Sinner un anno dopo (Crivelli). Rimonta Sinner nella scia dei grandi (Fiorino). La maledizione delle teste di serie (Giammò). Jannik dai due volti (Azzolini). Rimonta Sinner, e ora Tsitsipas. Rabbia Murray: "Mai più alle 4" (Martucci)

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Sinner un anno dopo (Crivelli). Rimonta Sinner nella scia dei grandi (Fiorino). La maledizione delle teste di serie (Giammò). Jannik dai due volti (Azzolini). Rimonta Sinner, e ora Tsitsipas. Rabbia Murray: “Mai più alle 4” (Martucci)

La rassegna stampa del 21 gennaio 2023

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Sinner un anno dopo (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Un’estate australiana fa la storia di Sinner prese strade inesplorate dopo una secca caduta contro Tsitsipas, l’Apollo greco: erano i quarti di finale e i tre set persi in apnea senza mai colpo ferire convinsero Jannik ad accelerare la rivoluzione tecnica, lasciando coach Piatti, fin lì mentore di tutta la vita agonistica, per affidarsi a Simone Vagnozzi, poi affiancato dal saggio lupo di mare Cahill. Ma siccome certi destini fanno dei giri immensi e poi ritornano, trascorsi 12 mesi il nuovo corso della Volpe Rossa chiede il visto d’ingresso al paradiso allo stesso avversario di allora, il biondo semidio ateniese numero 4 del mondo, ancora imbattuto in stagione. […]. La rimonta E se l’anno scorso l’incrocio pericoloso finì per svuotarlo di energie ancor prima di mettere piede in campo, stavolta Jan non è intenzionato ad offrire il petto senza combattere: «Queste sono le partite che aspetto di più, sapendo che lui è uno dei migliori giocatori del mondo. Io sicuramente ho cambiato un po’ il mio gioco rispetto a un anno fa, spero sia una bella partita, è uno di quegli appuntamenti per cui mi alleno duramente. Mi aspetto un match combattuto, so che a lui piace molto giocare qui, come piace anche a me. Sarà una partita molto diversa. Io ho messo dentro tanta benzina, sia in termini di gioco, sia fisicamente. Sono pronto per la battaglia». Per meritarsela, Sinner però si deve regalare una piccola impresa, rimontando per la prima volta in carriera uno svantaggio di due set a zero. Il maciste ungherese Fucsovics, 78 Atp con un passato da 31, lo aveva battuto in entrambi i precedenti Slam (Australia 2020, Wimbledon 2021) e nei primi due set controlla le operazioni facendo muovere l’azzurro che è troppo alterno al servizio per imporre ritmo e profondità. Ma quando il nostro ritrova la battuta e soprattutto cerca e trova con più frequenza il rovescio del rivale, stravolge il match a suo favore, con l’ormai eccellente fatturato a rete (23 punti su 32 discese) e passando anche oltre il piccolo brivido di un break del rivale a inizio quarto set, tanto che il game del 2-0 sarà l’ultimo per Fucsovics prima dei 12 di fila di Red Fox. Otto volte agli ottavi in uno Slam -l’ultimo a riuscirci alla sua età era stato Djokovic – e 29 vittorie nei Major come Barazzutti: «All’inizio ho sbagliato strategia – ammetterà Jannik – ma poi mi sono ripreso e ho cominciato pure a servire meglio. Tutte le partite vinte sono indicative, però gli Slam mi piacciono in modo particolare. Forse perché mi piace stare in campo e giocare a tennis. Essere di nuovo agli ottavi è sicuramente bello, però ovviamente non voglio fermarmi qui». Le Chiavi. Sarebbe l’ultimo passo, quello decisivo, che lo condurrebbe finalmente nell’empireo. Nel 2022 gli è mancato un alito di vento a favore contro Djokovic a Wimbledon e Alcaraz a New York, è arrivata l’ora fatale di cambiare il trend. Coach Vagnozzi predica fiducia: «Quelle due partite hanno dimostrato che il livello c’è, adesso è pronto non solo ad andarci vicino, ma a vincere. Non credo si porterà in campo il ricordo di un anno fa, anzi quella sfida con Tsitsipas diventa uno stimolo per fare meglio. Certamente Jannik ha sofferto il match point mancato con Alcaraz agli Us Open, ma final mente in inverno abbiamo potuto lavorare per sei settimane con continuità. Fisicamente è cresciuto molto, lo dimostra la condizione che ha mostrato nella ri monta con Fucsovics. Il guaio all’anca di Adelaide non conta, se l’è procurato con una scivolata». Accanto al potenziamento atletico, la maturazione nei dettagli tecnici sta rendendo particolarmente orgoglioso l’allenatore marchigiano: «L’anno scorso abbiamo sempre dovuto inseguire gli infortuni, adesso abbiamo trovato l’equilibrio giusto senza snaturare le sue qualità. Jannik è cresciuto al servizio e le discese a rete non sono più estemporanee, ma le sente come un prolungamento naturale del suo gioco. E lì può salire ancora di livello. Sappiamo che ci aspetta un match durissimo, si affrontano due giocatori che vogliono prendere subito il controllo dello scambio per poi aprirsi il campo, saranno fondamentali i colpi di inizio gioco, cioè battuta e risposta. Intanto, posso promettervi che i risultati del 2023 saranno migliori di quelli già buoni del 2022, con la consapevolezza che il cammino richiederà ancora un po’ di tempo per raggiungere la completezza definitiva». Jannik, intanto, ha già fissato lo sguardo sull’orizzonte da inseguire: «Per prima cosa, continuare a migliorare. E poi ottenere più risultati possibili per qualificarmi di nuovo alle Finals di fine anno». Perché il futuro è adesso.

