Sembrerà una provocazione, ma è molto di più. Trattasi di un dato di fatto, non campato in aria o messo in piedi da sentimentalismi, ma che poggia su basi solide. La prima delle quali, i numeri: Alexander Bublik è uno dei giocatori più in forma del circuito, l’unico insieme ad Alcaraz ad aver già vinto almeno tre titoli, non solo di categoria 250, nel 2025. E già questo basterebbe per descrivere la dimensione raggiunta dal kazako. Se si aggiunge il dato su terra le cose si fanno ancora più interessanti.
Il nuovo Bublik multisuperficie
Nella sua carriera, prima di quest’anno, Bublik vantava una misera percentuale di vittorie del 43% sul mattone tritato. Poi, dopo aver perso i primi due set del suo secondo turno al Roland Garros contro Alex de Minaur, qualcosa è cambiato. È arrivato il famoso clic che è capace di cambiare le cose. Il record dell’attuale n.25 al mondo sul rosso, nel 2025, è di 16-5 (oltre alla vittoria del Challenger di Torino), con due trofei in due settimane consecutive e il 76% di partite portate a casa. Con in mezzo, tanto per gradire, l’affermazione ad Halle condita dal trionfo su Sinner.
Numeri che comunicano un netto miglioramento delle prestazioni da parte sua, specie in termini di continuità. Sia nella singola partita che sul lungo termine. Vincere un torneo per due settimane di fila è segno di presenza e consapevolezza. E scegliere di saltare un Masters 1000 per cavalcare l’onda dei tornei “minori” in cui sa di poter ottenere maggiori dividendi, restituisce l’idea di un giocatore maturo e che finalmente gioca per vincere. Perché, per quanto Sasha rimanga uno a cui piace deliziare il pubblico, finalmente il puzzle di un giocatore che punta a scalare la classifica sta prendendo forma.
Un gioco in crescita
Bublik ha sempre saputo palleggiare bene, ma ora ha capito come imprimere una maggiore pesantezza in maniera proficua. Da entrambi i lati del campo, per quanto trovi molta più naturalezza sul rovescio, che ha saputo ben adattare alla terra battuta. Ha in più l’arma del tocco, in particolare della palla corta. Che non è (a differenza del servizio da sotto) un modo per dare spettacolo. Per lui è un colpo affidabile, che sente sicuro e dunque usa sui punti importanti. Anche perché ha la capacità e naturalezza di mettere la palla dove e come vuole.
Una mano dolce che gli permette alle volte anche di osare serve and volley, spinto da un servizio su cui c’è poco da dire. Un colpo fondamentale nell’arsenale di Sasha, che in questa stagione ha servito in media 14 ace vincendo il 77% dei punti con la prima. Numeri da capogiro, numeri da primo della classe. Da giocatore che può ambire anche alla top 10 se gioca in questo modo. E, perché no, alle ATP Finals. Non a caso in questo momento è il n.12 della Race.
Il cemento
Da qui in poi si giocherà sul cemento. Superficie che Bublik ha ben interpretato in passato, trovando però raramente squilli davvero importanti. Ha vinto sull’erba i titoli più prestigiosi, mentre sulla terra si è tolto la più grossa soddisfazione a livello Slam. Ed è dal 2022 (senza considerare il caso di Dubai con Rublev lo scorso anno) che non batte un top 10 su questa superficie, quando sconfisse Norrie in Coppa Davis. In totale sono 6, cinque delle quali su cemento indoor. Un tipo di campo dove ovviamente un servizio potente come il suo diventa molto più difficile da leggere e da contenere.
E, per quanto questa sia una buona notizia da settembre in poi (Shanghai a parte), prima c’è tutta l’estate americana che potrebbe costituire un cospicuo bottino di punti. E si gioca su cemento outdoor, dove Bublik ha conquistato sei dei venti quarti di finale in carriera su cemento, seppur sia compreso anche il primo a livello 1000, Miami 2021. È indubbio che tra Cincinnati e US Open, i due tornei dello swing nordamericano che giocherà, dovrà “limitare i danni” per restare in scia a chi lo precede nella Race. Giocatori come Fritz, Shelton e de Minaur che gli sono superiori sul cemento all’aperto. Ma che, giocando in questa maniera e questa concentrazione, potrebbe mettere in seria difficoltà quando si passerà all’indoor.
Rivali e possibilità
Ad oggi, con 3 mesi e spiccioli da giocare prima del cutoff delle Finals, ad occupare l’ottava posizione della Race è Alex de Minaur con 2.545 punti. Va da sé che sono posizioni variabili, che ballano su pochi punti, e lo stesso Bublik con i suoi 1.970 non è poi così distante. Tra lui e l’australiano ci sono Shelton, Ruud e Davidovich Fokina. Il rivale più pericoloso è chiaramente l’americano, visto che ora si giocherà su campi teoricamente a lui più favorevoli. Sul cemento sia outdoor che indoor. Fanno decisamente meno paura invece il norvegese, ancora non del tutto ripresosi fisicamente, e lo spagnolo.
Ovviamente ci sono anche giocatori poco dietro come Paul, Rune, Rublev e Mensik che possono dire la loro fino alla fine, sognando Torino. L’impressione è che però Bublik possa essere in gran parte padrone del proprio destino, e abbia concrete possibilità di staccare un biglietto per il capoluogo piemontese. Non altissime, ma comunque consistenti. Se riuscirà a rimanere nella top 15 della Race dopo lo swing sul cemento americano in estate (e con questi 1000 lunghi le chance di far bene ovviamente crescono) avrebbe il giusto carico di fiducia per dare il massimo nell’autunno indoor europeo e nella tappa asiatica.
Il cemento di Shanghai è il più veloce tra quelli outdoor, e spesso con la chiusura del tetto sul Centrale si finisce per giocare indoor. Non a caso due anni fa vinse un big server come Hurkacz. Che sfiorò poi le Finals, giocando una partita come riserva. La sensazione è che Sasha, se giocherà come nelle ultime settimane su terra, possa replicare quel percorso. Il gioco e le armi ci sono, sarà tutto un gioco di concentrazione. Con una grande spinta degli spettatori, che avrebbero in fondo uno spettacolo extra da gustare durante la settimana all’Inalpi Arena. Alle lune di Bublik l’ardua sentenza.