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Robin Soderling: “Cercavo su internet dei modi per suicidarmi”

L'ex tennista svedese parla della pressione che, insieme alla mononucleosi, l'ha costretto al ritiro: "Non potevo andare avanti nemmeno con una pistola alla tempia"

Last updated: 06/07/2020 15:53
By Paolo Di Lorito Published 06/07/2020
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4 Min Read

Oltre alle video lezioni caricate online, recentemente Robin Soderling ha rilasciato anche un’intervista radiofonica all’emittente svedese Sveriges Radio – e questa volta ha svelato un dettaglio piuttosto personale.

Il due volte finalista Slam ha avuto un finale di carriera a dir poco travagliato, con l’ultima partita giocata a 27 anni e il ritiro annunciato solamente quattro anni più tardi. Ma non è stata solo la mononucleosi a tenerlo lontano dai campi; Soderling ha accusato problemi che avevano una radice molto più profonda. “Ero molto ansioso e non mi sentivo affatto bene. Ero seduto in casa, mi guardavo intorno e non capivo niente. Il minimo rumore mi causava molto panico. Da un foglio che cadeva sul tappeto allo squillo del telefono, tutto mi spaventava e sono anche andato a cercare su internet dei modi per suicidarmi“.

In un’altra recente intervista l’ex numero 3 del mondo aveva parlato di come il tennis professionistico possa “offuscare la mente”, e anche in questo caso è tornato sull’argomento. “C’è stato un momento in cui, preso dal panico, ho iniziato a piangere senza sosta. Arrivato all’hotel mi sono buttato sul letto e non riuscivo a smettere di piangere. Ogni volta, pensare che il giorno dopo sarei dovuto scendere in campo mi causava un sacco di panico. Per quanto mi dicessi che dovevo andare avanti, quella pressione mi impediva di progredire come giocatore e come persona. Per la prima volta ho avvertito che, indipendentemente da quanto lo volessi, non potevo, nemmeno se mi avessero puntato una pistola alla tempia”.

La causa di questa eccessiva pressione può derivare da noi stesso o dall’ambiente esterno; nel caso dello svedese, furono gli straordinari risultati del 2009 a dare origine alle sue difficoltà. “Dal 2009 ho iniziato a raccogliere molti successi e questo mi ha messo addosso molta pressione. C’è stato un momento in cui pensavo che ci fossero solo tre giocatori con cui potevo perdere. Il resto dei tennisti dovevo batterli, e se non ci riuscivo mi sentivo un perdente. Ero in un buco nero da cui ho avuto difficoltà a uscire”. Ad aggravare una situazione psicologica già difficile, è arrivata la malattia che ha debilitato anche il fisico.

Da situazioni come queste però è bene trarne insegnamenti e in un periodo in cui stanno cadendo diversi (diciamolo, inutili) tabù, parlare di problemi di natura psicologica non fa mai male. “È molto raro parlare dei problemi psichici dei grandi atleti ed è per questo che volevo fare un passo avanti. A coloro che si dedicano allo sport dico di allenarsi duramente e prenderla con molta calma. Bisogna fare sport perché ci si sente a proprio agio nel farlo e non per mettersi addosso pressione. Se ci riesci, cerca di mantenere la prospettiva giusta, di non farti inflenzare troppo e andrà bene” ha concluso Soderling.


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