Rimonta Sinner, nella scia dei grandi (Luca Fiorino, Il Corriere dello Sport)

La perseveranza è il timone del destino. Quando nulla sembrava girare per il verso giusto, la stoffa dell’apprendista campione è venuta fuori sulla lunga distanza. Jannik Sinner è così salito in cattedra nel momento più critico dando una vigorosa sterzata a una partita nata storta e finita come da pronostico. «E stato un match complicato – ha dichiarato l’azzurro – Alla fine la componente tattica ha fatto la differenza». il tennista di Sesto Pusteria ha riscattato le due sconfitte Slam subite per mano di Marton Fucsovics e vinto la prima partita in carriera recuperando due set di svantaggio. Il punteggio finale è stato 4-6 4-6 6-16-2 6-0 (dopo tre ore e 36′ di gioco), impreziosito da un parziale finale di 12 game a 0 in cui l’azzurro si è trasformato in un rullo compressore inarrestabile. Eppure la strategia iniziale si era rivelata disastrosa: soltanto con più pazienza, e ingabbiando l’ungherese sulla diagonale del rovescio, è riuscito a trovare le chiavi giuste del mazzo per aprire la porta d’accesso al sesto ottavo di finale Slam consecutivo. CONTINUITA’. «L’obiettivo principale per questa stagione è migliorarmi. il secondo è qualificarmi per le ATP Finals». […] Nell’era Open, ad avanzare per almeno sei volte di fila agli ottavi di uno Slam prima del compimento dei 22 anni sono riusciti soltanto Jim Courier, Pete Sampras, Rafael Nadal e Novak Djokovic. Non esattamente mestieranti qualunque. Questa notevole continuità di rendimento si riflette anche nel numero di vittorie ottenute negli ultimi due anni nei tornei Major: 18 complessive. Rafael Nadal è l’unico ad aver fatto meglio con 23 successi. Se i numeri non mentono mai, è pur vero che non è tutto oro quel che luccica. La Volpe di Sesto Pusteria, prima di potersi sedere stabilmente a tavola con i big, sarà chiamata a sfatare il tabù “quarti di finale” (non si è mai spinto oltre nei tornei dello Slam; ndr) provando a sbaragliare la concorrenza dei suoi affamati colleghi. il prossimo avversario è uno dei più famelici in circolazione e risponde al nome di Stefanos Tsitsipas, contro cui è sotto 4-1 nei precedenti. L’ultimo, giocatosi al Foro Italico di Roma lo scorso anno, vide l’ellenico prevalere in due set. ESAME DI GRECO. «Sono pronto per una nuova battaglia. Tsitsipas è uno dei migliori al mondo, ma rispetto a un anno fa sono cambiato». Nel corso della passata stagione, all’interno della maestosa cornice della Rod Laver Arena di Melbourne Park, si consumò una sconfitta che sgretolò parte delle certezze accumulate dall’altoatesino. Jannik fu letteralmente impallinato da una delle migliori versioni di sempre dell’ateniese, capace disovrastarlo con troppa facilità. Fu una batosta così dura da digerire, che da lì a poco sanci la fine di un rapporto lavorativo lungo ben sette anni con Riccardo Piatti. Per questa e altre mille ragioni, l’incontro degli ottavi contro l’adone greco assume i contorni di un test di maturità molto significativo per tutti: dal diretto interessato, passando all’intero team capeggiato da Simone Vagnozzi e dal supercoach Darren Cahill. «Questo tipo di partite sono la ragione per cui mi alleno ogni giorno. Non voglio fermarmi qui» ha dichiarato Jannik. «Questa voltami aspetto un altro Sinner» ha ribattuto Tsitsipas. La vendetta è un piatto da servire freddo. Per vincere contro uno dei giocatori più caldi del momento servirà una prestazione deluxe. Una prestazione degna del miglior Sinner. 

