Ci si poteva aspettare un parterre (da confermare) di questo tipo per l’edizione inaugurale del nuovo doppio misto allo US Open? Forse in parte, ma la lista delle coppie presentata nella giornata di martedì 17 giugno è da far rizzare i capelli. E probabilmente rimescola carte e opinioni facendo muovere agli organizzatori dello Slam americano importanti passi verso il lato della ragione. Perché, se l’obiettivo è quello di ridare lustro a una specialità trascurata, di renderla più appetibile per il grande pubblico, e divertente, coinvolgere giocatori di primissima fascia è la soluzione migliore.
I magnifici 32
Prima di ripassare le regole della nuova formula e analizzare nel dettaglio quanto dovrebbe accadere a fine agosto, durante la settimana che precede l’inizio dei tabelloni principali, ecco le 16 coppie. Otto per accettazione diretta combinando i ranking e otto tramite wild card:
- Emma Navarro/ Jannik Sinner
- Qinwen Zheng/ Jack Draper
- Jessica Pegula/ Tommy Paul
- Jasmine Paolini/ Lorenzo Musetti
- Elena Rybakina/ Taylor Fritz
- Mirra Andreeva/ Daniil Medvedev
- Madison Keys/ Frances Tiafoe
- Aryna Sabalenka/ Grigor Dimitrov
- Iga Swiatek/ Casper Ruud
- Paula Badosa/ Stefanos Tsitsipas
- Emma Raducanu/ Carlos Alcaraz
- Belinda Bencic/ Alexander Zverev
- Olga Danilovic/ Novak Djokovic
- Taylor Townsend/ Ben Shelton
- Sara Errani/ Andrea Vavassori
- Naomi Osaka/ Nick Kyrgios
I nomi sono a dir poco altisonanti, con la presenza di 9 attuali top 10 ATP (manca solo Holger Rune) e 9 WTA (sorprendentemente non c’è Coco Gauff) e giocatori che richiamano l’attenzione del pubblico. Come Tsitsipas, Kyrgios, Osaka. E una sola coppia di doppisti puri, a rappresentare orgogliosamente i colori italiani, formata dai campioni in carica dello US Open e del Roland Garros Sara Errani e Andrea Vavassori. Non proprio l’idea proposta da Wave, di vedere uno scontro tra specialisti e singolaristi, ma una lista che assolutamente solletica la fantasia e alza le aspettative sulla manifestazione. Anche in Italia, vista la presenza dell’altra coppia tutta azzurra composta da Musetti e Paolini.
Senza contare “l’americanata” di Shelton e Townsend, entrambi mancini, entrambi americani dotati di un tennis votato all’attacco, molto spettacolare. O la coppia da prima pagina Raducanu/Alcaraz, che vivrà di luce riflessa come l’interessante accoppiata tra la potenza di Keys e l’istrionismo di Tiafoe. Tutti gli ingredienti per assistere a uno spettacolo di primo livello nel campo e probabilmente anche fuori, vista l’originalità e le capacità anche dialettiche di buona parte dei protagonisti. In una settimana tradizionalmente legata a eventi benefici, di contorno. In cui tutti i migliori sono coinvolti in attività parallele al tennis.
Nuovo è meglio?
La risposta definitiva potremo darla solo sul finire dell’estate, ma è indubbio che la soluzione migliore (e forse l’unica) per salvare un qualcosa che pian piano sta morendo, è provare ad aggiornarlo, a cambiare gli ingredienti. Il primo compito, ben esperito guardando l’entry list, era di riaccendere l’interesse coinvolgendo i top player, che in automatico portano pubblico e appeal. E non era scontata, nonostante la coppia vincitrice intascherà un milione di dollari (e sarà l’unica a guadagnare qualcosa), una risposta tale.
