L'espulsione di Djokovic dall'Australia (Crivelli, Mastroluca, Rossi, Piccardi)

Rassegna stampa

L’espulsione di Djokovic dall’Australia (Crivelli, Mastroluca, Rossi, Piccardi)

La rassegna stampa di lunedì 17 gennaio 2022

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DjoKOvic (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Cacciato dal suo giardino dell’Eden. Gli Australian Open vinti per nove volte, non saranno più il paradiso di Novak Djokovic, certamente non per quest’anno e forse per sempre. Il re è nudo, spogliato e stordito dalla sentenza definitiva di una Corte australiana che ha ritenuto legittima la seconda revoca del visto per ragioni di salute e ordine pubblici disposta discrezionalmente dal Ministro per l’immigrazione Alex Hawke e di conseguenza ne ha determinato l’espulsione immediata dal paese. Alle 7.53 italiane di ieri, le 17.53 di Melbourne, tre giudici hanno stabilito che la decisione sul merito o sul buon senso del provvedimento del ministro non rientrava nelle funzioni della Corte e che in ogni caso si trattava di una sanzione rispettosa della legge.

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Si chiude così, dopo 12 giorni irreali, una delle pagine più buie e controverse della storia recente del tennis e dello sport. iniziata il 4 gennaio quando il numero uno del mondo pubblicò sul suo profilo Instagram la foto della partenza per Melbourne con un’esenzione medica da non vaccinato, scatenando un inferno prima mediatico e poi politico. Lo stesso Novak che sempre sui social ha espresso a caldo le sue idee: «Sono estremamente deluso dalla decisione della Corte di respingere il ricorso contro la decisione del ministro di revocare il mio visto, per cui non putrb rima nere in Australia e giocare gli Australian Open. Rispetto la sentenza della Corte e collaborerò con le autorità competenti per il mio rimpatrio. Mi prenderò del tempo per riposare e recuperare. Mi spiace che tutta l’attenzione sia stata su di me nelle ultime settimane. spero che adesso possiamo tutti concentrarci sul gioco e sul torneo che amo. Vorrei augurare il meglio ai giocatori. agli ufficiali, allo staff, ai volontari e ai tifosi».

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Soprattutto, gli viene impedito di puntare nell’immediato al 21′ Slam, cosi da staccare gli arcirivali Rafa e Federer nella classifica dei plurivincitori e, ancor più grave per lui, non avrà la possibilità di tentare di nuovo il Grande Slam sfiorato nel 2021. l n classifica. scaduti a metà febbraio i punti del successo di un anno fa, rischia di perdere ii numero uno ai danni di Medvedev o Zverev, se uno dei due vincerà gli Australian Open. Senza contare i possibili danni economici, dal 4 milioni che potrebbe perdere di soli montepremi da qui a marzo (qualora avesse vinto in Australia e poi i due Masters 1000 americani di Indian Wells e Miami) o i 30 milioni di sponsorizzazioni se l’impatto della vicenda comporterà un crollo del suo appeal da testimonial, anche se per adesso nessuna delle aziende che lo supportano ha annunciato la volontà di staccarsi,

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ll presidente dell’Atp Andrea Gaùdenzi ha affidato il suo pensiero a un comunicato ufficiale: «Le sentenze delle autorità legali in materia di salute pubblica devano essere rispettate… Indipendentemente da come si sia arrivati a questo punto, Novak e uno dei più grandi campioni nel nostro sport e la sua assenza dall’Australian Open è una perdita per il tennis… Gli auguriamo il meglio e auspichiamo di rivederlo presto in campo. L’Atp continua a raccomandare fortemente la vaccinazione a tutti i giocatori». Punto e a capo.