La maledizione delle teste di serie (Roland Giammò, Il Corriere dello Sport)

Happy few. Felici pochi. Poche, in questo caso, trattandosi delle teste di serie presenti in tabellone al via degli Australian Open. Neanche il tempo di arrivare al giro di boa della prima settimana, ed ecco eliminati ben otto dei primi quindici giocatori del seeding, di cui quattro delle prime dieci. Fuori Carlos Alcaraz, infortunatosi al muscolo semimembranoso della gamba destra a pochi giorni dal via del torneo (il suo ritorno in campo e previsto per l’Open di Buenos Aires il prossimo 11 febbraio), i primi tre turni hanno visto cadere una dopo l’altra alcuni dei giocatori più quotati per la vittoria finale. L’eliminazione più recente riguarda Daniil Medvedev (7), battuto ieri in tre set dallo statunitense Sebastian Korda, figlio d’arte di quel Petr che proprio a Melbourne nel 1998 riuscì ad aggiudicarsi il suo unico Slam in carriera in singolare. Nella notte, dopo quattro ore e cinque set, è inciampato sul n.112 del mondo Popyrin anche Taylor Fritz (8), che bene aveva fatto l’anno scorso sul duro di Indian Wells confermandosi poi a fine stagione valido interprete della superficie durante le ATP Finals di Torino, e per questo atteso con curiosità a down under. Meno recente, ma ancora vivida nella memoria, è stata invece l’eliminazione della testa di serie n.1 nonché campione in carica Rafa Nadal: la lesione all’ileopsoas rimediata contro McDonald lo costringerà ad uno stop forzato di almeno due mesi rinviando il suo ritorno in campo alla primavera. Sempre da mano americana era arrivata al secondo turno anche la sconfitta di Casper Ruud (2), arresosi in quattro set a Jenson Brooksby. Identico destino è toccato nei giorni scorsi anche a Norrie (12), Zverev (12), Berrettini (13) e Carreno-Busta (14). NOLE DA SOLO. A presidiare la parte bassa del tabellone, è rimasto Novak Djokovic, tormentato da un flessore già infiammatosi prima del suo esordio e il cui destino, sono sue parole, «è ora nelle mani di Dio e del mio fisioterapista». A detronizzarlo ci proverà Grigor Dimitrov, suo prossimo avversario. Dovesse fallire l’assalto, a tentar l’impresa resterebbero i soli Rublev (5) e Rune (9), integri nel fisico e autori di prestazioni sin qui prive di complicazioni. La parte alta si presenta invece più aperta alla concorrenza. Il compito di far selezione toccherà a Hurlcacz (10), Auger Aliazsime (6) e Tkitsipas (3), prossimo avversario di Jannik Sinner (15). Per i sopravvissuti, la posta in palio non avrà un identico peso. La vittoria finale per Djokovic avrebbe il sapore dell’en plein, decimo Slam australiano, ventiduesimo complessivo e ritorno al n.1 del ranking. Un’ipotesi, quest’ultima, che in caso di vittoria si schiuderebbe anche per Stefanos Thitsipas, ancora digiuno di Slam in carriera e da tempo atteso al salto di qualità in uno dei quattro major. […]

Jannik dai due volti (Daniele Azzolini, Tuttosport)

[…] Quanto di letterario esista nel tennis non sta a noi rivelarlo ai lettori, perfettamente in grado di cogliere gli sconfinamenti continui nella realtà romanzata delle storie che il Tour confeziona. Salvo ribadire come lo Slam australiano si offra più di altri come degna cornice di un mondo fatato, nel quale uomini bionici capaci di capaci di riconquistare la propria umanità combattendo strenue battaglie fino alle 4 di notte, si alternano ai brutti e cattivi che d’improvviso, e senza necessariamente un perché, assurgono alle dimensioni di eroi benigni. Troppo brutto per essere vero, Jannik Sinner ha avuto la propria trasformazione al passaggio dal secondo al terzo set, e il cambiamento è stato talmente rapido che più che a un antidoto ( a meno che non lo avesse nascosto in una delle bottigliette di liquidi colorati che popolano la panchina dei tennisti) ha fatto pensare a un interuttore, capace con un clic di cambiare le sorti del match. […] Fin lì il buon Marton Fucsovics era apparso fuori portata, se non addirittura fuori luogo. […] Il fatto che dominasse la scena, dall’alto di due set quasi privi di errori (e di un 3-1 a suo favore nei precedenti) si iscriveva d’ufficio all’ordine dei ribaltoni più sorprendenti, che pure da sempre costituiscono una delle trame più riuscite della letteratura tennistica. […] Le rinascite, quando devono avvenire, appaiono più lucenti se prendono forma sull’orlo di un baratro. Sinner non si è spinto a tanto, ma all’inizio del terzo set molto sembrava compromesso, e la spedizione australe dei tennisti italiani pronta ad esaurirsi. E invece tutto è cambiato. I colpi sono tornati a cercare le righe e le geometrie si sono finalmente disposte in senso logico. Ne sono sortiti tre set in tutto simili, nei quali l’ungherese non ha avuto più modo di mettere bocca. Tutto gli passava sopra, dall’alto di un tennis che il buon Marton nemmeno riesce a immaginare. Tre set per Sinner e tre game per Fucsovics, uscito dall’angolo a dir poco tramortito

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