Panatta attore per difendere la leggerezza: "Sono io, non ho dovuto recitare"

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Panatta attore per difendere la leggerezza: “Sono io, non ho dovuto recitare”

L’ex tennista italiano ha interpretato sé stesso in un cameo del film ‘La profezia dell’armadillo’, con risultati sorprendenti: ‘Mi sono divertito moltissimo’. E al ragazzo che lo intervista nel film dice: ‘Il tuo problema è che non ti diverti’

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Il piglio da divo del cinema l’ha sempre avuto e non sembra averlo perso ora che gli è stata data l’opportunità di sistemarsi di fronte alla cinepresa. Adriano Panatta comparirà in un breve cameo all’interno del film ‘La profezia dell’armadillo’, tratto dal primo libro a fumetti del fumettista italiano Zerocalcare e in uscita oggi nelle sale italiane. All’ex tennista romano bastano meno di due minuti per lasciare il segno: Adriano interpreta sé stesso mentre un ragazzo in aeroporto gli sottopone un questionario, che lui ribalta finendo per impartirgli una lezione sulla leggerezza e sul divertimento.

Il tuo problema è che non ti diverti. Pensate solo a portare a casa il risultato, avete perso il senso del gioco. Fate dei colpi brutti, senza un senso, senza un minimo di armonia“. La lezione di tennis, che poi è una metafora per una lezione di vita, sembra un po’ ricordare le parole di Italo Calvino che suggeriva di prendere la vita con leggerezza, ‘che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore‘. Nel bene e nel male Adriano è sempre stato questo, uno che ha fatto il tennista perché poteva permetterselo e perché aveva un talento fuori dal comune. Senza pensare troppo al resto o farsene condizionare.

Io mi divertivo moltissimo, altrimenti non sarei riuscito a raggiungere certi risultati e sopportare la vita da giocatore professionista” ha spiegato a Federica Cocchi per La Gazzetta dello Sport. A quanto pare anche la breve esperienza cinematografica gli ha procurato sensazioni simili: “Non ho dovuto recitare perché quello sono io. Mi hanno dato il testo e l’ho personalizzato un po’, mi sono divertito“. Insomma, quello che ha dovuto recitare Adriano lo pensa davvero, negli stessi termini. “A volte mi sembra che manchi la passione a tutti i livelli. Prendi Kyrgios, ad esempio: manca quella luce negli occhi, quella voglia di faticare per un sogno. Nel tennis se non hai quella scintilla è dura andare avanti“. 

Quella luce che è ancora presente negli occhi di Serena, tanto luminosa da averla indotta persino all’eccesso durante l’ormai celebre finale dell’ultimo US Open. “Lì Serena ha sbroccato perché stava perdendo da una ragazzina. Ha cercato un alibi per giustificare la sconfitta e ha superato il limite tirando in ballo il sessismo, che è una piaga ed è una cosa seria“. Una bella pietra tombale su certe elucubrazioni probabilmente eccessive.

Per riassumere. Il credo di Adriano prevede tenacia, ambizione e ricerca del bello, un po’ come racconta al ragazzo che nel film lo sta intervistando: “Volete mettere un bel colpo piatto, bello, armonioso? Il rumore di un colpo piatto sai come fa? Pof… pof. Ma tu non puoi capire. Tu non puoi capire“. Duro il mestiere di chi difende la bellezza quando non c’è tempo per dimenticarsi del risultato.

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