“Ma lo sa che è soltanto una esibizione?”. Queste sono le parole che un affranto Novak Djokovic ha rivolto all’angolo del n° 2 del mondo nel bel mezzo della tempesta che lo ha travolto a Riad. Il serbo è stato investito da un treno in corsa – parole sue – nella semifinale del Six Kings Slam, sconfitto da Jannik Sinner per 6-4 6-2 in poco più di un’ora di gioco. Troppo divario tra i due, e troppo solido l’altoatesino al servizio, come forse non lo è mai stato: ha vinto l’81% di punti con la prima e l’85% con la seconda.
In conferenza stampa il serbo si è scusato della prestazione, che non ha avuto niente a che vedere con quella dello scorso anno sempre contro Jannik: una lotta di tre set in più di due ore e mezza di gioco. Tra le domande poste a Dkokovic anche quella del direttore Ubaldo Scanagatta, che ha chiesto al 24 volte campione Slam cosa direbbe al sé stesso 19enne: “Non sono una persona che guarda il passato con rimpianti. Ci sono cose che in passato non ho gestito nel modo migliore, ma alla fine tutto succede per una ragione. Se provo a pensare a qualcosa non mi viene, perché non voglio permettere a me stesso di ragionare in questo modo”.
“Perché penso che sia una cosa negativa, e alla fine la vita va avanti e sono riuscito a fare cose che da giovane sinceramente non pensavo avrei fatto. Il mio sogno era diventare il numero uno del mondo e vincere Wimbledon, mentre adesso di Slam ne ho vinti 24, oltre al resto. Ma non penso a come sarebbero potute andare le cose diversamente”.
Djokovic: “Ho avuto fortuna nell’incontrare un paio di persone”
La seconda domanda del direttore invece verte sul connubio mente-corpo, e di come questa connessione abbia fatto le fortune del serbo: “Dicevo prima che ho avuto grande fortuna nell’incontrare un paio di persone che mi hanno aiutato in questo senso. Una di queste, che io chiamo “mamma tennis”, mi ha influenzato molto sin da quando avevo 8 anni. Andavo a casa sua dopo gli allenamenti, ascoltavamo musica classica e leggevamo poesie, tutte cose che sono fondamentali ma che io non capivo all’epoca”.
“Le facevo solo perché lei era come un idolo per me, una autorità che io seguivo, e credo che tutto sia iniziato da quel momento, questo approccio olistico. E ho avuto fortuna perché senza di lei non avrei mai avuto questo approccio in giovane età, e dopo ho sviluppato la mia personalità, ma tutto è partito da lì”.