Djokovic “E ora buon Open a tutti” (Alessandro Mastroluca, Corriere dello Sport)

Djokovic ha lasciato l’Australia. È ripartito ieri con un volo Emirates per Dubai, decollato alle 22.30. Undici giorni prima, quasi alla stessa ora, atterrava a Melbourne convinto di poter disputare l’Australian Open senza doversi mettere in quarantena grazie a un’esenzione medica. Secondo Alex Hawke, ministro per l’immigrazione che aveva deciso di esercitare il suo potere personale consentito dal MigrationAct del 1958 per chiedere l’espulsione del numera 1 del mondo. Giusto o sbagliato che sia, ha affermato il legale del Governo Stephen Lloyd durante l’udienza, «molti lo considerano un sostenitore di vista contrari ai vaccini». LA SENTENZA. Dunque, la sua presenza in Australia, visti Il suo prestigio e la sua influenza, avrebbe potuto stimolare un consenso maggiore verso le tesi anzi-vacciniste e incoraggiare le persone”, ha concluso Lloyd, «a emulare la sua apparente noncuranza verso i protocolli di sicurezza»

Il chiaro riferimento è all’intervista con annesso servizio fotografico che Djokovic ha effettuato a Belgrado il 18 dicembre per il quotidiano francese L’Fquipe pur sapendo di essere risultato positivo due giorni prima.

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La reazione di Nole: «Sono estremamente deluso dalla decisione – ha dichiarato Novak Djokovic, che ha diffuso una nota per i media, rinviando al futuro, dopo un periodo di riposo, ogni ulteriore commento -. Rispetto la sentenza, e mi spiace che tutta l’attenzione nelle ultime due settimane si sia concentrata su di me. Orad possiamo tutti concentrare sull’Australian Open, un torneo die ama Auguro il meglio ai giocatori, agli ufficiali, allo staff ai volontari e ai tifasi.

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LE REAZIONI POLITICHE. Numerose le reazioni politiche in Australia. Il primo ministro Scott Morrison ha sottolineato i grandi sacrifici durante la pandemia dei cittadini. Ora, ha spiegato, «gli australiani si aspettano che i risultati di questi loro sacrifici siano protetti». Anche il ministro Hawke ha sottolineato gli stessi concetti, e rinforzato l dea che la severitä nelle politiche di gestione degli ingressi al confine sia un fattore determinante perla coesione sociale. LE REAZIONI SPORTIVE. Sul piano sportivo, Tennis Australia si è limitata ad affermare che rispetta la sentenza. L’ATP ha accolto con una nota prudente quella che ha definito »una serie profondamente spiacevole di eventi. La sua assenza è una sconfitta per il tennis». Fra i tennisti, Djokovic ha ottenuto l’appoggio di John Inner e Reilly Opelka, che hanno elogiato le sue qualità umane prima ancora che tecniche. ll canadese Vasek Pospisil, il suo braccio destro nella nuova Professional Tennis Players Association, ha evidenziato un punto chiave. «E stata una decisione politica. Se non gli fosse stata data un’esenzione, Novak non sarebbe partito per l’Australia: sarebbe rimasto a casa e nessuno avrebbe parlato di questo caos» ha det

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Ma il vero sconfitto, ha dichiarato Patrick Mouratoglou, coach di Serena Williams, non è ll serbo. «Chi davvero perde in questa storia è il torneo — ha scritto -. Spero almeno che da questo momento si torni a parlare di tennis»

Non Djoko più (Paolo Rossi, La Repubblica)

Lo status di numero uno gli è rimasto, ma di pericolo pubblico però. E per questa ragione lo hanno espulso. Novak Djokovic non difenderà il titolo di campione 2021 degli Australian Open: è stato sconfitto dal governo australiano e dalla tesi che, non essendo vaccinato, avrebbe reso «controproducenti tutti gli sforzi intrapresi per la vaccinazione del popolo aussie». Insomma, lo hanno trattato come fosse un influencer qualsiasi, e in fondo, anche la difesa legale del tennista serbo ha fatto cenno a «ragionamenti orwelliani». Comunque sia, i tre giudici hanno trovato l’unanimità nel legittimare il potere discrezionale che è nelle funzioni del ministro dell’Immigrazione, Alex Hawke, e dunque: game-set-match.

