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Reading: Juan Pablo Paz, il tennista-youtuber che racconta il mondo ITF: “Con i miei video mostro la realtà sconosciuta del tennis” [ESCLUSIVA]
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Juan Pablo Paz, il tennista-youtuber che racconta il mondo ITF: “Con i miei video mostro la realtà sconosciuta del tennis” [ESCLUSIVA]

Sulla vita giocando in giro per il mondo: "Riesco a giocare ancora a tennis perché viaggio da solo e non ho né una casa né un allenatore". Su Baseline: "Sembra più una roba di marketing, ma l'ATP sta incrementando la collaborazione con i giocatori rispetto al passato"

Last updated: 16/01/2024 10:42
By Giuseppe Di Paola Published 16/12/2023
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14 Min Read

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Nel 2023 il mondo del tennis ha provato a conquistare nuovi fan grazie alla serie TV documentaristica “Break Point” prodotta da Netflix. Si tratta di un documentario nato sulla scia di Drive to Survive, successo della piattaforma statunitense che parla del mondo della F1.

La serie, tuttavia, si focalizza sui top player dei circuiti ATP e WTA. Il contesto a livello mondiale del panorama del tennis vive, tuttavia, anche di situazione meno patinate quali i mondi challenger e soprattutto ITF.

E proprio della vita nel mondo degli ITF parla il tennista argentino Juan Pablo Paz. Il ventottenne nativo di Berazategui è uno dei tennisti più attivi sui social. Un anno fa ha avuto una idea: aprire un canale Youtube. L’attuale numero 579 del ranking ATP (con un Best Ranking alla posizione 284), nel suo canale, racconta la vita di un tennista che gioca i tornei Challenger e ITF, parlando senza filtri di entrate, spese, organizzazione.

Della scelta di aprire un canale Youtube, del tennis in Sudamerica, delle condizioni di gioco dei tornei ITF ne abbiamo parlato con Juan Pablo nell’intervista che vi riportiamo di seguito

D: Buongiorno Juan Pablo, vorrei iniziare parlando del tuo canale Youtube. Come ti è venuta in mente l’idea di aprire un canale e fare dei video nei quali racconti la tua vita da tennista in giro per il mondo?

JUAN PABLO PAZ: “L’idea mi è venuta in mente quando ho sentito che stavano lanciando la serie Break Point su Netflix. Era un progetto del quale avevo già parlato con i miei amici qui. In Argentina, qualche anno fa, c’era un programma che si chiamava Tennis Pro, che vedeva protagonisti Zabaleta, Juan Monaco, Chela. Il loro programma ha più o meno le stesse caratteristiche dei video che faccio io. Nel loro caso si trattava di seguire la vita a livello ATP e i loro video contenevano un po’ di momenti di goliardia, spesso si prendevano in giro. Quindi quando ho sentito del progetto di Netflix ho pensato che fosse una idea fantastica. Poi quando ho capito che la serie si basava su giocatori che sono già famosi, che fanno una vita che lontana dalla realtà, ho detto c’è qualcosa da fare”

D: Quindi questa notizia ti ha fatto capire che il progetto di Netflix non stesse prendendo la giusta direzione?

JUAN PABLO PAZ: “Il problema più grande del tennis è che il pubblico non conosce tutti i giocatori del circuito, soprattutto quelli più indietro in classifica. Si conoscono al massimo dieci giocatori al mondo, sempre gli stessi. Il pubblico conosce i più forti, poi il resto non lo conosce quasi nessuno, al netto dei veri appassionati. Mi è capitato di assistere all’ATP di Buenos Aires. Ho visto partite di Albert Ramos contro, ad esempio, Carreno Busta e vedere poca gente sugli spalti. Pensi è una partita di grande rilievo, ma la gente si chiede chi sono questi giocatori. Questo vale anche per Carreno che era ampiamente in top 20. Secondo me succede perché la gente non sa riconoscere il fatto che il numero 50 al mondo è un giocatore fortissimo. Per arrivare a quel punto lì devi essere veramente forte. Purtroppo, questo la gente non lo sa e secondo me è per questo che non comprende il loro valore. Un’idea importante poteva essere quella di far conoscere questi giocatori. Ho detto quello che posso fare io è fare dei video, mostrando realmente la vita di un tennista. In questo modo magari la gente capisce quanto veramente si deve essere forti per arrivare a quel punto lì. Capire quante difficoltà ci sono da affrontare e che non è tutto bellissimo. Ci sono tanti problemi, non hai soldi, ci sono dei tornei non sono organizzati all’altezza, le palle con cui giochi, ci sono mille cose che sono lontane da quello che si vede nella serie. “

