Taroczy: "I favoriti al Masters? Djokovic e Nishikori"

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Taroczy: “I favoriti al Masters? Djokovic e Nishikori”

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TENNIS INTERVISTE – Balazs Taroczy è stato l’ultimo esponente di rilievo del tennis ungherese, una scuola che, a differenza dei propri vicini, pare in forte crisi e incapace di produrre talenti. Il bicampione slam, organizzatore del prossimo Tennis Classics, ci dice la sua sul tema e parla dei favoriti al Masters

 

La stagione si avvicina al termine e i tornei ufficiali lasceranno presto spazio alle esibizioni. La prima in ordine cronologico si svolgerà a Budapest il 18 novembre. Alla settima edizione del Tennis Classics nella capitale ungherese sarà presente anche il nostro Fabio Fognini, oltre a Raonic, Thiem e Gulbis.

La formula è studiata per regalare il giusto mix fra spettacolo e competizione, con due semifinali: i perdenti andranno quindi a giocare un doppio misto in coppia rispettivamente con Mansour Bahrami e la numero uno locale (e forte doppista) Timea Babos, mentre i due finalisti chiuderanno la serata con l’ultimo singolare. Tutte le partite saranno al meglio dei 9 game.

L’ideatore e organizzatore dell’evento è Balazs Taroczy, il più forte tennista ungherese degli ultimi 30 anni. Nel suo palmares 13 titoli in singolare, di cui 6 nel Dutch Open di Hilversum; ma è in doppio che ha dato il meglio di sé, con due titoli slam (Roland Garros 1981 e Wimbledon 1985) e tre WCT (1982, 1983 e 1986), tutti ottenuti in coppia con lo svizzero Heinz Gunthardt, celebre soprattutto per esser stato l’allenatore di Steffi Graf.

Dopo aver viaggiato per il mondo e imparato diverse lingue, fra cui un ottimo italiano, ora Taroczy vive nella sua Budapest dove oltre ad organizzare eventi lavora come commentatore presso l’emittente ungherese Sport TV. Lo abbiamo incontrato presso il Vasas club, dove mosse i primi passi nel tennis e dove oggi porta a giocare i figli di 10 e 8 anni nella speranza di dare all’Ungheria un nuovo tennista di talento.

 

L’est Europa ha da sempre una grande tradizione tennistica, e negli ultimi anni è se possibile persino incrementata. Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria hanno un grande vivaio e numerose punte di diamante. Come mai l’Ungheria non riesce a produrre giocatori di successo?

A mio parere il motivo principale è come il sistema sportivo in questo Paese ha risposto alla caduta del comunismo. Fino al 1989 esisteva un programma nazionale ben delineato per ogni sport: si andava al centro, si prendeva in mano una racchetta e se ti piaceva e mostravi talento, venivi seguito e coperto finanziariamente.

Quando il comunismo è caduto, lo sport, così come tutti gli altri aspetti del vivere sociale, ha dovuto riorganizzarsi. In alcune nazioni questo è stato fatto in maniera efficace. In Slovacchia ad esempio la Federazione investe migliaia di euro in prospetti di talento fin dalla giovane età. Qui questo non accade: i club sono pochi e cercano di massimizzare il profitto prenotando ogni ora disponibile di ogni campo agli amatori, così che per allenarsi più ore al giorno occorre avere un campo privato o disponibilità in orari inconsueti.

Il tennis in Ungheria è presto divenuto uno sport da ricchi ed elitario. Inoltre i nostri vicini sono più inclini a lasciare il loro Paese e andare a lavorare con i coach esteri. In Ungheria invece si preferisce restare a casa propria e c’è meno propensione a sacrifici di questo genere. Ultimo ma non ultimo, non esiste un adeguato circuito di competizioni fra club: si giocano solo tornei individuali, ognun per sé e a cadenza risicata; in questo modo non è possibile crescere davvero per un giovane.

