Irriducibile Sinner a Miami e... quando l’aggettivo pazzesco per un match è più che giustificato

Editoriali del Direttore

Irriducibile Sinner a Miami e… quando l’aggettivo pazzesco per un match è più che giustificato

Dopo i 3 matchpointi annullati a Ruusuvuori, questa volta i matchpoint cancellati a Carreño Busta dall’altoatesino sono stati 5, così come altre 8 pallebreak. Una vittoria di testa la sua, ma che pollo lo spagnolo però!

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Si abusa sempre più di frequente ormai dell’aggettivo pazzesco, ma la partita che ha vinto Sinner contro Carreño Busta, annullando un matchpoint sul 5-4 nel secondo set (prima di infilare 11 punti di fila e raggiungere il terzo) e altri 4 matchpoint sul 5-4 nel terzo per vincere anche il terzo set nel quale era sotto 5-2 e 0-30… è stata davvero una partita pazzesca.

Direi incredibile, perché Jannik l’ha vinta con la testa in una giornata in cui non ha giocato davvero come sa, mentre Carreño Busta – che ha giocato meglio per quasi tutti e tre i set – ha finito per perderla con il braccio, anzi il braccino, e con i nervi che l’hanno tradito incredibilmente in tutti i momenti in cui doveva chiuderla.

E sono stati tanti, tantissimi. Infatti, per quanto nei momenti importanti sia stato certamente bravo e soprattutto coraggioso Sinner (che proprio in quei momenti a volte riusciva a mettere la prima e altre veniva perfino a rete), non esiste sciupare – o comunque non sfruttare -13 palle break, 5 matchpoint compresi. E non esiste soprattutto – per un giocatore della sua esperienza – battere sul 5-3 nel set decisivo e perdere la battuta a zero. Rimanere poi talmente choccato nel game successivo, quello dei 4 matchpoint non sfruttati sul 5-4, da cedere poi il proprio servizio a 15 sul 5 pari. Quasi come nel secondo set quando sul 5 pari lo aveva perso a zero! Lo spagnolo è riuscito a cedere, ovviamente anche per merito di Sinner, gli ultimi 11 punti di fila nel secondo set, e gli ultimi 8 punti su 11 nel terzo. Appunto: pazzesco!

Mi sono entusiasmato come un bambino per Sinner che ha saputo trascinare quasi tutto il pubblico dalla sua, sebbene a Miami il tifo sia quasi sempre per chi parla spagnolo, ma mi chiedo se Carreño Busta sarà riuscito a prendere sonno, perché raramente ho visto perdere partite così. Altro che …Sciupavalov!

Quindi tanto di cappello alla solidità mentale di Jannik, che ha avuto il coraggio di non frenare minimamente il braccio quando c’era da tirare a tutta randa (ha preso certe di quelle righe…), e una pacca amichevole e comprensiva sulla spalla di Carreño che è stato un amorevolissimo complice dell’exploit di Sinner.

Sì, perché – sia ben chiaro – vero e grande exploit resta. Quanti giocatori si sarebbero arresi alla propria giornata no, alle proprie carenze anche tecniche, se si fossero trovati sotto 5-2 e 0-30 dopo aver letteralmente regalato il sesto game, quello che aveva consentito allo spagnolo di Gijon di rimontare da 30-0 e di salire sul 4-2?

Sinner non si è mai arreso. Non si è sgomentato neppure quando, nell’evidente tentativo di dare maggiore varietà al suo gioco da tutti i critici definito – con qualche ragione – troppo monocorde, ha giocato due smorzate vincenti quando nessuno se lo aspettava, di certo non Carreño che infatti è rimasto di stucco, ma ne ha giocate poi altre due in modo così goffo e così fuori dai suoi schemi abituali…da combinare due veri disastri.