I giorni che precedono lo US Open erano tradizionalmente legati alle qualificazioni, salvo qualche esibizione. Quest’anno invece, sull’Arthur Ashe e sul Louis Armstrong, si svolgerà il torneo di doppio misto vero e proprio in due giorni: il primo per ottavi e quarti, il secondo semifinali e finale. Che rimane un titolo Slam, per quanto non con lo stesso prestigio di quello in singolare. Ed è pur sempre un modo di iscrivere il proprio nome nella storia del tennis. Oltre al divertimento, testimoniato da coloro che lo giocano, che si prova in questa specifica specialità. Anche grazie ad una nuova formula che accorcerà, nell’intento di renderle più fruibili e spettacolari, le partite.
Uno snaturamento eccessivo? In realtà no
La formula, oltre a presentare la novità di comprimere tutto in due giorni che ha il suo fascino e potrebbe portare a una sorta di binge watching, sarà una novità assoluta per il circuito maggiore. Tutte le partite, ad eccezione della finale, si giocheranno con set da 4 game, ed eventuale tie-break sul 4-4. I game saranno con il punto decisivo e in caso di terzo set si andrà al tie-break a 10. Solo nell’ultimo atto si arriverà a 6, con vantaggi per singolo game, ma in ogni caso il super tie-break a 10 in caso di arrivo al parziale decisivo. Una mossa che farà storcere il naso ai tradizionalisti ma che è necessaria.
Partite più brevi possono garantire più spettacolo, e soprattutto più ascolti. Oltre ad aumentare la curiosità per un qualcosa di totalmente nuovo e finalmente, o almeno così dovrebbe essere, di nuovo i top player a giocare il doppio misto. Se infatti le coppie annunciate nella giornata di martedì 17 giugno dovessero essere confermate (l’ufficialità si avrà solo il 28 luglio, quando verranno chiarite le 8 coppie scelte combinando il ranking e le 8 wild card) si parla di un evento di primo piano. Paragonabile quasi a quello che era una volta l’All Star Game NBA: una raccolta dei migliori giocatori del pianeta che, senza esagerare, si davano battaglia per andare a vincere.
La differenza è che questo torneo sarà ufficiale, e un assegno da 1 milione di dollari come premio è un’ottima leva per spingere anche i migliori a mettere in campo il loro massimo. La speranza è che coppie come Alcaraz/Raducanu, Sinner/Navarro, Musetti/Paolini e anche Osaka/Kyrgios scendano effettivamente in campo. Perché vedere giocatori di questo livello in un campo da tennis per un torneo ufficiale, ma con un tocco di leggerezza in più che in singolare raramente hanno, può essere solo un grande spot per il tennis. E soprattutto per tentare di riavvicinare le persone e tornare a far brillare il doppio misto.
Il cambiamento non si evita
Ora si può solo analizzare antepost, senza certezze su quel che accadrà da qui a quando si giocherà effettivamente il doppio misto e nei giorni immediatamente successivi. Quel che è certo è che un cambiamento importantissimo, di quelli che ridefiniscono la storia e la geografia del tennis. E anche i più scettici, com’erano Errani e Vavassori e tanti altri doppisti che si sono visti “soffiare” la possibilità di ulteriori guadagni (non punti, il doppio misto non fa classifica), potrebbero aver modo di ricredersi.
La formula è frizzante, i giocatori sembrano esserci e gli ingredienti sono schierati. C’è lo stadio da tennis più grande e rumoroso del mondo e un montepremi che farebbe gola a molti. Anche a chi staziona in top 10, come dimostra la prima entry list. Le cose poi potrebbero andare male, le partite potrebbero rivelarsi brevi o decise in maniera rocambolesca. Peggio, i top player potrebbero alla fine non presentarsi. Ma indietro in fondo si può sempre tornare. Fare un tentativo per rimettere in piedi una specialità storica, con tanti nomi leggendari nell’albo d’oro, era un atto dovuto al tennis stesso. Quasi “snaturando” la tradizione non era il modo giusto? Se ne può discutere, ma indubbiamente solo dopo che il primo torneo Slam di doppio misto “2.0” sia nei libri di storia. E sappiamo tutti che i tifosi italiani pagherebbero per vedere Sinner e Navarro battere Osaka/Kyrgios.