Il magazine online “Oktennis” pubblica sabato 29 luglio a firma Daniele Azzolini un’intervista a Simone Vagnozzi, coach di Jannik Sinner. Vagnozzi, che ha recentemente passato il giro di boa del primo anno della sua collaborazione con l’atleta altoatesino, affronta argomenti squisitamente tecnici ma anche legati all’evoluzione umorale e psicologica del suo illustre assistito.
Per prima cosa il trentanovenne allenatore marchigiano puntualizza in merito alle aspettative su Sinner, riconoscendo che non tutti hanno gli stessi tempi di maturazione e che alcune sconfitte a sorpresa, come quella a Parigi nel secondo turno con Altmaier, possono capitare senza che questo significhi un ridimensionamento delle ambizioni.
“Sinner segue la propria strada” esordisce Vagnozzi – “è migliorato sotto molti aspetti, ha vinto a Montpellier… ha giocato la semifinale a Indian Wells e la finale a Miami. Sulla terra rossa la semifinale a Montecarlo, sull’erba la semifinale a Wimbledon, persa solo contro un Djokovic in grande spolvero. Era numero tre nella Race, ora è tra il quarto e il quinto posto. Ed è Top Ten da cinque mesi filati”. Insomma, una ottima prima parte di stagione con chiari segni di crescita in termini di risultati.
Per Vagnozzi Sinner deve fare la sua strada senza farsi condizionare dalle pressioni dell’ambiente, compresi i facili accostamenti con tennisti più giovane di lui, con l’ovvio riferimento ad Alcaraz, che hanno già vinto più di lui. Certamente fuoriclasse come il murciano si impongono molto presto, ma Jannik sta percorrendo la sua strada, senza fare proclami ma avendo ben chiari i propri obiettivi. “Quando il periodo di crescita sarà ultimato” – dice con convinzione – “siamo convinti che Jannik potrà aspirare a vincere tornei come gli Slam”.
In merito all’atteggiamento tenuto da Sinner e condiviso peraltro con la maggior parte dei colleghi di cercare con lo sguardo il proprio angolo al termine di ogni scambio, Vagnozzi minimizza le osservazioni che vorrebbero il recente semifinalista di Wimbledon troppo dipendente dalla guida tecnica.
I tempi sono cambiati e una maggiore interazione con la “panchina” è un fatto normalissimo. In ogni caso, aggiunge, questo sport rimane una disciplina individuale. “…non possiamo essere noi a risolvere un certo tipo di problemi, deve pensarci il tennista, da solo, con le proprie scelte. Possiamo dare qualche consiglio, ma il tennis è uno sport che non rinuncia alla solitudine dei suoi protagonisti…”
Da ultimo l’aspetto tecnico-tattico. Sinner ha ampi spazi di miglioramento in ogni campo, a partire dalla preparazione fisica; poi nella lettura dei vari momenti del match e in alcuni accorgimenti tecnici, come la modifica della posizione dei piedi, che dopo Parigi sono uniti, nel movimento alla battuta.
Tutto il lavoro prosegue nella direzione dei risultati e del benessere psicofisico del numero 6 del mondo. “Al Roland Garros” – conclude Vagnozzi – “non lo era (felice). A Wimbledon molto di più. La stagione svolta fin qui, dovrebbe renderlo felice. Molto felice. In generale, lo vedo più gioviale e sorridente. Un po’ più italiano, insomma”.