Mercoledì scorso, a Newport, è andata in scena quella che, a prima vista, sembrava una barzelletta. E dal punto di vista prettamente tennistico, lo è stata davvero. Purtroppo, però, dietro la facciata di certe farse si nasconde (peraltro male) anche di peggio.
I protagonisti
Come qualcuno certamente sapeva perché la notizia circolava da un po’, questa settimana all’Hall of Fame Open, Challenger 125 di Newport, il tabellone di doppio presentava una strana coppia di statunitensi: Jack Sock e Bill Ackman.
Sock, classe 1992, n. 8 del mondo in singolare nel 2017 e n. 2 in doppio l’anno successivo, ha chiuso la carriera tennistica quasi due anni fa allo US Open (la propria carriera, quella di Roger Federer l’aveva chiusa l’anno prima in Laver Cup nel doppio che vedeva in campo anche Rafa Nadal e Frances Tiafoe, generando perfino polemiche da parte di qualcuno) e ora è un professionista del pickleball. Ackman, classe 1966, è un imprenditore miliardario, noto nel mondo del tennis per il suo sostegno alla PTPA, l’associazione co-fondata da Novak Djokovic.
Ricordiamo anche che fino all’anno scorso Newport faceva parte del Tour come ATP 250 e chiudeva la stagione su erba dopo la… chiusura, visto che si giocava la settimana successiva alla conclusione di Wimbledon. Una sorta di appendice erbosa “fuori tempo massimo” ora rimossa, come del resto è stata tagliata una settimana dal colpo di coda dello swing su terra battuta.
L’invito del destino
Sock e Ackman, ovviamente wild card. A tal proposito, secondo le regole, le wild card vengono assegnate “a esclusiva discrezione del torneo”. La stessa regola dispone che questi inviti non possono essere oggetto di compravendita – così, per completezza di informazione.
In un lunghissimo tweet del 2 luglio scorso, Ackman scriveva che Nick Kyrgios gli aveva proposto di giocare un doppio insieme, ma purtroppo in seguito si era infortunato. Poi, il destino ha voluto che “Jack Sock riuscisse ad avere una wild card dal torneo di Newport e mi ha chiesto di essere il suo compagno”. Non ci risulta che in doppio possa essere dato a un solo giocatore un invito “aperto” ma, secondo quanto scrive il New York Times, gli organizzatori “hanno confermato che Ackman ha giocato in quanto parte e partner di un ingresso in tabellone come wild card concesso a Sock, che ne aveva diritto in quanto vincitore della gara di doppio nel 2021 alla Hall of Fame (e Ackman è uno dei donatori principali)”. A ogni modo, continuiamo con stralci del messaggio: “Vi incoraggio vivamente a visitare la Hall of Fame, vedere il torneo e venire a fare il tifo per noi (o fischiarmi, se quello è il vostro punto di vista)”. Bello quando un miliardario ti dà il permesso di esprimere il tuo “punto di vista”. Ma altre volte è andata pure peggio, come vedremo. “Se vinciamo” proseguiva Big Beautiful Bill (ah, no, quella è un’altra cosa. Anche se…), proseguiva Bill e basta, “sono piuttosto sicuro che a 59 anni sarò la persona più vecchia nella storia del tennis a vincere punti ATP”.
Spoiler: non hanno vinto. E inoltre…
Tuttavia, un portavoce dell’associazione dei pro ha rivelato che Ackman sarebbe stato il terzo per anzianità. Il primo è Gardnar Mulloy, 64 anni di età quando ha guadagnato punti ATP, pur prendendo nettamente il match di singolare disputato nel 1977 a Miami, a distanza di sei anni dal precedente torneo, a Fort Lauderdale, dove aveva vinto due incontri. Il numero 2 della speciale classifica, vicino ai sessant’anni quanto basta all’epoca dell’ultimo ranking, è il danese Lars Elvstrom, nato una manciata di giorni prima del direttore Scanagatta. Insomma, sorpresa, Ackman non era stato precisissimo nel suo proclama. D’altra parte, come riportava l’anno scorso il Washington Post, il miliardario era membro di quella chat di Whatsapp il cui obiettivo era di “cambiare la narrazione” a favore di Israele, di modellare l’opinione degli americani sulla guerra di Gaza. Sul genocidio, direbbe chi non è stato… modellato.