 

Si può dire che il tennis in Ungheria sia schiacciato da altri sport di maggiore popolarità?

Sì e no. Il nostro attuale Premier, Viktor Orban, è un patito per il calcio. Ultimamente in tutta la nazione ci sono state polemiche perché ha speso molti soldi pubblici per costruire stadi importanti nel suo villaggio natale e nella sua città d’origine. Impianti destinati a diventare presto cattedrali nel deserto.

Dall’altra parte, l’attenzione del pubblico qui è catalizzata principalmente dagli sport di squadra, soprattutto quelli in cui l’Ungheria ottiene buoni risultati come la pallamano e, ovviamente, pallanuoto; la maggiore differenza fra questi sport e il tennis è negli allenatori: tutti i più grandi giocatori di pallanuoto ungheresi sono rimasti nell’ambiente del loro sport dopo il ritiro, allenando o lavorando per le federazioni. Nel tennis invece soffriamo la mancanza di allenatori d’élite.

 

Il che ci porta a chiedere: come mai Balazs Taroczy non allena?

Ho provato a farlo per un po’ di tempo, poco dopo il ritiro ho seguito Muster e Ivanisevic. Goran è stato il mio ultimo giocatore, poi mi sono dedicato alla famiglia e ad altri impegni sul luogo, non potrei mai viaggiare per 10 mesi l’anno.

 

Ma in ogni caso continua a dedicarsi al tennis…

Ovviamente sì: organizzo eventi e chiaramente con il mio lavoro di telecronista ho modo di osservare molti match nei tornei 250 e 500, oltre alla Coppa Davis. Ho ancora molte frequentazioni nel tennis, la principale con il mio storico compagno di doppio Heinz Gunthardt, ma anche molti italiani fra cui Vittorio Selmi che da decenni lavora in seno all’ATP.

Cerco di tenere d’occhio il tennis locale, la nostra speranza adesso è Fucsovics: ha vinto Wimbledon Junior nel 2010, ma da allora non ha fatto grandi balzi in avanti e ormai ha già 22 anni. Ogni stagione infine vado a Parigi e Wimbledon dove fra le altre cose prendo contatto con i tennisti che vorrei avere per il Tennis Classics di novembre.

 

Ci descriva un po’ questo evento.

Questa sarà la settima edizione consecutiva. Nel 2008 ospitammo una tappa del Senior Tour, ma mi resi conto che l’affluenza di pubblico era troppo dipendente dal grande nome, in particolare McEnroe. Senza di lui si rischiava il fiasco, perché gli altri giocatori non sono altrettanto popolari e in pochi vogliono pagare per andarli a vedere. Così dall’anno seguente ho deciso di puntare sui giocatori ancora in attività; in ogni edizione cerco di avere almeno due “showman”, quest’anno punto sulle capacità di coinvolgimento di Gulbis e Fognini. In teoria doveva esserci Dimitrov in prima battuta, ma dopo Wimbledon mi ha fatto sapere che a stagione conclusa avrebbe preferito riposarsi.

L’edizione dello scorso anno è stata la migliore a mio parere, per merito soprattutto di Monfils, che è bravissimo a scaldare il pubblico e creare atmosfera; e dire che non doveva nemmeno esserci, fu chiamato all’ultimo per coprire l’assenza di Ferrer.

 

Un’ultima domanda: chi vince il Masters?

Il mio favorito è Djokovic, che è anche il mio giocatore preferito: ha più grinta di Federer e più tennis di Nadal. Ci sono anche affezionato perché il suo primo torneo in assoluto in campo Futures era organizzato dal sottoscritto. (NdA: la famiglia Djokovic ha anche comprato i diritti del Dutch Open, torneo caro a Taroczy, trasformandolo nel Serbian Open di Belgrado).

Come seconda opzione prendo Nishikori: ha un gran bel tennis e se il fisico lo sosterrà lo vedo numero uno nei prossimi anni, anche se fra i giovani mi ha colpito particolarmente Coric.

 

 

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