Reduce da settimane non proprio positive, Karen Khachanov è ora molto carico per il finale di stagione. L’attuale numero 10 al mondo ha lasciato la Cina con in tasca due sconfitte e nessuna vittoria. Ma ha tutta l’intenzione di invertire la tendenza negli ultimi eventi annuali su cemento indoor. Proverà quindi a ritrovare la forma che gli ha permesso di raggiungere la finale al 1000 di Toronto nel mese di agosto e lo farà inizialmente prendendo parte all’ATP 250 di Almaty, nel quale è la prima testa di serie oltre che il campione uscente.
“Ho vinto l’anno scorso, ho sicuramente molti bei ricordi del torneo”, ha raccontato il 29enne russo ai giornalisti prima del suo esordio in Kazakistan. “Mi sento sempre a casa qui. Nel 2024 avevo già detto qui che, siccome non ho più tornei in casa, questo evento mi ci fa sentire un po’ come a casa. Non sono andato molto bene nei tornei cinesi. Quindi, dopo lo US Open ho deciso di prendermi una pausa più lunga, allenarmi e riposarmi. Voglio concludere bene la stagione. E poi, è un bel torneo di per sé”.
Il parterre è di ottimo livello, ma la finale che sperano i tifosi del luogo e gli organizzatori è solo una: Karen Khachanov contro Daniil Medvedev. “Innanzitutto, dobbiamo arrivarci a quella partita, potrei incontrarlo solo in finale. Quindi, se ciò accadrà, penso che sarà fantastico. Non solo per noi due, ma per il torneo in generale e per tutti i tifosi. Ma, ripeto, non mi piace andare troppo avanti. Certo ci si prepara sempre, cercando di fare tutto ciò che è in proprio potere. Tuttavia a volte, come abbiamo visto anche a Shanghai, le cose accadono quando non solo non vanno secondo i piani, ma pure quando sorgono delle sorprese. Questo accade nel tennis. Quindi, in questo momento mi concentrerei semplicemente su ogni partita”.
In seguito, Khachanov ha rilasciato altre dichiarazioni a un corrispondente di ‘Championat’, che inizialmente gli ha chiesto come si trovi a passare dai campi outdoor a quelli indoor. “Se parliamo degli anni precedenti, sono andato piuttosto bene (oltre al titolo ad Almaty, nel 2024 ha raggiunto la finale a Vienna e il penultimo atto a Parigi Bercy, torneo che aveva vinto a sorpresa nel 2018, ndr). Ma ogni volta ci sono tornei, campi e momenti diversi della stagione, e la tua forma migliore varia. Devi tenere conto di tutto questo. È vero che probabilmente ho concluso bene le stagioni, se guardiamo le statistiche degli anni precedenti. D’altronde, mi è sempre piaciuto giocare in Cina, anche se quest’anno ho giocato male in entrambi i tornei (a Pechino ha perso in tre set contro Alexandre Muller, a Shanghai è stato sconfitto in due parziali da Juncheng Shang, ndr)”.
Ed è qui che un giocatore di alto livello si mette in discussione, cercando di migliorare in vista degli appuntamenti successivi. “A volte non si ripensa esattamente alle cose, ma si va avanti e si traggono conclusioni su cosa è andato storto. Ci si rende conto che bisogna migliorare la forma, alzare il livello; forse qualcosa non ha funzionato da qualche parte. Bisogna chiedersi, ‘perché non ha funzionato?’ E questo è tutto. Dopodiché ci si prepara per il torneo successivo. Mi è sempre piaciuto giocare eventi indoor. Se si riesce a superare il primo turno, poi il secondo, si inizia a recuperare la forma e questa dinamica diventa più positiva”.
Ma se gli insuccessi aumentano, il corpo non aiuta e la testa non regge, allora competere diventa ancora più difficile. “[La sconfitta contro Kamil Majchrzak al secondo turno dello US Open] è stata molto deludente, quando ero in vantaggio ed ero in ottima forma. Ma la partita è andata in modo tale che alla fine l’ho persa e conducevo 2 set a 0. Prima di quel torneo, a Cincinnati ho giocato contro Zverev e ho iniziato ad avere mal di schiena, la terza volta quest’anno. Era un segnale che avevo bisogno di una pausa. Non puoi spingerti all’infinito. O anzi, puoi farlo, ma solo finché non crolli davvero. Così ho discusso con la squadra della necessità di prendermi una pausa, a prescindere da tutto. Le pause possono avere forme diverse. E stiamo parlando di una settimana in più. Tuttavia, ho dovuto sacrificare alcuni tornei. Ero tra i primi 10 nella classifica ATP e 12° nella Race. Tutto stava andando bene, ma dovevo modificare il mio programma e prendere una decisione. E poiché avevo un po’ più di tempo, sono andato dal mio medico per un po’ di terapia. Avevo bisogno di riposare per digerire tutto, se così si può dire. Poi è arrivato il blocco degli allenamenti”.
E quindi eccoci agli ultimi tornei, che Khachanov affronterà con un po’ di stanchezza accumulata durante tutto l’anno, ma anche con alcuni obiettivi già fissati in testa. “È sempre una questione di gioco. Se hai il livello, allora puoi contare su alcune fasi successive. In ogni caso, gli obiettivi sono fissati, rimangono. Volevo finire l’anno tra i primi dieci, oltre a provare ad arrivare alle ATP Finals. Lo tengo a mente. È una questione di quanto ci si concentra. Una cosa è avere un obiettivo e cercare di lavorarci, un’altra è quando impazzisci e non riesci a trovare un posto per te stesso perché vuoi davvero raggiungerlo. Quindi, devi trovare l’equilibrio tra il fissare degli obiettivi e il non metterti troppa pressione. Gli ultimi tornei non sono stati un gran successo, ma allo stesso tempo il tennis è così unico che hai l’opportunità di cambiare tutto ogni settimana. Capisci a che punto sei, cosa ti manca e perché ci sono state partite combattute che si sono concluse con delle sconfitte. Forse sono generalmente stanco, sia mentalmente che fisicamente, perché ho giocato molto sulla terra battuta, senza sosta, fino alla fine dell’estate. Quindi, devo anche tenere in conto che prima o poi sarebbe arrivato inevitabilmente un piccolo calo”.