Il match (?)
Arriviamo dunque al confronto di primo turno con Sock/Ackman opposti a un duo australiano, il noto Bernard Tomic, recentemente tornato a vincere un match del Tour, e Omar Jasika. Chi si aspettava di vedere un match di tennis era chiaramente un illuso, mentre deluso è chi pensava di vedere i due pro impallinare il giocatore da circolo. Tomic e Jasika gli passavano pallette delicate e anche così quasi sempre Ackman non la buttava di là. In una parola, una farsa: questo è un torneo professionistico e gli incontri vanno giocati in modo professionale, non è un’esibizione di quelle in cui i protagonisti palleggiano allegramente mentre, microfonati, si scambiano battute a beneficio del pubblico.
Jon Wertheim scrive su Twitter che, “nel migliore dei casi, è estremamente inappropriato e privo di integrità”. Va però sottolineato che, a differenza di quel genere di esibizioni, qua almeno uno dei quattro si impegnava al massimo delle proprie possibilità proprio come prevede il regolamento.
Guardando buona parte del match su Challenger TV, ha impressionato l’estremo coraggio dell’ufficiale di gara che, nel quarto game, ha chiamato all’imprenditore un fallo di piede su un secondo servizio. O forse, nel premere il pulsante della chiamata dalla postazione del sistema elettronico, il giudice è stato battuto sul tempo dal proprio istinto, perché Ackman è quello che chiedeva ad Harvard i nomi degli studenti membri delle organizzazioni firmatarie di una lettera che incolpava Israele degli attacchi di Hamas del 2023; una lista nera in modo da evitare che lui e altri CEO li assumessero inavvertitamente. Cosa c’entra con il tennis, qualcuno potrebbe domandare. Esatto, stiamo cercando di capire cosa c’entri questo match con il tennis.
Per la cronaca, un recupero fuori misura di Sock, un dritto e una volée miliardarie affossate e break del 3-1 che ha spianato la strada del 6-1 agli aussie. Nel secondo si è giochicchiato fino al 7-5 che ha messo fine all’impresa tra quelle certamente meno riuscite all’imprenditore, nonostante il gruppetto di tifosi che applaudiva ed esultava a ogni suo punto. Meno contenti diversi utenti sui social media e giornalisti. Dan Woken di Usa Today riassume: “Che sia Wimbledon o il torneo del gradino più basso, non ci sono scorciatoie per entrare. A meno che, certo, tu non sia il miliardario gestore di fondi hedge Bill Ackman”.
Secondo quanto riporta ancora il NYT, rimarcando di voler aiutare i giovani tennisti ad avere possibilità, Ackman ha commentato dopo la performance: “Ho la sensazione che sia stata questa volta e basta, ma credo che un volta nella mia vita sia stato giusto”. Ora può quindi tornare a occuparsi dei suoi affari e interessi, tra i quali la causa della PTPA, ora solamente contro ATP e WTA dopo che ITF e ITIA sono stati rimossi dalla lista dei convenuti. Uno degli scopi dichiarati dell’azione legale è aumentare i compensi dei giocatori.
Può bastare…
L’anno scorso c’era stato un po’ di dispiacere alla notizia del declassamento da ATP a Challenger di questo storico torneo sull’erba. Dopo questa perla, tuttavia, a chi scrive piace vederlo come una sorta di punizione in anticipo rispetto all’evento. Un po’ troppo morbida, invero, perché quello offerto dal campo ha ricordato più le sfide scapoli/ammogliati (degli anni ’70, ora il livello è ben altro), ma c’è tempo per scendere ancora. Di categoria, perché la speranza è che come spettacolo non sia possibile.