ATP Montecarlo: sfuma il sogno di vincere il primo Masters 1000 per Jannik Sinner. Credo che avrebbe battuto Rublev ma semmai lo farà Rune

Editoriali del Direttore

ATP Montecarlo: sfuma il sogno di vincere il primo Masters 1000 per Jannik Sinner. Credo che avrebbe battuto Rublev ma semmai lo farà Rune

La partita è ruotata all’inizio del secondo set quando Sinner si è fatto strappare il servizio. E proprio il servizio lo ha tradito. Solo il 56% di prime palle…Ha deciso la risposta di Rune

Pubblicato

il

Jannik Sinner - Montecarlo 2023 (foto Twitter @citiopen)
 

Che peccato. Jannik non ce l’ha fatta. Per il secondo anno consecutivo perde un match che sembrava, soprattutto dopo il primo set, poter portare a casa.

Invece è stato Rune ad avere la meglio, a dimostrarsi incredibilmente solido per un ragazzino di 19 anni, anche se il terzo break sul 6-5 del terzo set gli è riuscito soltanto alla 14ma palla break.

Sinner nel corso del terzo set era stato già due volte a due punti dalla sconfitta, ma era sempre riuscito a salvarsi.

Sul 5-6 30-0 però si era issato a due punti dal tiebreak decisivo.

Lo scorso anno Jannik con Zverev perse il venerdì sera, anche quella maledetta sera con le luci, un match di 3h e 7 m dopo essere stato in vantaggio di un set e di un break: 5-7,6-3,7-6. Zverev era n.3 del mondo, Sinner era n.12.

Quando ho visto Sinner andare spesso a rete nel primo set ho pensato che avrebbe portato il match a casa. Il risultato del primo set mi ha confermato sensazioni positive. E ho cominciato a cercare di studiare tutti i record che Jannik avrebbe conquistato centrando una seconda finale consecutiva in un Masters 1000.

Ma c’è un aspetto che Sinner non ha ancora imparato a gestire…i primi game che seguono un set vinto. Troppe volte lui che è così concentrato nei punti importanti si distrae all’inizio di un set quando invece dovrebbe cercare di assestare il pugno del k.o.

È quasi più bravo in difesa, quando è indietro nel punteggio, di quando è sopra. Ora, per carità, quando si perdono partite di un soffio, dopo due ore e tre quarti, non si può davvero rimproverarlo. Il suo resta un grande torneo anche se oggi non ha giocato come sa.

Gli è entrato troppo poco il servizio e troppi suoi game sono stati complicati, davvero troppo. Certo Rune rispondeva bene, ma Jannik serviva seconde troppo morbide, al punto che Rune – dai piedi agilissimi – trovava il tempo soprattutto sui punti dispari per girare attorno alla palla e aggredire con il dritto.

Mi porto dietro di positivo il fatto che ho giocato bene per tutti questi mesi…”- ma si vedeva che era delusissimo. Di certo doveva avere pensato che avendo battuto Rublev per le tre volte in cui lui non si era dovuto ritirare per qualche infortunio, avrebbe vinto questo Masters 1000. Così la pensavano più o meno tutti, salvo Anneke Rune, Patrick Mouratoglou e tutto il team dei danesi.

Restano per Jannik i record che nessuno può cancellare solo perchè ha perso stasera. Jannik a 21 anni è il più giovane tennista di sempre ad aver raggiunto 3 semifinali consecutive in altrettanti Masters 1000 – e a Miami è andato oltre perché ha fatto finale – e quando uno batte in precocità i quattro fenomeni è già un passo avanti.

Ma non basta: nessun italiano aveva giocato quattro semifinali di Masters 1000. Fognini ne aveva fatte tre. Jannik tre quest’anno più quella di Miami due anni fa, così lo ha già superato. Ma lo aveva già sopravanzato come best ranking, lunedì scorso era salito a n.8. Sarebbe salito virtualmente a n.7 (come il best ranking di Corrado Barazzutti) se batteva Rune perché lo avrebbe scavalcato. Il sogno di battere Rublev in finale e salire a n.6, eguagliando il best ranking di Matteo Berrettini e a due posti dalla miglior classifica di Adriano Panatta è al momento rimandato. Ma secondo me non dovremo aspettare troppo a lungo. Anche se Rune a mio avviso finirà per stargli davanti fino al Roland Garros, quando a Parigi avrà però una pesante cambiale da onorare.

