Vasek Pospisil, perché era il momento giusto per formare la PTPA

Rubriche

Vasek Pospisil, perché era il momento giusto per formare la PTPA

Il canadese, artefice della PTPA assieme a Novak Djokovic, ha concesso una lunga intervista a Tennis Majors per parlare della creazione della nuova associazione, dell’imminente coinvolgimento femminile, e di come vorrebbe convincere Roger Federer e Rafael Nadal

Pubblicato

il

Vasek Pospisil - US Open 2020 (via Twitter, @usopen)
 

Qui il link all’articolo originale. L’intervista è stata rilasciata prima dell’inizio della stagione sulla terra battuta


Vasek Pospisil e il numero 1 mondiale Djokovic sono le menti dietro alla formazione della PTPA, che è stata lanciata, fra lo stupore generale, alla vigilia dello US Open. Pospisil, che ha raggiunto il quarto turno a Flushing Meadows, racconta il processo di formazione della nuova unione, come potrebbe funzionare, cosa potrebbe fare, e quali sono le sue speranze per il futuro.

Quali sono state le ragioni principali per la creazione della PTPA?
La ragione principale è semplicemente un problema che sussiste da 30 anni, ovvero che non siamo rappresentati come vorremmo. Non siamo una voce unificata, non possiamo influire sulle decisioni che determinano i nostri mezzi di sussistenza. Il problema è la struttura dell’ATP. È qualcosa che i giocatori volevano e di cui avevano bisogno da oltre 30 anni. Altri sport ce l’hanno, il tennis no. Mi sono detto, OK, facciamolo. L’anno scorso, quando ho creato un movimento con Norton Rose, a cui si sono poi aggiunti Novak e delle giocatrici, avevamo più di 70 delle prime 100 donne e quasi 80 uomini; quello era un approccio leggermente diverso, puntavamo a rinegoziare il prize money del Grande Slam e la redistribuzione degli introiti, incanalando qualsiasi successo avessimo ottenuto nei Challenger. La fase due avrebbe sempre cercato di creare un’associazione di giocatori, quello era sempre il piano, che avremmo cercato di strutturare internamente dopo quello Slam [Wimbledon 2019, ndr]. Questa volta siamo andati direttamente a cercare di organizzare i giocatori. Non è un movimento bellicoso in questo momento.

Quindi è sulla struttura unica dell’ATP – tre rappresentanti dei tornei, tre rappresentanti dei giocatori – che non puoi apportare modifiche?Assolutamente. Il più grande malinteso è che questo gruppo sarebbe dannoso per lo sport e per la visione che l’ATP sta cercando di realizzare, il che non potrebbe essere più lontano dalla verità. Personalmente mi piacciono molto Massimo (Calvelli, l’amministratore delegato) e Andrea (Gaudenzi, il presidente), penso che siano davvero bravi ragazzi, uomini di principio, competenti, intelligenti. Di sicuro, alcune cose avrebbero potuto essere gestite in modo diverso negli ultimi tempi, ma questa è una pandemia, non li abbiamo mai davvero incolpati per ciò che è successo negli ultimi cinque mesi, ad essere onesti.

Non ha niente a che fare con la gestione in questo momento. Stiamo solo cercando di organizzarci, tra i giocatori, il che sarebbe necessario in qualunque momento. Anche se avessero realizzato la loro visione, i giocatori avrebbero comunque bisogno di un qualche tipo di rappresentanza per essere ascoltati un po’ di più. Ma in questo momento ci stiamo organizzando dall’interno e daremo loro tutto il tempo del mondo per attuare la loro visione. Quindi quell’argomentazione è completamente irrilevante e non fattuale, e non dovrebbe essere usata come ragione per cui non dovremmo fare l’associazione. Quindi daremo loro tutto il tempo, perché ci piace la visione, diremo solo, OK, perché non iniziamo a cercare di organizzarci, così, se non dovessero avere successo, almeno avremmo fatto progressi per i giocatori.

Quando dici rappresentanza, parli di rappresentanza legale, per difendersi da cose che non vi piacciono?
Sì. Sto parlando di essere trattati come partner commerciali. In questo momento non è così. Dovremmo essere in grado di sederci al tavolo con giocatori e tornei e lasciare quella discussione in cui entrambe le parti si sono sentite come se avessero ottenuto dei compromessi e tutti sono felici. È così che dovrebbe essere fatto, perché ovviamente portiamo un enorme valore ai tornei. Loro gestiscono lo spettacolo, noi siamo lo spettacolo. Non è un sindacato, ma essere unificati è ciò che alla fine ci permette di avere discussioni d’affari come partner e non solo come gente a cui dire, OK, ecco qua ragazzi, prendete semplicemente quello che facciamo, queste sono le nostre decisioni, che vi piacciano o no. Questa è la cosa principale. Quello che vogliamo è costruire un vero team professionale di imprenditori, così da poter avere accesso ai numeri, ai dati finanziari di questi eventi, che non abbiamo. In questo momento non lo sappiamo nemmeno veramente, siamo all’oscuro in termini di finanze. E ci sono altri problemi: il calendario, le pensioni, le assicurazioni, tutte cose in cui il tennis è inferiore ad altri sport. Quindi ci sono un sacco di cose che devono essere riviste e discusse. Ecco perché siamo dove siamo oggi e perché è nata la PTPA.