D: Tra i tanti argomenti di cui parli, uno è quello delle difficoltà economiche per i tennisti fuori dalle principali posizioni nel ranking. Uno sport dove nonostante sei il numero 200/300 al mondo fai fatica a chiudere l’anno in parità. Questo anche considerando la risonanza che ha il tennis soprattutto in questo periodo. Per questo trovo molto interessante la parte finale dei video quando mostri il bilancio a livello economico della settimana.

JUAN PABLO PAZ: “L’aspetto economico ha rappresentato sicuramente la difficoltà più grande che ho dovuto affrontare in tutta la mia carriera. Vengo da una famiglia che non è ricchissima. Non siamo neanche poverissimi, ma per giocare tennis siamo veramente poveri. Quella è stata una difficoltà che ho sempre avuto. Ho sempre girato con mio padre contando le monetine per arrivare a fare tornei. Compiuti i 20 anni sono rimasto completamente senza soldi. A quel punto mio padre mi disse che avevamo a disposizione 1.000 dollari. Mi disse che potevamo prendere un aereo per andare in Europa con le miglia e poi arrivato li girare con quei 1.000 dollari. Giocare i tornei finché avevo i soldi necessari. Se fossi rimasto al verde, sarei tornato a casa.”

D: Il mondo dei tornei ITF non è di aiuto per costruirsi delle entrate sufficienti ad andare avanti. Montepremi irrisori rispetto ai tornei più importanti. Poi c’è anche il mondo dei tornei nei resort, con i costi di alloggio annessi.

JUAN PABLO PAZ: “Lo si capisce dai calcoli che faccio alla fine di ogni video. Il mio stile di vita è unico, forse lo fanno in tre o quattro. Io riesco a giocare ancora a tennis perché viaggio da solo, non ho una casa, non ho un allenatore, non ho nulla. Solo per questi motivi riesco a giocare. Sono in una posizione di classifica che mi consente di giocare solo tornei ITF. Se vado in posti meno noti, non così cari, riesco a chiudere almeno in parità, a limitare le perdite e in qualche caso guadagno qualcosa di più. Tutti coloro che però viaggiano con gli allenatori, devono pagare un affitto, vanno in perdita.”

D: Quali sono le difficoltà per un tennista sudamericano. I tornei si giocano principalmente in Europa e Stati Uniti sebbene negli ultimi anni la situazione sembra migliorare visto il numero crescente di tornei a livello Challenger.

JUAN PABLO PAZ: “Un errore che si fa spesso pensando al Sud America e dimenticare che è gigantesco. Un volo andata e ritorno dall’Argentina a Lima, in Perù, sono 700 $ e sei ore di volo. Quindi anche se crescono i tornei in Sudamerica, in aereo i costi sono elevati. L’anno scorso ho fatto questa “gira sudamericana” dei challenger ho speso una marea di soldi in aerei. In Europa questo non avviene con 200 euro arrivi ovunque.”

D: Quanto è importante per te il doppio? (Sono 22 i titoli ITF in doppio, ndr)

JUAN PABLO PAZ: “Il doppio ti aiuta sempre in qualcosa. Ci sono momenti in cui non stai giocando bene in singolo e rimanere a giocare il doppio ti regala il ritmo partita e la fiducia. Quando non hai molti soldi riesci a portare a casa qualche soldo se vinci un future. Ho cercato di costruire il mio ranking in doppio perché in questo modo potevo giocare i challenger in doppio e riuscire a giocare le quali in singolo senza problemi. Questo perché che se perdi nelle quali senza essere nel tabellone doppio non hai più a disposizione l’albergo e si perde l’accesso alle strutture. Giocare il doppio ti permette di rimanere lì tutta la settimana”

D: Quanto è importante per un giocatore il partecipare ai campionati a squadre. In Italia hai giocato la Serie B1 in questa stagione. Quanto contano questi accordi che includono un ingaggio ma anche supporto vantaggi in termini di utilizzo di strutture e servizi annessi?