Non so se Jannik arriverà a n.4 già quest’anno, o più in qua, ma mi sento di scommettere che Jannik resterà fra i primi dieci del mondo molto più a lungo di qualsiasi altro tennista italiano. Almeno nel tennis Open. Prima del 1968 non si può dire. Nicola Pietrangeli è stato campione più longevo di tutti gli altri tennisti italiani, prima e post Era Open, ma non possono contare gli anni in cui i “professionisti” non lo affrontavano, né quelli in cui non essendoci il computer le classifiche rispondevano a criteri soggettivi, da Wallys Myers a Lance Tingay, a Rino Tommasi (sebbene maestro Rino si avvicinasse più degli inglesi all’oggettività perché usava criteri statistici…mentre per gli inglesi chi vinceva Wimbledon doveva essere il n.1 del mondo per forza!).

Fognini è stato n.9, una classifica raggiunta sui 33 anni, sia come rendimento negli Slam visto che Fabio ha raggiunto una sola volta i quarti di finale, al Roland Garros 2011, mentre Jannik è ha già fatto i quarti in tutti e 4 gli Slam. Tanta roba, anche se Matteo Berrettini per ora ha fatto meglio di lui con tre semifinali (e la finale di Wimbledon!).

I fan di Sinner ricorderanno che a Wimbledon nei quarti contro Djokovic, Jannik era avanti due set a zero, e che all’US Open contro il futuro vincitore Carlitos Alcaraz ebbe il matchpoint…ma sono ricordi che non contano, non figurano nel palmares, nel CV.

Quanto a finali di Masters 1000 Sinner si ferma a due (2 volte a Miami), mentre Berrettini ne ha fatte una sola (Madrid 2021) e Fognini anche (Montecarlo 2019).

In questo momento l’unico ad aver vinto un Masters 1000 è Fognini, qui a Montecarlo, mentre Jannik non c’è riuscito.

Un anno fa proprio qui a Montecarlo Sinner aveva battuto 5-7,6-1,6-3 Rublev, il finalista che domani se la vedrà con Rune ancora in ottavi.

Nella semifinale dei venticinquenni abbiamo assistito al festival delle palle break (29!), con cinque break subiti da Rublev e otto da Fritz. Erano certamente le condizioni improbe la causa di tutto ciò…Faceva freddo, il vento un momento soffiava in una direzione e un momento dopo nell’altra. Ovviamente ne…risentivano, insieme ai giocatori, le nuvole. E la pioggia arrivava prima piano, poi scrosciante, poi smetteva e qua la gente non sapeva dove stare. I bar erano chiusi, o piccolissimi, le comunicazioni ufficiali non potevano rassicurare nessuno sulla ripresa, il fatto che per i possessori dei biglietti si sapesse che “toute sortie est définitive” significava…che “guai a voi se uscite! Non pensate di poter rientrare…”. Non so quanti minuti si siano giocati, fra un’interruzione e l’altra, sotto la pioggia. Ho ripensato a quando si giocava ancora con le corde soltanto di budello…quante ne sarebbero saltate!

Non c’è stato verso di farsi dire da Rublev, mai vittorioso ancora in un Mille, ma due volte già finalista prima (Montecarlo 2021, battuto da Tsitsipas, e Cincinnati quattro mesi dopo) se avrebbe preferito trovarsi di fronte Sinner oppure Rune. I diretti con Rune sono in parità a Bercy: lo scorso anno vinse Rune 6-4,7-5 (in ottavi e il danese avrebbe poi vinto il torneo battendo in finale Djokovic; fu il quinto top-ten battuto nel torneo, e dal 1990 non era mai successo). Quest’anno in Australia, sempre in ottavi, Rublev vinse una maratona pazzesca, 7-6 al quinto e 11 punti a 9 nel tiebreak.

Rublev se l’è cavata facendo lo spiritoso – pochi minuti dopo la semifinale fra Sinner e Rune era stata sospesa per la seconda volta sul 3-0 del secondo set per il danese dopo che Sinner aveva vinto e dominato il primo per 6-1 in 34 minuti – “Io spero che continui a piovere e che rinviino la partita a domani e poi vadano al terzo set!”.

Beh al terzo set ci sono andati ed è stato un 7-5 dopo una battaglia di 2 ore e 46 minuti. Di sicuro Rune non sarà tanto fresco. Però io continuo a considerarlo favorito.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement