TENNIS – Rino Tommasi ci spiega perché il torneo di Roma può considerarsi al livello dei tornei dello Slam, nonostante qualche edizione di basso livello nel passato.
Gli Internazionali d’Italia che iniziano domattina sui campi del Foro Italico presentano il migliore campo di partecipazione possibile.
Classifiche mondiali alla mano, troviamo nei due tabelloni delle gare di singolare tre sole assenze, del resto previste. Nel singolare maschile mancano soltanto l’argentino Juan Martin Del Potro (numero 7 in classifica) ed il francese Richard Gasquet (n.11)
Mentre nel femminile l’unica assenza, se non ci saranno novità dell’ultima ora, dovrebbe essere quella di Victoria Azarenka (n. 4).
Il nostro torneo, dal punto di vista tecnico ha perfettamente diritto a considerarsi come il quinto Slam. Del resto anche l’albo d’oro regge agevolmente il confronto con quello dei quattro tornei che la qualifica dello Slam ce l’hanno dalla nascita.
E’ vero che qualche edizione dell’Australian Open prima del 1968 sarebbe stata bocciata da una seria commissione esaminatrice, e la stessa sorte sarebbe capitata ad un paio di edizioni del Roland Garros.
Quello che Wimbledon, il Roland Garros, l’Open degli Stati Uniti, gli Australian Open e tutti gli altri tornei non potranno mai avere è una sede più bella, più affascinante e più prestigiosa di quella del Foro Italico.
Infatti è proprio per queste qualità naturali che gli Internazionali hanno potuto recuperare il ritardo con cui si sono allineati ai tornei più antichi anche perché –se vogliamo essere onesti – anche il nostro torneo ha avuto momenti difficili e modesti vincitori che non avrebbero potuto superare alcun esame. Il ricordo di alcune finali modeste nei contenuti e povere di spettatori ci fa ancora male.
Comunque sono tempi passati ed oggi Roma, dopo aver distanziato prima Amburgo e poi Madrid, può sperare di essere promossa.
