Craig Tiley: "L'Australian Open 2021 è a rischio"

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Craig Tiley: “L’Australian Open 2021 è a rischio”

Il Chief Executive di Tennis Australia ha dichiarato che ci sono dei piani alternativi per far sì che il torneo si disputi, ma che allo stesso tempo la cancellazione non è da escludere

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Craig Tiley e John Eren (via Twitter, @AustralianOpen)
 

Le nubi sull’Australian Open 2021 si stanno addensando sempre di più. Dopo aver delineato lo scenario più probabile, Craig Tiley ha dichiarato all’Australian Associated Press di non avere certezze sulla prossima edizione.

Il chief executive di Tennis Australia ha affermato che il torneo “sarà compromesso” a causa del coronavirus, e che l’organizzazione sta pensando a quattro piani alternativi (di cui peraltro aveva già parlato nelle scorse settimane), dai tratti più o meno catastrofici per quello che è il più grande evento sportivo in Australia nonché il più redditizio del primo mese dell’anno, superando persino il Super Bowl.

Lo scenario peggiore è che il torneo non si disputi, quello migliore è che si riesca a far arrivare i giocatori e che ci siano solo spettatori locali. Abbiamo stabilito i tempi e le date entro cui dovremo prendere una decisione, abbiamo stabilito chi sarà condizionato da queste scelte e come, dal nostro staff ai nostri partner – media, sponsor e affittuari, sia che governativi che privati. Ora stiamo lavorando sui giocatori, sul far capire loro che cosa comportano questi scenari e su come metterli in atto“.

L’Australia è un Paese che non è stato colpito pesantemente dal virus (stando a worldometers.info, i casi totali sono 6.894 con soli 97 morti), tant’è che la città di Perth si sarebbe offerta per ospitare le rimanenti giornate di Premier League. Il fatto che un torneo previsto per gennaio stia già venendo messo in discussione, però, è una perfetta esemplificazione delle difficoltà a cui uno sport itinerante come il tennis sta andando incontro, viste le restrizioni sugli spostamenti internazionali che presumibilmente rimarranno in atto per un bel po’.

Il Guardian ha peraltro sollevato una ulteriore problematica: anche qualora i giocatori potessero arrivare a Melbourne, sarebbe solo per un torneo, e non scioglierebbe il nodo di una stagione abitualmente giocata in oltre 50 città sparse per il globo. Basti pensare alla neonata ATP Cup, che da sola occupa tre delle maggiori città australiane (Sydney, Perth, Brisbane), per intuire le asperità logistiche a cui il nostro sport va incontro, e per giustificare il pessimismo che serpeggia fra i giocatori sul prosieguo della stagione.

La buona notizia è che il best-case scenario ipotizzato da Craig Tiley (autarchia sugli spalti) non è così irrealistico: pur avendo pochi casi, il governo australiano ha comunque testato molto (27.604 tamponi per milione di abitanti, dato superiore a quello degli altri tre Paesi Slam, per esempio), e questo significa che i presupposti per un evento quasi normale, ancorché a capacità ridotta, ci sarebbero.

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