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Opinioni

Perché giocare a tennis?

Riproponiamo un pensiero di Luca Bottazzi, ex tennista ed attualmente docente universitario nonché scrittore e studioso

Ultimo aggiornamento: 21/12/2025 11:20
Di Redazione Pubblicato il 21/12/2025
5 min di lettura 💬 Vai ai commenti
Foto Tennis (credits @ Isabella Mendes - Pexels.com)

A cura di Luca Bottazzi

Gli appassionati di tennis sono possibilmente all’oscuro di quanto il gioco fosse un esercizio praticato nel lontano passato. La forma era diversa per causa dei materiali e della tecnologia dell’epoca, ma la sostanza, la sua natura profonda, era del tutto simile alla versione dello sport attuale conosciuto come lawn tennis, quello nato con l’avventura di Wimbledon. Del resto, nei dipinti rinascimentali non è raro trovare rappresentata la racchetta. Novità che si manifesta verso la fine del XV secolo. Si tratta dello strumento, relativo ai giochi di palla, più ripreso nella pittura. Il tennis, già così viene chiamato al tempo grazie all’evoluzione inglesizzata del termine francese “tenez”, e’ ritenuto un’attività altamente formativa. Inserito a pieno titolo nella formazione dei gentiluomini nelle varie corti europee, costituisce una base fondamentale per sviluppare raffinate competenze capaci di accrescere e completare le virtù dell’uomo, la sua educazione.

Tali aspetti, tengo a sottolineare, sono già ben chiari all’universale. Capire sé stessi, i propri punti di forza e di debolezza, segnano la consapevolezza dell’individuo. Riuscire dunque a migliorare, accettando nel contempo i propri limiti, per imparare il senso della misura. Saper comprendere l’ambiente, i suoi continui cambiamenti, è una competenza considerata altrettanto indispensabile, per prendere decisioni e stabilire piani d’azione. Una competenza utile nel perimetro del campo di gioco così come in quello di battaglia. Acquisire la sensibilità di saper leggere la mente avversaria, le intenzioni del contendente, è ritenuto un dono altrettanto determinante. Proprio in quegli anni il tennis diventa un’attività in grado di trascendere se stessa, per offrire un intelletto e un corpo agile ai discenti.

Capacità di stima e anticipazione della situazione, reattività e destrezza nell’azione, accompagnate da mente lucida e nervi saldi, costituiscono invece i mezzi operativi da assimilare con la racchetta in mano. Infine, per consumare il tutto con il confronto, quindi attraverso il saper vincere e il saper perdere. Importante diviene saper accettare la sconfitta come parte intrinseca del gioco, da cui poi trarre esperienza: la linfa necessaria per evolvere. In estrema sintesi, il fine del percorso educativo consisteva nel migliorare l’individuo il più possibile. Oltremodo, mai bisogna dimenticare come una racchetta sia sempre stata un passaporto per ogni città. Straordinario strumento in grado di fornire possibilità di pace e illimitate relazioni tra le persone.

A tal proposito, Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero, giurava a dio di portare la cristianità in tutto il suo impero, dove non tramontava mai il sole. Religione, guerre, alleanze, matrimoni, denari e quant’altro, si rivelavano ai suoi occhi rimedi insufficienti allo scopo. In punto di morte, nel monastero di Yuste in Spagna, riconosceva nella racchetta l’unico mezzo capace di farlo dialogare anche con personalità avverse: quali Francesco I di Francia, Enrico VIII d’Inghilterra. Meraviglioso splendore del dialogo, si potrebbe dire, grazie al gioco!

Arrivando adesso ai giorni nostri, la scienza afferma addirittura come il tennis sia la disciplina sportiva, attraverso la quale, si estende maggiormente l’aspettativa e la qualità di vita. E su questo punto mi fermo, anche se potrei continuare ad elencare le formidabili qualità del tennis. Valori immensi, oggi ahimè totalmente ignorati. Principi che neppure sfiorano la narrativa generalista attuale, concentrata sullo sfruttamento commerciale dello sport.

Naturalmente, parlare di tennis senza tirare sempre in ballo come un disco rotto le gesta dei grandi campioni, gossip inclusi, è un compito non alla portata di tutti. Eppure, a mio singolare avviso, il gioco del tennis e i suoi veri appassionati, meritano molto di più, perché solo attraverso un sostanziale percorso educativo nasce la possibilità di capire e crescere. La cultura è un atto di cura verso un presente che guarda al futuro. In tal modo, volgere attenzioni ai valori del tennis per cercare di svilupparli, può essere l’idea giusta per chi intende intraprendere un percorso intelligibile.


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