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Djokovic poi paga quel selfie pre-partenza e tutte le successive discrepanze per le quali ha anche dovuto scusarsi pubblicamente e, lo pensano tutti, la vicinanza con le elezioni politiche australiane a marzo. Non c’era un capro espiatorio migliore di lui, per il premier Morrison e la sua squadra. Un’associazione di avvocati in effetti ha cercato di portare all’attenzione il rischio di questo precedente, che potrebbe essere usato anche per motivi prettamente più politici, ma questo lo vedremo in futuro. Djokovic è sulla strada dell’Europa, ora. Si è congedato dall’Australia senza polemiche, dicendo di accettare la decisione della corte, seppur «profondamente deluso». Ora intende riposare e recuperare lo stress di questi giorni. In realtà dovrà anche pianificare bene la sua agenda, essendogli saltato anche l’obiettivo primario, quello del Grande Slam. Spulciando il calendario, e saltando direttamente a febbraio, potrebbe decidere di iniziare la stagione a Rotterdam, e magari fare un salto a Dubai. Djokovic ha il green pass, avendo avuto il Covid a dicembre: quindi pub. Ma a marzo ci sono i due Masters 1000 americani: Indian Wells e Miami. Il governo Usa non ammette l’ingresso ai non vaccinati, anche se hanno contratto il virus: occorre un’altra esenzione.

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L’Australia espelle Djokovic, l’ira della Serbia (Gaia Piccardi, Corriere della Sera)

Volo Emirates Melbourne-Dubai, sola andata. Dopo undici giorni di battaglia legale con il governo australiano, si conclude il Djokovicgate: il numero uno del tennis fallisce l’ultimo assalto alla diligenza, il collegio di tre giudici della Corte Federale stabilisce che il ministro dell’Immigrazione Alex Hawke aveva il diritto di revocare per la seconda volta il visto del campione per ragioni di «pubblica salute e ordine», la decisione non è appellata, espatrio inevitabile con il rischio di essere bandito dal Paese per tre anni.

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Alle 22.3o di domenica sera, mentre 128 tennisti vaccinati si preparano ad affrontare il primo grande torneo della stagione (incluso il siciliano Salvatore Caruso, che si ritrova scaraventato lassì? nel tabellone al nosto del *** fuoriclasse espulso come un corpo estraneo), l’unico no vax s’imbarca verso casa e un futuro incerto («Sono estre mamente deluso, mi prenderò del tempo per riposare e recuperare. Buon tennis a chi rimane») mentre da Belgrado tuona Aleksandr Vucic, il muscolare presidente della Serbia: «Lo hanno maltrattato per giorni per poi consegnargli una decisione che avevano preso dall’inizio: Nole può tornare a testa alta e guardare tutti noi serbi negli occhi». Nick Wood, l’avvocato australiano del giocatore, ha provato a far passare la tesi del reato d’opinione, Djokovic cacciato per le sue teorie anti vaccino senza mai essersi pubblicamente dichiarato no vax; gli ha risposto l’empirismo di Stephen Lloyd, legale del governo australiano: che il serbo sia contro i vaccini è dimostrato dai suoi comportamenti: avrebbe potuto presentarsi in regola con la richiesta del Paese meno disposto al mondo a trattare sull’argomento, e invece ha accettato l’esenzione offertagli incautamente da Tennis Australia, l’ente che organizza il torneo, la terza parte in causa che — insieme al governo centrale e a Djokovic — esce a pezzi da questa storiaccia

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rimangono questioni irrisolte però non secondarie. I molti dubbi sul fatto che sia stato accettato anche se consegnato fuori tempo limite (la deadline era il io dicembre), la violazione dell’isolamento essendo andato in giro positivo prima a sua insaputa e poi consapevolmente (in Italia è un reato penale), la dichiarazione falsa in dogana (della quale ha incolpato il manager italiano). Se è lecito aspettarsi che Djokovic trasformi questa catena di incredibili leggerezze in una battaglia per la libertà quando, a fine torneo, tornerà a parlare, intanto Australia e Serbia se le danno di santa ragione.

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