Agli Australian Open si parla tanto… di politica

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Agli Australian Open si parla tanto… di politica

La possibile successione di Chris Kermode ai vertici dell’ATP e le accuse a Justin Gimelstob tengono banco all’interno dello spogliatoio maschile. Ma nessuno lo ha detto a Nadal

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(foto @Sport Vision, Chryslène Caillaud)


Se n’era già lamentato Novak Djokovic al termine della conferenza stampa della vigilia. “Ho dovuto parlare più di politica che di tennis”, aveva detto il fenomeno serbo. Tuttavia, le questioni in ballo sono rilevanti, a partire dalla proposta da parte di alcuni giocatori di non riconfermare Chris Kermode come capo dell’ATP a fine anno fino alla rimozione dal player council di Justin Gimelstob, colpito da molteplici accuse di violenze. I giornalisti non possono esimersi dal fare domande. E i tennisti, per quanto talvolta restii a parlare di queste faccende, non possono trincerarsi dietro un “no comment“. Così anche le conferenze stampa della prima giornata degli Australian Open sono state piene zeppe di politica.

A maggior ragione dato che la sera prima in quel di Melbourne si era svolta una riunione tra i tennisti proprio per dirimere queste vicende. Il meeting era stato anticipato da un appello del canadese Vasek Pospisil in nome all’unità per ottenere una fetta maggiore degli introiti dei tornei. Beh, stando alle dichiarazioni di Kevin Anderson, che ha partecipato al meeting ed è molto impegnato da questo punto di vista, sembra proprio che questo spirito di classe non si sia visto. “Ci sono state decisamente delle divergenze di opinioni”, ha detto diplomaticamente il sudafricano al termine della vittoria in quattro set sul francese Adrian Mannarino riguardo all’ipotesi di chiedere un cambiamento ai vertici dell’ATP, “È qualcosa sul quale stiamo lavorando. Il tennis è uno sport in espansione ma si può fare ancora meglio”.

E infatti se da una parte i più rivoluzionari sono pronti a negare un nuovo mandato all’avido Kermode, indisponente nei confronti delle esigenze dei giocatori e sempre pronto ad aggiungere nuovi eventi che vanno ad arricchire le tasche della ATP, dall’altra c’è chi non disprezza per nulla l’attuale regime. A partire dal bulgaro Grigior Dimitrov. “Penso che sarebbe un grave errore. In questo momento il tennis sta andando alla grande”, ha affermato il bulgaro, reduce dalla vittoria contro il serbo Janko Tipsarevic. Dello stesso avviso anche i due finalisti delle Next Gen, Alex De Minaur e Stefanos Tsitsipas. Ma d’altronde è stato proprio lo stesso Kermode ad insistere sulla promozione dei nuovi talenti e a creare un ricco torneo tutto per loro. Particolarmente forte il messaggio di fiducia da parte del giovane australiano. “Onestamente da quando sono diventato professionista tutto è andato alla grande. Hanno fatto un sacco di innovazioni, come le Next Gen. Il prize money è salito. Tutto va bene per i giocatori. Penso sarebbe stupido cambiare ora”, ha spiegato senza mezzi termini De Minaur.

Ma c’è anche chi non è stato nemmeno interpellato a riguardo. E non si tratta nemmeno di un giocatore qualunque. Rafa Nadal si è infatti lamentato del fatto che non gli sia stato chiesto il suo parere. “Nessuno del consiglio è venuto da me e ha chiesto la mia opinione”, ha detto il campione spagnolo dopo il comodo successo sull’australiano James Duckworth, “Per questo non ho un’opinione. Non sono stato consultato. E su questioni così importanti dovrei esserlo”. Bisognerebbe sapere quanto poi si è interessato lui concretamente. Questo è meno chiaro.

Eventualmente a dover votare contro Kermode dovrebbe essere il player council, organo di rappresentanza dei giocatori all’interno dell’ATP. Uno dei membri di questa istituzione è Justin Giimelstob, ex tennista statunitense. Recentemente Gimelstob è stato accusato da diverse persone, tra le quali l’ex moglie, di aggressione e intimidazione verbale. Djokovic ha difeso la decisione di confermarlo in attesa di una sentenza da parte delle autorità giudiziarie. Pare che durante la riunione australiana si sia parlato anche di questo. “Ne abbiamo discusso a lungo”, ha detto Anderson, “Prendiamo molto seriamente queste accuse. Allo stesso tempo ci fidiamo della giustizia statunitense. È innocente fino a prova contraria. Justin è stato molto importante per noi. Ha sempre lottato per i diritti dei giocatori. Quindi abbiamo ritenuto fosse giusto che mantenesse il suo posto per ora. Ma se queste accuse si rivelassero fondate cambieremo decisione. Non ci potremmo più permettere di essere rappresentati da lui”. Insomma una fiducia a tempo per Gimelstob. E anche per Kermode.

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