La giornata di lunedì 28 luglio ha decretato la fine della carriera, a meno di clamorosi ripensamenti che nel tennis di alto livello non sono nemmeno tanto rari, di Vasek Pospisil. Il canadese, infatti, onorato di una wild card da parte degli organizzatori del National Bank Open 2023 presented by Rogers di Toronto, è uscito sconfitto dalla sfida contro il qualificato Facundo Bagnis, altro giocatore in fase calante, con il risultato di 6-2 3-6 6-3. ‘The Last Dance’, come ormai si usa dire, per il classe 1990, che non disputava un incontro a livello ATP in singolare da quasi un anno e in quell’occasione, a Montreal, si ritirò dopo appena tre game contro Sebastian Korda. Prima di questa sua ultima sfida aveva perso al primo turno nei due Challenger a cui ha partecipato nel mese di luglio, ma al di là di questa parentesi non metteva piede in campo dallo scorso novembre.
Al di là di tutti questi segnali, che dovevano inevitabilmente far pensare ad una sconfitta quasi scontata per il nordamericano, è interessante ricordare come nel corso della sua carriera, che ha assunto anche connotati molto politici con la fondazione della PTPA, si sia tolto più di una soddisfazione. La prima arriva nel luglio 2014 quando, alla sua prima finale in assoluto a livello di circuito maggiore, conquista il titolo a Wimbledon nel doppio maschile in coppia con Jack Sock contro due leggende del calibro di Bob Bryan e Mike Bryan: difficile chiedere di meglio per una prima volta in finale. A pochi giorni di distanza arriva anche la vittoria ad Atlanta, contro Steve Johnson/Sam Querrey, mentre ad agosto di quell’anno disputa anche la prima finale in singolare, all’ATP 500 di Washington, perdendo da Milos Raonic in 6-1 6-4.
Il rimpianto del titolo in singolare e gli incroci con i colori azzurri
A quel punto, per lui, comincia un periodo decisamente positivo che fa pensare che Vasek Pospisil possa diventare uno dei riferimenti nel doppio maschile a livello mondiale. Sempre nel 2014, infatti, arriva in finale a Cincinnati, sempre con il solito Jack Sock, ma perde dai gemelli Bryan e ad ottobre dello stesso anno esce sconfitto anche dal China Open in coppia con Julien Benneteau, prima di vincere a Basilea con Nenad Zimonjic. Lo stesso trend prosegue nel 2015, quando raggiunge altre due finali, vincendone due, e nel 2016 quando sfiora la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Rio con Daniel Nestor (i due furono battuti da Nadal e Marc Lopez con due tie-break). Segue però un periodo di magra per il nordamericano che, al di là della presenza nel Canada finalista della Coppa Davis 2019 (in cui fu decisivo anche in singolare contro l’Italia nella fase a gironi battendo Fognini), non trova altri acuti.
Nel 2020, dopo essersi operato a inizio 2019 per un’ernia al disco, ritorna sorprendentemente competitivo sia in singolare che in doppio e si aggiudica infatti il premio di “Comeback” della stagione. In coppia vince a Marsiglia con Nicolas Mahut e perde a Newport con Austin Krajicek, tenendosi un’ultima cartuccia per il successo nella Coppa Davis 2022 in finale contro l’Australia. Da solo, invece, arriva in finale a Montpellier, uscendo sconfitto contro Gael Monfils in 7-5 6-3, e in seguito anche a Sofia, dove incontra un ragazzino alla prima finale nel circuito maggiore: tale Jannik Sinner. Ha solo 19 anni ma purtroppo per Pospisil è già più forte di lui e lo batte in tre set, costringendolo a dover rimandare ancora l’appuntamento con il primo titolo ATP in singolare.
Rimarrà, però, l’ultima finale di Vasek nel circuito: un grosso rimpianto per un giocatore che avrebbe meritato di mettere in bacheca almeno un trofeo anche da singolarista. Guardandosi indietro, il canadese potrà comunque consolarsi con altri ricordi: su tutti il quarto di finale raggiunto a Wimbledon nel 2015 grazie alle vittorie su Millot, Fognini, Ward e Troicki (tutte in cinque set tranne quella con Fabio per cui Vasek è stato una vera e propria bestia nera) e la Coppa Davis vinta nel 2022 con un contributo decisivo difficile da dimenticare anche per noi italiani: insieme ad Auger-Aliassime vinse infatti il doppio che determinò l’esito della semifinale contro la nostra nazionale, rappresentata in quel match da Berrettini e Fognini.
Nel corso della sua lunga carriera, oltre a tutto quanto abbiamo detto, si è permesso di collezionare qualche vittoria di prestigio, battendo l’allora n° 1 Andy Murray nel 2017 a Indian Wells, ma anche Medvedev a Rotterdam nel 2020.
Vista la sua vena politica che lo ha portato a essere il principale promotore insieme a Djokovic della PTPA, immaginiamo che continuerà a essere presente nel circuito con altre vesti. A prescindere da quel che sarà, comunque, a Vasek Pospisil vanno i nostri più sinceri auguri.