dal nostro inviato ad Amburgo
“Oggi è uno dei giorni più belli della mia vita”, così Flavio Cobolli, con il sorriso sul volto e un minimo di emozione che inevitabilmente fa capolinea sul volto di un ragazza genuino. Sul rosso del BitPanda Hamburg Open il romano non ha soltanto sollevato un trofeo, ha messo un punto – forse – al periodo più difficile della sua carriera. “Ho passato due, tre mesi molto brutti. Ho avuto molti infortuni, molte cose che non andavano, cose che non arrivavano. Ora sono solo orgoglioso di me stesso e contento per le persone che lavorano con me, alle quali non ho mai veramente detto grazie. Ecco, ora lo faccio: grazie”.
Cobolli parla a cuore aperto, senza barriere, e il tono è quello di chi ha vissuto e superato qualcosa di profondo. Poi torna sulla finale appena conclusa, vinta contro Rublev: “Oggi ho giocato il miglior match della mia carriera. È stato bellissimo dividere il campo con Andrey, un giocatore di cui ho grandissima stima e rispetto”. Un momento che va oltre il risultato, suggellato da un gesto inaspettato: “La prima cosa che lui e il suo coach hanno fatto è stato videochiamare mio papà insieme a me per fargli i complimenti. Sono grandissime persone, e questo gesto lo dimostra: non è semplice farlo quando perdi una finale”.
Sul match, Flavio è lucido: “Oggi ho iniziato il match non come ieri. Non ero nervoso e ho sempre fatto le cose giuste fin dall’inizio. Ho iniziato a servire molto bene, lui era evidentemente nervoso: doppi falli, smash sbagliati, ha preso subito un break e poi un altro immediatamente. È stato buono per me, ma ho continuato come avevo iniziato, senza abbassare la guardia. Nel secondo set lui ha iniziato a servire meglio, io ero un po’ più stanco. Mi sono detto: ‘Stai concentrato’, perché è difficile giocare contro questi giocatori. È importante restare calmi, anche se ho sentito un po’ di pressione al servizio. Ma ce l’ho fatta”.
Nessuna fretta di pensare a Parigi: “Non voglio pensare al Roland Garros in questo momento. Oggi è uno dei giorni più belli della mia vita: mio fratello è qui, mi ha fatto una sorpresa insieme alla mia ragazza e al mio migliore amico, Edoardo Bove (presente anche a Rotterdam qualche mese fa n.d.c.). Voglio solo rilassarmi e stare con le persone che mi fanno stare bene. Domani penserò a recuperare e starò con la testa al Roland Garros”.
E nel segno dell’Italia, un pensiero anche a chi qualche ore prima ha sollevato un trofeo su quello stesso campo: “Ho visto tutto il match di Vavassori e Bolelli, compresa la premiazione. Gli ho fatto i complimenti e loro mi hanno incoraggiato. Abbiamo un grande rapporto. Con tutti i ragazzi italiani ho uno splendido rapporto, nonostante si sia in competizione. Poi è normale che ognuno abbia il suo gruppo”, aggiunge. “Io ce l’ho con Musetti e Gigante, ad esempio; ma quando siamo insieme passiamo del tempo insieme con tutti. Mi hanno tutti scritto e sono felice per questo”. Infine, uno sguardo al percorso: “Sono venuto qui per giocare partite, non mi aspettavo di vincere il torneo. Ho pensato partita per partita. Quando arrivi ai quarti, in semifinale, ci pensi. Ho cercato di giocare più punti possibili, più set possibili. Quella mentalità vincente che ho sempre avuto”.
E la sintesi di tutto arriva netta e semplice: “Come detto, è stata la partita migliore della mia carriera. Per dove mi trovavo, contro chi era. Ho fatto una partita eccezionale. Ho cercato di stare sempre su con la testa, anche perché se lui fosse scappato non l’avrei più preso. Ho fatto bene. Ho avuto momenti di difficoltà e ho resistito. C’è sempre qualcosa da migliorare, ma meglio di così è difficile”. E in effetti oggi, difficile immaginare di fare meglio.
