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Reading: ATP Indian Wells interviste, Djokovic: “Nadal l’avversario più duro sulla terra, Federer sulle altre superfici”
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Interviste

ATP Indian Wells interviste, Djokovic: “Nadal l’avversario più duro sulla terra, Federer sulle altre superfici”

Last updated: 23/03/2015 14:11
By Alessia Gentile Published 23/03/2015
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8 Min Read

ATP Indian Wells, N. Djokivic b. R. Federer 6-3, 6-7, 6-2. L’intervista del dopo partita a Novak Djokovic

Nel tiebreak del secondo set hai commesso un doppio fallo e il set ti è sfuggito di mano. Come sei riuscito a ritrovarti e ad affrontare il terzo set?
In generale credo di aver giocato una grande partita, intensa e molto solida. In ogni momento avevo ben presente cosa dovevo fare, anche se probabilmente avrei potuto chiudere prima. Il merito va a Roger per aver lottato; ha dimostrato ancora una volta che è un gran campione e che non molla mai. Ovviamente quando si arriva al terzo set non c’è un favorito. Ho provato a riordinare le idee e a superare la frustrazione per aver commesso tre doppi falli in un momento così importante. Ovviamente cose così possono succedere e l’importante, in questi momenti, è cercare di superare il momento e concentrarsi sui punti successivi.

E’ stato speciale vincere questo match, visto che hai perso le ultime due partite contro di lui?
Sicuramente sì. Probabilmente avrà effetto nei successivi incontri con lui. Contro di lui ho perso le ultime due partite per due set a zero. Sia a Shanghai che a Dubai lui è stato superiore a me. E’ bello aver vinto questa partita in un torneo importante e averla vinta sentendo di essere il giocatore migliore in campo. Questo sicuramente aiuta e mi darà fiducia non solo per le prossime partite che giocherò contro di lui ma anche per il torneo di Miami e per il resto della stagione.

Roger è il n. 2 del mondo. Lo consideri come il tuo avversario più pericoloso, come l’ultimo che vorresti affrontare?
Beh, lui è uno dei rivali più forti che mi sia mai capitato di affrontare da quando sono diventato professionista. Insieme a Nadal rappresenta sempre la sfida più difficile da affrontare, dipende dalla superficie. Ovviamente sulla terra Nadal è l’avversario più duro da battere e Roger lo è su tutte le altre superfici. Loro hanno dominato per anni ed è stato molto difficile inserirmi e vincere tornei contro di loro. Ho cominciato a farlo nel 2011 e quella stagione mi ha dato una grande iniezione di fiducia e la convinzione che potevo arrivare ad essere il n. 1 e anche vincere contro di loro. In ogni caso tutti noi cerchiamo continuamente di migliorarci e di arrivare al limite. Giochiamo meglio ora di quanto facessimo anni fa e questo è grazie alla nostra rivalità. E’ il bello del nostro sport.

Cosa significa questa vittoria per te quando guardi alle statistiche? E’ la tua 50^ vittoria e sei il primo, dopo Federer, ad aver vinto questo torneo per due volte consecutive.
Ora devo pensare a Miami e alla cena che mi offrirà Boris (ridendo). Ho superato le sue 49 vittorie, quindi questo ha dato alla mia vittoria un sapore speciale. A parte gli scherzi, è un traguardo speciale. Penso di dovermi guadagnare tutto ciò, e anche questo titolo. Cerco comunque di darmi sempre delle motivazioni in più, è necessario se ci si vuole mantenere a certi livelli.

Roger ha vinto 17 Slam, Rafa 14 e tu 8. Credi che con questa vittoria hai raggiunto la giusta considerazione?
Difficile dirlo. Mi piace moltissimo giocare a tennis e sono orgoglioso di quello che ho raggiunto. Ricevo complimenti da parte della gente e mi rendo conto che quello che ho fatto è difficile da confrontare con il 17 titoli di Roger e i 14 di Rafa, oltre a tutti gli altri tornei che hanno vinto. Come dicevo prima, non è semplice inserirsi tra loro. Credo che quella attuale sia un’epoca d’oro per il tennis maschile, e io sono orgoglioso di farne parte. Penso che la maggior parte dei traguardi che ho raggiunto siano venuti con partite che ho giocato contro Roger e Rafa: sono stati loro a rendermi un giocatore migliore.

Quando hai subìto il break nel terzo set hai lanciato la palla e rotto la racchetta. In un certo senso questo ti ha aiutato a schiarirti le idee? Non lo fai molto spesso.
Ovviamente cerco di farlo ancora più raramente. Ma, vedi, posso tollerare di perdere il servizio nel secondo set, alla fine del secondo set e anche di perdere un tiebreak, ma un terzo break non sono riuscito a sopportarlo. E’ normale che ci siano degli alti e bassi in una partita. Dopo quello che ho fatto mi sono detto ‘Ok, andiamo avanti. Ora devo immediatamente riprendermi e giocare il mio miglior tennis’.

Pensi di essere all’apice della tua carriera? Quanto credi di poter ancora migliorare?
In questo momento credo di essere all’apice e devo provare a sfruttare al massimo questo stato di forma per provare a vincere il più possibile. Ovviamente so che la mia carriera, come quella di tutti gli altri, non può durare per sempre. Non potrò rimanere al top per molti anni. Devo provare ad allungare la mia carriera avendo dei ritmi regolari, una buona preparazione, momenti di riposo e ovviamente anche continuando a trovare sempre nuove motivazioni per restare ad alto livello, anche perché non gioco solo per me stesso, ma per la mia famiglia, gli amici, il mio Paese e tutte le persone che mi seguono nel mondo. Questa è una cosa a cui penso sempre e che mi da le motivazioni per lavorare sempre più duro e per cercare di restare ad alti livelli ancora a lungo.

Una partita come questa è più dura mentalmente o fisicamente?
Credo entrambe le cose. Si passa attraverso molte emozioni e si affrontano molte sfide che si ha bisogno di superare sia fisicamente sia mentalmente. Queste sono le occasioni per cui ci alleniamo. E’ proprio per affrontare queste partite così importanti che si trovano gli stimoli per lavorare duramente e allenarsi ogni giorno: per trovarsi nella posizione di lottare per la conquista di un titolo davanti a uno dei tuoi avversari più forti.


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