Ma è evidente che Jannik sta lavorando per migliorare il suo repertorio. E questo, dovendolo fare anche in gara perché il tempo per allenarsi quasi non c’è, lo espone e lo ha esposto anche a situazioni quasi imbarazzanti. Lui non ha la manina fatata di John McEnroe. E nemmeno quella di Fognini. Né se scende a rete è Pat Rafter. Così l’ho visto quasi con raccapriccio – ma al contempo anche con ammirazione per l’indomito coraggio – uscire dalla prediletta trincea di fondocampo e buttarsi in avanti, a rete, in maniera improvvida e senza l’elmetto… per venire impallinato.

Ma certe volte – dicevano i latini quando giocavano a tennis (a sentir lo story teller Gianni Clerici naturalmente lo giocavano…”never spoil a good story with the truth”. mai rovinare una bella storia con la verità) – fortuna audaces iuvat e una o due volte magari ti trovi di fronte un Carreño che, frastornato dall’attacco improvviso, si dimentica il passante anche più banale. E un’altra o altre due volte azzecchi invece qualche volée che normalmente non farebbe parte del tuo bagaglio tecnico e porti a casa punti importanti, fondamentali anche sotto il profilo psicologico.

E’ stato un Sinner in erezione agonistica quello che ha chiuso in bellezza gli ultimi 3 game del secondo e del terzo set. Era così eccitato da scatenare anche l’entusiasmo degli spettatori di Miami, oltre che il mio sul divano ahimè quasi smollato dai ripetuti salti.

Fantastica serata, questa conclusa dopo l’una del mattino di una giornata cominciata prima per via dell’ora legale. Sono andato a buttarmi prima sui tasti del computer – e non che non mi fidassi del commento dell’inviato Gibertini che è stato visto con i piedi sul campo, ben più vicino di coach Vagnozzi – e poi a letto con l’adrenalina che spero Sinner abbia ancora addosso quando affronterà per la prima volta Nick Kyrgios, l’implacabile giustiziere di Rublev e Fognini.

Quella di martedì sarà una partita certamente diversa da quella vinta con Carreño, magari …pazzesca pure quella, perché se c’è un giocatore …”pazzo” e imprevedibile questi è certamente l’australiano di Canberra.

Mi sembra che, superate le sue ricorrenti turbe psichiche, Kyrgios stia giocando il suo tennis migliore, quello che anni fa sembrava garantirgli un sicuro futuro da top-ten, quello che gli ha consentito di battere tutti i più forti tennisti del mondo…salvo poi perdere da giocatori che non avrebbero dovuto neppure legargli le scarpe.

Soprattutto l’attuale Kyrgios mi è sembrato in grande forma anche sotto un profilo spesso in lui carente, quello atletico. L’ho visto scattante, forte fisicamente e anche resistente. Riguardo però alla solidità di testa però non ci metto davvero la mano sul fuoco. Guai a giurarci. Anche contro Rafa Nadal a Indian Wells, pur avendo giocato davvero bene, nelle fasi decisive del match, il cervello ha fatto tilt, la testa non si è dimostrata davvero né lucida né fredda. Certo non fredda come quella di Jannik contro Carreño.

Ecco, io mi aspetto che contro Kyrgios, salvo che l’australiano batta 3 aces a game, Sinner giochi molto meglio che contro Carreno. A Jannik non manca la capacità di rispondere bene al servizio.

E io spero che la sua solidità prevalga sulla maggior varietà di Kyrgios che quasi certamente  farà i punti più belli e spettacolari, ma potrebbe non fare quelli più importanti. Quelli che di solito fa Sinner. Di sicuro, e l’ha dimostrato nella notte…pazzesca di Miami (anche se lì era ancora sera), Jannik non gli regalerà la partita. Non si arrenderà neppure se si trovasse sotto 5-2 e 30 nel terzo set. Magari, però, si eviti di mandare anche Kyrgios al matchpoint. A una certa età, e io l’ho tutta, si è più deboli di cuore.

Il tabellone maschile completo di Miami

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