A Wimbledon, l’anno scorso, hai detto che l’ATP ti avrebbe dato accesso ai libri contabili dei tornei. Cos’è successo?
Sì, all’epoca dicevano che gli eventi Masters 1000 avevano accettato, ma alla fine non lo fecero.

Quante persone si sono iscritte alla PTPA? Novak ha detto in stampa che erano circa 150.
Non sapevo che avesse già detto il numero, OK, buono a sapersi. Stiamo puntando i 200 e avremo un aumento significativo del supporto non appena coinvolgeremo delle donne.

PTPA, la foto di primi aderenti

Sì, nell’annuncio sembrava che le donne fossero state trascurate.
Non le abbiamo trascurate. Sembrava decisamente così. Penso che sia chiaro, sulla base del movimento che abbiamo fatto lo scorso anno, che consideriamo la parte delle donne alla pari e apprezziamo il valore che portano, perché lo abbiamo fatto con loro. Abbiamo lo stesso studio legale, gli stessi leader, io e Novak, non c’è motivo per cui dovremmo cambiare improvvisamente idea in 12 mesi su quanto sia importante il tennis femminile o su quanto peso dovrebbe avere al tavolo delle trattative. Fondamentalmente, è successo tutto così velocemente, nel senso che era già tutto pronto, ma in termini di contattare i giocatori e dire, OK, ora creeremo effettivamente questa cosa e otterremo le firme, è successo abbastanza rapidamente, ho lavorato tutto il giorno per ottenere numeri di telefono fra i membri ATP, e contemporaneamente stavo parlando con Sloane Stephens, stavo dicendo che stiamo facendo questo, coinvolgeremo anche voi subito dopo.

Guardando indietro, in retrospettiva, mi sarebbe piaciuto avere un paio di giorni in più per prepararmi perché penso che quella foto sarebbe stata molto diversa. Sfortunatamente, la realtà è che era un buon momento per andare avanti perché tutti erano presenti prima del torneo, allo US Open. Una volta che i giocatori iniziano a giocare a un evento, diventa impossibile fare qualcosa del genere. I giocatori iniziano a perdere, volano a casa. Vorrei che avessimo avuto forse 48 ore in più, ma sono abbastanza sicuro che entro sette giorni sentirai una storia molto diversa.

L’ATP ha detto che non può esserci una coesistenza con la PTPA. Hanno ragione?
Non vedo davvero perché non dovremmo poter convivere. In un certo senso, la PTPA sostituisce semplicemente il Players Council e i nostri rappresentanti nel Board. Penso che l’unica cosa che fa davvero sia organizzare i giocatori in un modo che non avevamo e fornire una protezione legale, perché in questo momento non siamo tutelati all’interno dell’ATP. Il Tour può svolgersi come sta andando adesso, ma all’interno dell’ATP non abbiamo alcuna protezione, mentre con la nostra associazione l’avremo. Forse qualcosa dovrà essere ristrutturato sulla carta, ma la funzionalità effettiva del Tour non dovrebbe cambiare in alcun modo, in termini di calendario. Penso che solo i negoziati sarebbero molto diversi. Ma in termini di impatto effettivo sul Tour, non vedo alcun motivo per cui sarebbe così, a meno che avessimo in programma di creare un nostro Tour con altri investitori (le regole ATP ci impediscono di partecipare ad eventi sotto l’egida di altre associazioni), ma questa è una discussione diversa.

Non è affatto nostra intenzione in questo momento. Ma ovviamente non sono nemmeno ingenuo, se vai avanti velocemente di sei, 12 mesi, 24 mesi, all’improvviso le cose potrebbero sembrare molto diverse. E se lo fanno, significa semplicemente che l’ATP non ha fatto un buon lavoro, perché se abbiamo migliori opportunità di quelle che ci stanno offrendo, allora saremmo pazzi a non prenderle. Non stiamo cercando di farlo e di interromperlo. Cosa succederà e quale sarà il risultato secondario deve ancora essere visto, ma nel breve termine, le due associazioni possono assolutamente coesistere. Per questo il nostro approccio non è combattivo – il loro lo è decisamente di più – ma forse la vedono in questo modo e quindi pensano che non sarebbe possibile.

Segue a pagina 2

Pagine: 1 2

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement