di miglioramento che solo a novembre dello scorso anno aveva conquistato il suo primo titolo ATP, il 250 di Chengdu.

Con queste premesse si fa presto a parlare di stella emergente del tennis russo. Non a caso lo stesso Evgenij Kafelnikov (ex numero uno del mondo e plurivincitore Slam degli anni 90), quando Karen a soli 17 anni, nel 2013, raggiunse il suo primo quarto di finale ATP a Mosca, gli pronosticò un ingresso tra i primi 20 entro il 2015. La storia ci insegna che la profezia dell’ex campione russo non si avverò. Tanto meno nessuno si sarebbe mai aspettato l’ascesa silenziosa di questo giovincello di quasi due metri (e 88 chili) proprio in questo momento. Il tennista russo che si stava aspettando era Andrey Rublev, 19enne attualmente numero 105 ATP, uscito di scena già alle qualificazioni del Roland Garros. Rublev sembra dover gestire qualche intemperanza caratteriale in più – esiste il precedente di Barcellona 2010, quando Renzo Olivo lamentò di avere ricevuto minacce dal russo – e sulla stessa strada sembra incanalato Alexander Bublik, due anni più giovane e un vulcano tanto nei colpi quanto nel modo di “esporsi”. Khachanov in questo contesto appare quasi come un moderato “salvifico” per il movimento russo, che poggia tutte le sue memorie sulla figura di Marat Safin.

Dalle parti del Volga sono quindi in attesa di constatare la veridicità delle parole di Kafelnikov, ma il profumo di ricambio generazionale è nell’aria e chissà che il gigante di Mosca non sia davvero pronto per diventare uno dei suoi portabandiera. In questa stagione Khachanov non ha brillato nei Master 1000 fino ad ora disputati, racimolando solo un secondo turno a Montecarlo, ma si è tolto qualche soddisfazione all’ATP 500 di Barcellona e al 250 di Lione, raggiungendo in entrambi i tornei i quarti di finale. Inaspettatamente è riuscito a farsi notare al Roland Garros, in cui ha dimostrato fino ad oggi di essere in uno stato di grazia, non concedendo nulla al servizio, infilando più volte John Isner durante le discese a rete e mostrando una tenuta mentale solida e agguerrita. Del resto qualcuno sostiene che il “vero” tennis sia quello che si gioca quattro volte l’anno al meglio dei cinque set, e che fare bene lì rappresenti la differenza tra un bluff e chi invece fa sul serio.

Il russo in corsa per la NextGen gioca un tennis ancora acerbo sotto alcuni punti di vista, primo fra tutti il gioco a rete: Karen predilige il classico schema moderno servizio-dritto. Sicuramente con il suo dritto riesce ad impensierire gli avversari, specialmente quando in maniera inaspettata gioca delle frustate che lasciano spiazzato il malcapitato di turno; il poderoso servizio gli consente di dominare gli scambi, prova è il fatto che ci sia riuscito perfino contro un bombardiere come John Isner. Il talento di Mosca sicuramente può ancora perfezionare la sua tenuta di gioco, così come è riuscito a migliorare l’aspetto mentale, grazie all’aiuto del suo allenatore Galo Blanco, ex coach di un certo Milos Raonic. In effetti il gioco di Karen ricorda abbastanza quello dell’altro adepto di Blanco… chissà che non gli sia di buon auspicio.


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TAGGED:Andy Murraykaren khachanovroland garros 2017
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