Australian Open: Osaka è una campionessa, in finale ci va lei. Ma onore a Pliskova

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Australian Open: Osaka è una campionessa, in finale ci va lei. Ma onore a Pliskova

MELBOURNE – Partita bella e ricca di colpi vincenti tra Osaka e Pliskova. La giapponese ha una marcia in più nel terzo set e giocherà la seconda finale Slam consecutiva. Contro Kvitova in palio anche il numero uno

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[4] N. Osaka b. [7] Ka. Pliskova 6-2 4-6 6-4 (dal nostro inviato a Melbourne)

La seconda finale Slam (consecutiva) di Naomi Osaka è realtà. Più forte dei timori, più forte del peso di essere diventata la favorita, oggi più forte anche di Karolina Pliskova che giocando così potrà certamente riprovarci, e probabilmente prima o poi riuscirà a tornare in finale. La giapponese ci è riuscita con un cambio di marcia nel terzo set e si è guadagnata una partita che avrà doppi e tripli significati: sarà la prima sfida tra Osaka e Kvitova, e oltre a mettere in palio il primo titolo Slam del 2019 metterà in palio anche la corona di numero uno del mondo. What else?

PREVIEW – Naomi Osaka e Karolina Pliskova non potrebbero essere più diverse, come personaggi. Disarmante nella sua svagata ingenuità la giapponese, spesso esilarante nelle conferenze stampa, introversa e a tratti quasi timida la ceca. Sul campo da tennis, però, parlano un linguaggio comune, che è quello della potenza e della tecnica sopraffina. Esplosiva, fisicamente straripante, totalmente priva di timori Naomi, più pulita ed elegante, direi perfetta nello stile, ma senza per questo essere meno letale con le sue botte quasi piatte sia di dritto che di rovescio Karolina. La differenza, nel cosiddetto match-up tra le due, in questi casi la fa il fisico e la capacità di spostamento.

Le leve lunghissime, e il baricentro alto di Pliskova le consentono di accelerare la palla come poche altre, ma quando hai le anche al terzo piano, potrai anche correre rapidamente, ma i cambi di direzione diventano un vero problema. Naomi, alle pallate filanti della ceca, è capace di opporsi senza indietreggiare dal punto di vista della forza pura, con in più un’arma che contro le giocatrici alte e dinoccolate come Pliskova può rivelarsi letale, ovvero l’anticipo stretto di dritto ad aprirsi l’angolo del campo. Si gioca con il tetto della Rod Laver Arena chiuso, a causa del pomeriggio torrido che attanaglia Melbourne Park.

DOMINIO NAOMI – Nel primo set, Osaka mette subito Karolina con le spalle al muro, ogni volta in cui uno dei suoi tremendi cross la manda fuori dal corridoio, per la ceca si fa durissima rientrare nello scambio. Due break, frutto anche di una posizione in risposta avanzatissima e aggressiva, con conseguenti problemi per la battuta di Pliskova non appena non le entra la prima palla, consegnano il parziale a Naomi per 6-2, decisamente dominato. Un bel 16-9 come saldo vincenti-errori di Osaka (4-8 Karolina), ma soprattutto appena il 33% di punti fatti con la seconda condannano la ceca, che dovrà reagire in fretta.

Nel secondo parziale, all’inizio Osaka ha un momento di distrazione, dopo aver brekkato in avvio (per la terza volta) si fa immediatamente riprendere, qualche incertezza di troppo qui per la giapponese, ma brava Karolina ad approfittarne e rimettere in piedi il set. Pliskova resiste anche nel terzo game, annullando tre palle break, ma continua a non riuscire a far abbastanza male all’avversaria, con i soli colpi di potenza, per quanto splendidamente eseguiti; una come Naomi non la sfondi nemmeno se usi il fucile. Dall’altra parte, oltre a reggere fisicamente il ritmo altissimo che la ceca imprime al palleggio, Osaka è in grado di trovare all’improvviso angoli inaspettati, e aperture a uscire, che mandano Karolina in affanno immediato, come detto a causa della rapidità di piedi necessariamente non impeccabile vista la tipologia fisica della giocatrice. Siamo in equilibrio col punteggio adesso, ma l’impressione costante è che la vicenda dipenda in massima parte da Naomi. Il che, quando in campo c’è una colpitrice della classe e della qualità di Pliskova, è piuttosto raro da osservare.

