Coppa Davis, Murray attacca la programmazione: "Non è professionale dover finire un match all'una del mattino"

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Coppa Davis, Murray attacca la programmazione: “Non è professionale dover finire un match all’una del mattino”

“Sarebbe meglio per tutti se i match iniziassero prima. È accaduta la stessa cosa allo US Open” ha proseguito allargando la prospettiva l’ex n. 1 del mondo Andy Murray

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Andy Murray - Wimbledon 2022 Credit- AELTC:Florian Eisele
 

Nove ore passate sul campo, alla Emirates Arena di Glasgow, per portare a termine la sfida delle sfide quando si parla di Coppa Davis: nella seconda giornata di questa fase a giorni dell’edizione 2022 della manifestazione, infatti, nel raggruppamento D la Gran Bretagna, squadra di casa capitanata da Leon Smith, ha perso il suo tie d’esordio contro Team USA con il punteggio di 2-1. Un confronto storico, che emana sempre un fascino particolare, dato che è stato il primo scontro in assoluto nella storia della competizione. Era il 1899, e quattro membri dell’Università di Harvard pensarono bene di sfidare la compagine britannica. Uno dei quattro studenti iscritti presso il College di Cambridge, Dwight Filley Davis, ideò la formula dell’evento e acquistò di tasca propria l’ormai celeberrima “insalatiera” d’argento. Il primo incrocio di sempre si tenne a Brookline nel Massachusetts, nel 1900, ben 122 anni fa.

Purtroppo però questo nuovo duello tra Gran Bretagna e Stati Uniti, pur regalando parecchio spettacolo e suspense nei tre rubbers disputati, non ha ripercorso le stesse orme epiche dei duelli passati. Anzi il finale è stato alquanto amaro, con diversi strascichi al seguito. A far sentire la propria voce non poteva che essere il leader spirituale del tennis britannico, e padrone di casa assoluto nella città scozzese, Andy Murray. L’ex n. 1 del mondo, ritornato in Nazionale dopo tre anni per dar manforte in doppio, nella conferenza stampa successiva al match perso insieme a Joe Salisbury per mano di Ram e Sock; si è scagliato senza mezzi termini contro la programmazione adottata. In realtà, però, il suo attacco è stato più di natura generale, con il chiaro obbiettivo di criticare aspramente l’oramai frequente abitudine presente nel mondo del tennis, di dover vedere numerosi incontri dei tornei più importanti del circuito protrarsi a lungo e completarsi a notte fonda. È successo a Madrid con Zverevarrivato alla finale senza energie, non avendo avuto la possibilità di recuperare appieno dai turni antecedenti all’ultimo atto – ma anche in diverse circostanze nelle ultime due settimane durante lo US Open, specialmente con le maratone di Alcaraz conclusesi quasi sempre oltre le due di notte newyorchesi.

UNA PROGRAMMAZIONE SVANTAGGIOSA PER TUTTI – Queste le parole rilasciate in sala stampa dal tre volte campione Slam, quando le lancette dell’orologio indicavano ben oltre l’una e mezza: “Sarebbe certamente una situazione migliore per tutti, se i match incominciassero prima. Credo che iniziare così tardi, non sia vantaggioso per nessuno, penso che non sia l’ideale sia per i media sia per i fan. Sugli spalti alla fine del match di doppio, c’era sicuramente soltanto la metà delle persone che erano presenti nell’impianto all’inizio del primo singolare. Questo è un peccato, perché molti si sono persi una gran partita. Inoltre è una programmazione non corretta neanche nei confronti dei raccattapalle, tutto ciò è inappropriato alla situazione. Ovviamente non è un problema per i giocatori, noi siamo in grado di scendere in campo e competere al meglio delle nostre possibilità anche a notte inoltrata. Tuttavia, non mi sembra giusto per la squadra statunitense, che deve tornare a giocare già domani [oggi, ndr]. Non accade ovviamente solo qui, non è una cosa circoscritta a questa settimana di Coppa Davis. Abbiamo visto la stessa identica cosa anche allo US Open, e quindi appena una settimana fa. È qualcosa a cui il tennis deve in qualche modo porre rimedio. Non è una situazione professionale.

LA SCELTA COMPIUTA A GLASGOW HA SORTITO L’EFFETTO OPPOSTO – Bisogna comunque sottolineare come la decisione di dare il via alla giornata, con il singolare tra i numeri due, alle ore 16:00 (locali, le 17:00 in Italia visto l’ora di fuso orario) sia stata esclusivamente una scelta dell’organizzazione, posta a capo dell’evento di Glasgow da parte della LTA – la federazione britannica -, e non una disposizione imposta da Kosmos o dal nuovo direttore della fase finale della Davis David Ferrer. Infatti ognuna delle quattro sedi, che ospitano i Round Robin, ha potuto scegliere liberamente l’orario d’inizio dei vari tie: ad Amburgo si comincia alle 14:00, a Bologna alle 15:00 – sotto gli occhi vigili del Direttore Organizzativo della FIT Sergio Palmieri -, a Valencia alle 16:00. Dunque soltanto la Spagna ha seguito lo stesso modus operandi organizzativo adottato in Scozia, ma per ora dalla città iberica non giungono lamentele.

Da Glasgow hanno fatto sapere che il motivo di tale decisione sia legato alla volontà di garantire una maggiore affluenza di spettatori, cercando dunque di evitare la sovrapposizione con gli impegni lavorativi e scolastici. Tuttavia per ora, il piano sta fallendo; anzi in molti casi si sta riscontrando l’effetto opposto: ben esemplificato e raffigurato, dalle oltre sette mila persone che hanno abbandonato all’improvviso l’Emirates Arena qualche minuto prima che andasse in scena l’emozionante set decisivo dell’incontro di doppio. Il pubblico assiepato sui seggiolini ha infatti dovuto attendere addirittura le 22:00 passate per veder scendere in campo Murray, certamente hanno influito sul ritardo accumulato anche il fatto che la superficie fosse molto lenta – e perciò propedeutica per scambi molto lunghi, ricordiamo che viene utilizzato il medesimo green set in tutte e quattro le location – e che si sono materializzati tre match si entusiasmanti ma anche parecchio lunghi e combattuti (tutti decisi al parziale finale).

In una cornice già di per se cupa a causa della scomparsa della Regina Elisabetta II – prima degli inni nazionali, Her Majesty è stata commemorata attraverso un minuto di silenzio -, che ha portato inevitabilmente a dei cambiamenti: come l’abbandono di una luminosità spiccata per quanto riguarda le luci, o quello del solito accompagnamento musicale “sparato a palla” durante i cambi di campo che in questa situazione di lutto nazionale è stato evitato; ad infierire ulteriormente la brutta immagine degli spettatori costretti a correre per non perdere l’ultimo treno disponibile per poter rientrare a casa.

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