(S)punti tecnici: Miami, terzo turno

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(S)punti tecnici: Miami, terzo turno

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TENNIS – Nella terza puntata della nostra rubrica tecnica analizziamo due tenniste simili ma differenti come Cibulkova e Venus Williams e conferiamo una Laurea Honoris Causa a John Isner.

La classe di Venus (e di Dominika)

Il secondo set dell’incontro di stanotte tra Venus Williams e Dominika Cibulkova è stato un autentico spot per il tennis femminile. Nel primo parziale, l’americana era stata travolta dall’asfissiante pressione di “Cipollina”, e nell’ultimo ha purtroppo ceduto a livello di freschezza atletica, di quel tanto che è bastato alla slovacca per riprendere il comando delle operazioni e chiudere 6-3.

Ma il confronto di stili, ad altissima qualità, messo in campo dalle due giocatrici nella parte centrale del match, è stato uno spettacolo appassionante. Venus, che era stata letteralmente presa a pallate nei primi giochi, e si era trovata sotto 6-1 in un attimo, ha reagito salendo di intensità in modo impressionante. Dall’altra parte della rete, Dominika non ha indietreggiato di un centimetro: il risultato è stato un tennis di pressione e rischio totale da parte di entrambe, alla ricerca del vincente su ogni singola palla che colpivano, dal quale è uscita vincitrice la Williams al dodicesimo game.

La differenza di stili a cui accennavo, e che ha costituito un aspetto molto interessante da analizzare, non riguarda tanto la tattica e la strategia, comune sia alla Williams che alla Cibulkova (ricerca di grandi aperture di campo con gli anticipi, seguita da chiusure lungolinea rischiose ed efficaci), quanto la tecnica di approccio alla palla con il footwork e il modo di colpire.

Dominika, che già di suo non è alta e longilinea, è una tra quelle che scendono maggiormente con le gambe, impattando dritto e rovescio con le ginocchia che a volte sfiorano il terreno, e scatenando così grandi accelerazioni e rotazioni a partire dall’elasticità e dalla reattività degli arti inferiori. A questo aggiunge una ricerca della palla precisissima, con l’esecuzione di baby step di approccio di rapidità e frequenza paragonabili a un Ferrer o a un Davydenko in forma. Una fantastica topolina sparapalle.

Venus, al contrario, ha adattato al tennis il suo fisico da gazzella, e le sue gambe lunghissime, assecondando la sua predisposizione naturale alle falcate ampie, con pochi (e a volte nessuno) passetti brevi di avvicinamento, e in certe situazioni (principalmente i movimenti di recupero in avanti) rinunciando perfino allo step finale di caricamento. Arrivare “al galoppo” sulla palla con step tanto lunghi e al tempo stesso precisi è di una difficoltà unica: ne risulta l’impressione visiva che a tratti la Williams sia tanto dinoccolata, e piazzi appoggi tanto larghi, da rischiare la scoordinazione. Ma in fase di movimento a colpire, quasi magicamente lo swing si sviluppa alla perfezione, con timing e trasferimento del peso impeccabili, rivelando un controllo dell’equilibrio che con certe posture ha davvero solo lei. E producendo vincenti da ogni zona del campo. Un fenicottero.

Non so se la Venere Nera, che a giugno compirà 34 anni, riuscirà ancora a essere competitiva fino in fondo ai grandi tornei, ma finchè ne avrà voglia, sarà un piacere vederla. Per quanto riguarda Dominika, l’ingresso nelle top-ten dovrebbe essere prossimo e meritatissimo, e mi stupirei se non fosse duraturo.
Bravissime.

La chirurgica precisione di John

Ho già scritto quanto sia da apprezzare la perfetta gestione del tennis percentuale da parte dell’americano “Long John” Isner, che obbligato dalle sue caratteristiche tecniche e fisiche riesce a sopperire ai propri limiti e a esaltare le proprie qualità in modo lucidissimo e calcolato, rischiando a ragion veduta come un giocatore di poker.

Opposto al “rognoso” spagnolo Nico Almagro, un tipo che se c’è da fare a pallate non si tira certo indietro, nel primo set vinto 7-5 Isner si è addirittura superato dal punto di vista statistico. Ho sempre pensato, pur condividendo l’approccio analitico di chi giustamente afferma che “i numeri non mentono”, che il tennis sia anche qualcosa di più delle semplici schematizzazioni matematiche.

Ma quando un giocatore, come Isner ieri sera, riesce nell’impresa di vincere un set (e non al tie-break, ma per 7-5, il che è doppiamente impressionante) avendo tutte (TUTTE) le statistiche principali peggiori rispetto all’avversario, la cosa va davvero fatta notare.

Punti totali: Almagro 33, Isner 31
Punti vinti con la prima palla: Almagro 81%, Isner 78%
Punti vinti con la seconda palla: Almagro 71%, Isner 44%
Punti totali vinti al servizio: Almagro 79%, Isner 69%
Punti totali vinti alla risposta. Almagro 31%, Isner 21%
Percentuale primo servizio: Almagro 75%, Isner 75% (unico valore pari)

Ebbene, con numeri del genere, riuscire a trovare un break e chiudere il parziale ridefinisce il concetto di “diverso valore dei punti”, e del “prendersi i rischi nei momenti giusti”.
Dopodichè, un calo di Nico nel secondo set non gli ha lasciato scampo, ma con un simile computer delle percentuali  dall’altra parte, non ha avuto possibilità.

Laurea “Honoris Causa”, e con Lode, al dottor John Isner, facoltà di statistica del tennis, titolo della tesi: “Come giocare bene i punti importanti”.
Esemplare.

One-Handed Backhand appreciation corner

L’indomito manipolo degli Eroi della Luce a una mano ha subìto colpi durissimi.
Perdiamo tre quarti della Brigata Iberica con le sconfitte di Feliciano, Guillermo e Nico, salvando solo l’Indomito Veterano Tommy Robredo. Inoltre salutiamo l’Apprendista Bulgaro Grigor, respinto dalla Nemesi del Sol Levante Nishikori, e lo Scudiero Serbo Dusan, incappato nel Guerriero Nero più imprevedibile, ovvero “The Dog” Dolgopolov.

Ma soprattutto, il buio è sceso nei nostri cuori, e l’oscurità ha definitivamente ammantato il tabellone femminile, con l’uscita di scena della Giovanna d’Arco della presa eastern monomane: Carlita Suarez Navarro, che nulla ha potuto fare per opporsi alle vili e barbare accelerazioni bimani della Furia Cinese Na Li.

Oltre a Tommy l’Iberico, ci rimangono le Leggende Rossocrociate: Stan-The-Man e il Vecchio Jedi Roger, ma quest’ultimo sarà purtroppo costretto al crudele scontro fratricida con il Cavaliere Transalpino Richard.

Al contrario della “Sposa” Beatrix Kiddo, nome in codice Black Mamba, che affrontando O-Ren Ishii e gli 88 folli pensò per un attimo che “sarebbe stato facile”, noi siamo invece coscienti di quanto spietata sia la lotta: e che questa venga combattuta con l’acciaio giapponese di Hattori Hanzo, o con le fibre composite delle Babolat, delle Wilson e delle Head, noi impugneremo Eastern con una mano le nostre armi, e difenderemo la Luce fino all’ultimo.
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Indice della rubrica:

Miami, primo turno

Miami, secondo turno

 

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