Karolina Pliskova – Australian Open 2019 (via Twitter, @AustralianOpen)

REAZIONE KAROLINA – Anche se non esibisce più di tanto il proprio agonismo, però, oltre a classe e qualità Karolina ha anche i cosiddetti attributi, e non pochi, come ha ampiamente dimostrato ieri contro Serena Williams. Questo le consente di rimanere avanti nel punteggio tenendo di grinta i suoi turni di battuta, e nell’ottavo game, grazie a un paio di fucilate delle sue, arriva anche a una palla break del possibile 5-3 per lei, ma Naomi si salva con bravura, siamo 4-4. La partita è appassionante ed equilibrata in questa fase, il pubblico si diverte e incoraggia entrambe le contendenti. Sale 5-4 Pliskova, ottima, in questo momento le statistiche ci danno un 40-18 di vincenti-errori per Osaka, 13-11 per Karolina. Il problema grosso per la ceca rimane il rendimento della seconda palla, appena il 19% (43% la giapponese), ma è la buonissima percentuale di prime in campo (75%) a tenerla a galla. Tutto questo ammirevole sforzo paga nel decimo game, quando sotto 4-5 Naomi commette un gratuito. Pliskova entra in fase “sparo tutto”, arriva lo 0-40 e tre set point: il drittone di Karolina finalmente sfonda e porta il match al terzo set. 6-4, che brava, mentalmente è stata una roccia. In modo inaspettato per come era iniziato, il match ora potrebbe prendere qualsiasi direzione, bello.

TERZO SET – Nel secondo game del set decisivo, due errori di Osaka (ma a questo punto definire errori delle palle che sfuggono al termine di scambi tirati a tutto braccio e a tutto campo è quasi offensivo) portano ad altrettante palle break non consecutive per la ceca, annullate con gran bravura (rovescio lungolinea da standing ovation della giapponese sulla seconda). Ne arriva una terza, fallita da Pliskova, che ora sta dando tutto e si vede, la velocità e il ritmo sono altissimi, da entrambi i lati, splendide tutte e due. Il sospiro di sollievo di Naomi quando tiene per l’1-1 si sente fino in tribuna. Nel game successivo, sempre giocato con violenza forsennata, è lei a prendersi lo 0-40 e tre palle break, trasformando la prima, e salendo 2-1 e battuta. Se le stanno letteralmente suonando di santa ragione, solo ammirazione e applausi per le ragazze. Osaka spinge su ogni palla nel game successivo, col chiaro intento di non permettere a Karolina di prendere lei l’iniziativa, tiene il servizio a 15, e sale 3-1. Si prosegue in equilibrio fino al 4-3, quando arriva l’occasione del contro-break per Pliskova, ma il servizio potente e preciso dalla giapponese la annulla, e permette a Naomi di allungare sul 5-3.

Il livello rimane alto, gran partita, certi lungolinea di dritto e soprattutto rovescio di Karolina sono straordinari, la potenza e gli angoli da ogni lato del campo di Osaka lo sono altrettanto. Sul 5-4, Naomi serve per chiudere: affonda un paio di rovesci a metà rete di pura tensione, ma serve solido, incassa un errore di Pliskova, mette a segno un attacco di dritto, e va 40-30, match point. Un grandissimo ace centrale, che pizzica la riga, la manda in finale per il secondo Slam consecutivo, e ci garantisce che da lunedì avremo una numero 1 WTA nuova di zecca (Karolina lo era già stata nel 2017), ovvero chi alzerà il trofeo tra lei e Petra Kvitova. Non si sono mai affrontate in precedenza, e sarà una prima volta straordinariamente importante.

Durissima, avevo perso da lei diverse volte“, racconta Naomi alla fine. “L’esperienza di aver già giocato match di questo tipo mi ha aiutato, ma onestamente, certe volte servendo la seconda ero così tesa! Ora voglio farmi una bella dormita, magari una passeggiata domani. Giocare sotto il tetto? Mah, a me piace il caldo, mi è dispiaciuto! Cosa ho appena detto in giapponese ai fans? Shhh, è un segreto… (ridendo)”. Adesso ci sono pochi dubbi: Naomi Osaka è una campionessa, e questo ruolo non le pesa.

Naomi Osaka – Australian Open 2019 (foto Chryslène Caillaud, @Sport Vision)

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