Jovana Jaksic, tra pianto e tennis

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Jovana Jaksic, tra pianto e tennis

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TENNIS – Jovana Jaksic, tennista serba classe 1990, si è conquistata recentemente la sua prima finale in un evento Wta International, in quel di Monterrey, torneo che ama particolarmente.

Ognuno di noi viene al mondo piangendo. È una cosa naturale, si sa; anzi, se non siamo noi a farlo, sarà l’ostetrica di turno a darci una botta per far sì che questo accada. Così, la prima cosa che impariamo a fare nella vita è piangere. Il tutto rimane sopito nella nostra memoria (sfido chiunque a ricordare le sue prime lacrime!) finché poi, per il resto della nostra esistenza, piangiamo per i più svariati motivi, senza capire perché effettivamente ciò accada.

Il pianto, per me, è anche un simbolo di lotta. Si piange, il più delle volte, per darsi una scossa, per poi reagire rabbiosamente. Si piange perché si vuole dimostrare al mondo quanto teniamo ad una cosa, quanto lotteremmo per essa. Così per me è Jovana Jaksic, questa giovane ragazza serba nata nel 1990, che iniziò a giocare a tennis proprio in questa maniera, piangendo. Lo racconta proprio lei, che quando aveva quattro anni chiese al padre di poter giocare a tennis. Quell’uomo distinto, sentendosi le parole decise di questa giovane pargoletta, le disse che avrebbe dovuto aspettare qualche annetto in più. La piccola Jovana non si diede per vinta e gli ripropose la richiesta verso gli 8 anni, quando cioè aveva raggiunto quella soglia indicata. Stavolta però, quell’uomo distinto non la prese sul serio e non si convinse ad iscriverla ai corsi. Allora Jovana decise di fare la cosa più istintiva (ed anche più furba) che potesse fare al momento: scoppiò in lacrime. Grondò acqua dalle gote, urlò, sbraitò, insomma, quell’uomo distinto davanti a tale spettacolo non resistette e corse a segnarla alla scuola di tennis.

Oramai Jovana ha venti anni, non piange più, direte voi. E qui arriva secondo me l’aspetto più interessante da sottolineare: che, invece, l’atteggiamento di Jovana in campo è tutto un pianto! Nel senso buono del termine, non immaginatevi che pianga durante i game, o che si lamenti sempre con il giudice di sedia o i giornalisti. Gioca piangendo nel senso che gioca lottando, sbraitando, strillando.
Nessuno ha mai sentito parlare del grunting (ovvero i versi tra un colpo e l’altro) di questa giocatrice? Pare che a confronto i versi di Vika Azarenka siano cinguettii di uccelli.

http://www.youtube.com/watch?v=KqyoGf-EVeE

È difficile capire con esattezza cosa “pronunci”, ma, con un po’ di fantasia (forse molta e me ne scuso), ricorda un pianto, rabbioso e isterico, di quelli di cui parlavamo all’inizio, che ti danno la marcia in più per reagire. Se a tale grido vi si accompagna un gioco improntato alla lotta, agli scambi, alla solidità da fondo con il dritto e il rovescio (“I miei colpi preferiti” Jaksic dixit.), allora il concetto si rafforza e capiamo che, come Jovana piangendo sfinì il padre, così cerca di fare in campo a furia di grida e di colpi.

Questo stile di gioco, a dire il vero comunque molto comune nel circuito Wta, l’ha portata pian pianino a scalare la classifica, facendo un bel balzo dalla top-300 alle posizioni a ridosso della top-100. Jaksic viene allenata dai genitori, la madre era una ex tennista, il padre un boxeur (non ci viene difficile immaginare chi le abbia trasmesso cosa). Jovana nella sua carriera giovanile ha vinto molti titoli ITF (8 di cui 6 nel 2012) che le hanno poi permesso di affacciarsi ai primi tornei eventi Wta, come quello di Monterrey, che è stato il suo primo torneo e quello più ricco di soddisfazioni. Nel 2013 si fermò lì al secondo turno, nel 2014 ha raggiunto invece la finale, pur perdendola in maniera netta da Ana Ivanovic.

Questa giovane serba potrà fare strada, seppur non ci si aspetta da lei un exploit degno di nota nell’immediato. È la classica giocatrice che deve essere aiutata dai risultati, e qui potrei sembrare degno del conte di Lapalisse con quest’affermazione, ma intendo dire che ha quel tipo di mentalità e gioco, che non appena i risultati le diano ragione, ingrana una marcia in più, spinta dalla fiducia trovata.

A furia di piangere, ce la farà a trovare palcoscenici importanti. Così come sfinì il padre a furia di provarci, sfinirà anche la classifica Wta, che dovrà darle ragione prima o poi.

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