JUAN PABLO PAZ:“ Per i giocatori come me sono fondamentali. Giocare i campionati a squadre mi dà la garanzia di poter giocare ancora a tennis. Quest’anno avrò giocato circa 10 partite e mi hanno dato la possibilità di guadagnarmi i soldi che mi hanno permesso di stare tranquillo in stagione. Con quei soldi ho potuto giocare a tennis senza ansie, perdere al primo turno e non subire ripercussioni economiche.”

D: il tuo ultimo ciclo di video si chiama Road to Grande Slam. Quale dei 4 Slam rappresenta il tuo sogno? Sempre parlando dei tuoi video, una altra cosa che emerge è l’importanza di avere dei legami. Durante la tua trasferta in Romania, ad esempio, sei stato ospite di un collega. Come nascono questi rapporti?

JUAN PABLO PAZ: “Essendo argentino sicuramente il Roland Garros. Penso che in Argentina il Roland Garros è la cosa più grande per i tifosi. L’obiettivo per l’anno prossimo è provare ad organizzarmi un po’ meglio e iniziare a costruirmi un team perché penso che per raggiungere gli Slam ho bisogno di qualcuno che mi segua e di un programma. Girare da solo è molto difficile. Per quanto riguarda le amicizie, son quasi tutti sono giocatori che stanno vivendo la tua stessa vita. Ci capiamo tutti. Sappiamo quanto è difficile. Girando tanto tempo da solo per il mondo, avere qualcuno anche solo per andare a cena ti aiuta a fare meno fatica, soprattutto nei posti meno belli.”

D: Un altro tema che in queste settimane ha fatto discutere è quello delle palline. Si sono lamentati i top (qui qualche esempio) ma tu hai postato un post sui social relativo ai mezzi a vostra disposizione nei tornei minori.

JUAN PABLO PAZ: “Sicuramente le condizioni in cui giochiamo non sono l’ideale. Noi siamo abituati, perché se giochi una stagione intera a livello future consideri ordinarie cose che in realtà non vanno bene. I tornei peggiori da giocare sono quelli nei resort, per il modo in cui ti fanno sentire e come ti trattano. Se non sei dentro all’albergo ufficiale praticamente ti trattano come se non fossi un giocatore di tennis. Poi ci sono tornei come quelli in Italia, organizzati dai circoli e li ti senti un po’ meglio. Per i future ci sono dei requisiti minimi ma non sono obbligatori. Nei future il numero delle palline nuove è il minimo sufficiente per coprire le partite poi ti alleni con quelle che trovi lì, che sono un disastro. I tornei ovviamente non hanno guadagni da ingressi e quindi le palline sono quelle più economiche.”

Por si se preguntaban como eran las pelotas de tenis en los futures pic.twitter.com/opxVXjt0dD

— Juan Pablo Paz (@Juanp_paz) October 9, 2023

D: Un tuo pensiero su Baseline. Pensi che andava esteso a coloro che sono più indietro in classifica e che hanno realmente bisogno di supporto? ((Juan Pablo è stato nel panel ITF, organo consultivo che rappresenta un po’ un sindacato dei giocatori, ndr)

JUAN PABLO PAZ: “Secondo me c’è tantissimo da fare. Sicuramente quello che è stato fatto non è stato abbastanza. Però è difficile. Quello che penso io e che l’ATP oggi sta cercando di incrementare la collaborazione con i giocatori rispetto al passato, prima non c’era un così buon rapporto. Ora vedo che l’ATP vuole fare qualcosa migliorare. Sicuramente c’è tantissimo da migliorare. Magari è un inizio ma per come la vedo io il progetto Baseline sembra più una roba di marketing o quasi simile, perché alla fine quasi tutti i giocatori che raggiungono il ranking da loro indicato (qui trovate i dettagli), guadagnano già quella quantità di soldi in stagione. Non è che tantissimo l’aiuto, è più marketing. Magari tra qualche anno riescono ad aumentare gli importi, a dare più soldi a chi ha un ranking più basso.”


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