Fonte: Gazzetta.it
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Se dovesse scegliere un Nadal-Federer da consegnare ai posteri?
“Ne scelgo due, una vittoria nostra e una vittoria sua: mi sembra più giusto così. Innanzitutto, per quello che ha rappresentato, la finale di Wimbledon 2008 vinta da mio nipote: era un sorpasso storico dopo una battaglia indimenticabile. Ma la vittoria di Federer in Australia nel 2017 non è da meno, resta un capolavoro: venivano entrambi da un anno problematico e Roger a 35 anni riuscì a reinventarsi, dando un salto di qualità nel gioco di rovescio e mostrandosi tatticamente molto più aggressivo. La meritò, fu incredibile”.
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Quale eredità lascia davvero Roger Federer?
“In tanti hanno vinto, meno di lui certo, ma pur sempre in tanti. Nessuno, però, lo ha fatto inseguendo in ogni colpo la bellezza come lui. Ciò che ha fatto la differenza è la forma con cui lui è arrivato alla sostanza, il modo in cui hai raggiunto l’obiettivo. È qui che Roger diventa la massima espressione del gioco e trascende lo sport: nessuno, forse neanche Michael Jordan, ha mai combinato allo stesso modo eleganza e risultato”.
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Possiamo illuderci che un domani, almeno in parte, Sinner-Alcaraz sarà come Federer-Nadal?
“Non sono un futurologo ma, visto che collaboro con Felix Auger-Aliassime, spero che la sfida sia almeno a tre: non sottovalutate il canadese… Però, anche per quanto visto in America, posso dire che Sinner è davvero fortissimo e raggiungerà un livello eccellente: staranno lassù e vedremo chi avrà più fame”.
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